Essere imprenditori: cooperare e fare squadra
Spogliarsi dell'individualismo
Una delle caratteristiche salienti, in peggio, dell'imprenditore italiano è quella di non saper fare sistema; egli ha infatti timore di perdere vantaggi rispetto ad un probabile o improbabile concorrente e di essere emulato e derubato delle proprie idee dai suoi stessi collaboratori.
Invece no! Fare squadra, sia all'interno dell'azienda che all'esterno, è un sistema vincente e richiede grande apertura mentale, nuove visioni d'impresa e nuovi approcci nel mondo economico.
Ogni "vero" imprenditore è fondamentalmente un vero e proprio veggente.
Egli ha la capacità di proiettare germi di idee in un futuro, anche non tanto prossimo; un futuro che solo in pochi possono pensare o anche immaginare. Questa sua capacità non inficia la sua concretezza, anzi la rafforza volendo perseguire nuovi obiettivi e progetti strategici: quelle che definiamo di volta in volta le "missions aziendali".
La condivisione interna: trasferire la propria idea, condividerla con tutti, spezzettarla e poi ricostruirla insieme. Tutto questo è fondamentale anche se molto difficile. Bisogna metabolizzare il progetto, che sia chiaro e definito nella mente e poi lanciarlo nelle menti dei propri collaboratori perchè lo facciano diventare proprio.
Credere nella propria "visione" non da soli ma insieme agli altri è sinonimo di successo e di crescita.
Crescita non solo economica, che rimane pur sempre la ratio del buon imprenditore, ma anche crescita a livello umano e formativo, che rappresenta lo zoccolo duro di una impresa ben condotta.
Alla base di un buon imprenditore e del suo progetto c'è la passione, l'idea, la spinta per il raggiungimento degli obiettivi.
La condivisione esterna: il bagaglio di esperienze si arricchisce attraverso l'esperienza formativa.
Lo scambio di idee e di relazioni con altri imprenditori del settore e non, accresce, fa capire la giusta lunghezza da dare ai propri passi e rende praticabili scelte che a volte possono apparire dubbie.
Diversamente, quindi, da quanto si creda, "fare squadra" risulta la scelta più intelligente.
Invece no! Fare squadra, sia all'interno dell'azienda che all'esterno, è un sistema vincente e richiede grande apertura mentale, nuove visioni d'impresa e nuovi approcci nel mondo economico.
Ogni "vero" imprenditore è fondamentalmente un vero e proprio veggente.
Egli ha la capacità di proiettare germi di idee in un futuro, anche non tanto prossimo; un futuro che solo in pochi possono pensare o anche immaginare. Questa sua capacità non inficia la sua concretezza, anzi la rafforza volendo perseguire nuovi obiettivi e progetti strategici: quelle che definiamo di volta in volta le "missions aziendali".
La condivisione interna: trasferire la propria idea, condividerla con tutti, spezzettarla e poi ricostruirla insieme. Tutto questo è fondamentale anche se molto difficile. Bisogna metabolizzare il progetto, che sia chiaro e definito nella mente e poi lanciarlo nelle menti dei propri collaboratori perchè lo facciano diventare proprio.
Credere nella propria "visione" non da soli ma insieme agli altri è sinonimo di successo e di crescita.
Crescita non solo economica, che rimane pur sempre la ratio del buon imprenditore, ma anche crescita a livello umano e formativo, che rappresenta lo zoccolo duro di una impresa ben condotta.
Alla base di un buon imprenditore e del suo progetto c'è la passione, l'idea, la spinta per il raggiungimento degli obiettivi.
La condivisione esterna: il bagaglio di esperienze si arricchisce attraverso l'esperienza formativa.
Lo scambio di idee e di relazioni con altri imprenditori del settore e non, accresce, fa capire la giusta lunghezza da dare ai propri passi e rende praticabili scelte che a volte possono apparire dubbie.
Diversamente, quindi, da quanto si creda, "fare squadra" risulta la scelta più intelligente.
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