Età evolutiva e ansia (psicologia scolastica)
Cos'è l'ansia
L’ansia è uno stato emotivo spiacevole, associato ad un vissuto soggettivo di allarme e di paura, che si può presentare in assenza di un reale pericolo da cui doversi difendere, e che risulta di entità sproporzionata rispetto agli stimoli scatenanti o agli eventi attivanti. L’ansia viene inoltre ad associarsi a sentimenti di insicurezza, impotenza, fragilità e minaccia.
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Pensieri circa l’incertezza sulla natura e sull’entità dei pericoli cui il soggetto è esposto, uniti a sentimenti di paura e di apprensione.
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Reazioni psicofisiologiche: iperattività neurovegetativa, aumento della frequenza cardiaca, della sudorazione e della tensione muscolare.
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Manifestazioni comportamentali di tipo mimico-espressivo e di tipo finalizzato: evitamento degli stimoli e delle situazioni in grado di elicitare lo stato ansioso.
Le caratteristiche degli stati d’ansia in età evolutiva
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Anche nei bambini l’ansia può essere una reazione emotiva che si manifesta comunemente.
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Elevata reattività dei bambini al loro contesto di vita e contesto affettivo.
Invece, l’ansia di separazione, può rappresentare un fattore di rischio e un predittore delle manifestazioni ansiose in età adulta. Caratteristiche di fragilità e di dipendenza nel bambino.
La risposta emozionale ansiosa del bambino a diverse situazioni della sua vita quotidiana è probabilmente una risposta generica: si tratta cioè di una delle reazioni possibili che dipende da una convergenza di più fattori: costituzionali, temperamentali, ambientali, culturali, educativi.
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Soglia “biologica” costituzionale alla risposta ansiosa.
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Disponibilità ed attitudine dell’assetto psichico ad adattarsi in presenza di situazioni stressanti.
Mentre la maggior parte dei bambini che nell’infanzia manifesta sintomi ansiosi può non presentare dei tratti clinicamente tali in età adulta, gli adulti che hanno un disturbo ansioso presentavano significativamente, già nell’infanzia, aspetti legati a disturbi emozionali.
Il bambino sperimenta stati d’ansia nei vari stadi dello sviluppo
Alla nascita e fino a 8 mesi circa, i bambini, in caso di uno stimolo rumoroso, presentano un soprassalto (riflesso di Moro). Reazione di sobbalzo, con soglia diversa nei differenti bambini. Dopo il primo anno di età, le reazioni di paura sono costituite dalla fuga o dal blocco psicomotorio. Da 1 a 4 anni, dalla paura dell’estraneo si passa allo sviluppo di paure nei confronti di animali.
Di solito le paure sono amplificate dalla separazione, dall’isolamento, dalla solitudine, dal buio, da nuovi ambienti e da motivi di insicurezza fisica o psichica (momenti di cambiamento evolutivo, ambientale, ecc.).
Fobie
Vissuti complessi, costituiti da paura (fino ad arrivare al panico) o talvolta repulsione (disgusto), scatenato dalla presenza di un oggetto o da una situazione specifici. Diverse categorie di cose o di situazioni possono rappresentare oggetti fobici. Nei bambini i principali sono rappresentati da: animali, personaggi singolari, luoghi, ad esempio la paura dei grandi spazi aperti, oppure terrore di rimanere in luoghi chiusi (cameretta, ascensore), l’andare a scuola.
La fobia della scuola è una delle fobie caratteristiche in età evolutiva. Estrema difficoltà a recarsi a scuola, accompagnata da manifestazioni di ansia, agitazione, malumore, irritabilità, nell’approssimarsi sia fisicamente che mentalmente alla scuola. Il bambino prova un immediato sollievo dal non andarci per poi provare sofferenza e disagi nel sospendere la sua frequenza scolastica. Conflitto interno tra esporsi al giudizio esterno, per acquisire un’immagine di sé, e il rinunciare, rientrando così nell’immagine non cresciuta, ma amata dalla famiglia.
Ad un livello ancora più profondo la fobia scolare rappresenta il conflitto tra il procedere verso l’autonomia dalla famiglia d’origine, o tornare indietro verso il luogo sicuro della casa e dei genitori.
Blocco nel percorso di autonomia. L’ansia da separazione e le manifestazioni iniziali di problemi d’inserimento alla scuola materna, in una fase dello sviluppo in cui naturalmente vanno elaborate le separazioni, rappresentano aspetti del tutto normali.
L’ansia da separazione nel bambino
Ansia da separazione fisiologica. Nel corso dello sviluppo può esserci una fase, di durata variabile, che compare solitamente nel periodo compreso tra i 7 ed i 12 mesi di vita, nella quale è facilmente riconoscibile la presenza di ansia da separazione.
Tendenza fisiologica ad esprimere affetti ed emozioni negative, unite a disagio, nel momento in cui il bambino vive un allontanamento dalle figure parentali. L’età di comparsa raggiunge il picco tra i 15 e i 18 mesi, in seguito va incontro ad un declino naturale e graduale che avviene in genere tra i 3 ed i 5 anni.
Valore adattativo
Una certa quota di ansia da separazione si osserva in tutte le specie, caratterizzate da un livello di cura parentale complesso. Necessaria dipendenza dalle figure parentali nei primi stadi dello sviluppo. Il timore verso l’ignoto, potenzialmente pericoloso, con la manifestazione di ansia e la ricerca di protezione da una figura significativa, nelle varie fasi di esplorazione e separazione, rappresentano comportamenti adattivi.
L’ansia è la risposta normale ad uno stimolo/pressione ambientale, che necessiti da parte del soggetto di un nuovo e diverso livello di adattamento. La differenza tra l’ansia normale e l’ansia patologica sta nel fatto che una risposta ansiosa fisiologica è in grado di ottimizzare le risposte richieste dalle pressioni e dagli stimoli ambientali, mentre l’ansia patologica dà luogo a risposte disfunzionali, che al contrario ostacolano un ottimale adattamento.
L’ansia da separazione nel bambino si connota come disturbo e diviene patologica, quando si caratterizza come un’ansietà eccessiva in risposta alla separazione, reale o immaginaria, dalle figure parentali di riferimento. La reazione ha durata prolungata (almeno 4 settimane), esordio prima dei 18 anni, e un’intensità nettamente superiore rispetto a quanto osservabile nei bimbi di pari età e livello di sviluppo.
Nelle condizioni di separazione, il bambino sperimenta uno stato d’ansia, fino ad arrivare al panico. A livello comportamentale mostra diversi sforzi per restare o per riavvicinarsi al genitore, o alle sue figure significative. Sono presenti sintomi psichici: preoccupazione incentrata sulla salute delle figure di riferimento, sulla possibilità di perdersi e di non rivederli più, incubi ricorrenti incentrati sul tema della perdita e della separazione Sono presenti sintomi fisici: cefalea, mal di pancia, nausea ecc. Condizioni naturali e quotidiane di separazione, come l’andare a scuola ogni giorno, o a letto la sera, rappresentano momenti nei quali riemergono e si osservano i sintomi e la richiesta di vicinanza di una figura significativa.
Relazione genitore-figlio
Comportamento dei genitori verso i figli quale fattore esplicativo per lo sviluppo di psicopatologia, prima in età infantile e poi nella vita adulta. Direzionalità opposta figlio-genitore. Determinanti genetici dei comportamenti umani: come e quanto le relazioni tra il comportamento dei genitori e quello dei figli sono mediate dai fattori genetici.
Predisposizione genetica ad avere elevate componenti di dipendenza, insicurezza ed evitamento → attaccamento insicuro → ansia da separazione nel bambino.
Inibizione comportamentale
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Estrema riluttanza a parlare spontaneamente di fronte ad estranei.
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Comportamenti di marcato attaccamento alla figura genitoriale.
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Qualora il bambino sia confrontato con situazioni sociali, anche minimamente stressanti, mostra segni di attivazione neurovegetativa.
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Relazione tra il disturbo d’ansia da separazione nell’infanzia e i disturbi d’ansia nell’adulto, es. il disturbo di panico e l’agorafobia.
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