Facciamo la nanna?


Il sonno e i bimbi: aspetti fisiologici, culturali, antropologici, psicologici e non solo....
Facciamo la nanna?
"È un bravo bambino? Dorme?" è una delle tipiche domande che vengono poste a mamme e papà. Effettivamente il tema della nanna è un argomento molto sentito dai neo e futuri genitori; dalle 8 ore senza risvegli sono in pochi i "fortunati" a poter mantenere questa abitudine anche dopo la nascita del piccolo.
Le aspettative della nostra società richiedono sia al bimbo che alla mamma autonomia e crescita in tempi rapidi non tenendo conto però della fisiologia del sonno, degli aspetti antropologici e soprattutto della specificità e unicità di quella coppia madre - bambino.
"Mio figlio non dorme! Soffre di insonnia?". Nei bambini si parla di risvegli notturni: il piccolo dopo essersi svegliato riprende a dormire se consolato o coccolato dalla mamma o dal papà.
Per comprendere meglio le cause dei risvegli notturni è necessario soffermarci su alcuni aspetti della fisiologia del sonno. Nell’adulto la fase REM coincide con circa il 20% del nostro sonno, momento in cui si sogna, il cervello elabora le informazioni, fondamentale per l’apprendimento. Il bambino invece dedica a questa fase il 50% del sonno occupando la quasi totalità della sua giornata nei primi mesi di vita. Il bimbo appena nato, a differenza dell'adulto, ha numerosi cicli di sonno e diversi passaggi dal sonno REM al sonno non REM, i risvegli notturni avvengono proprio durante il passaggio da una fase all'altra, momento in cui il sonno è più leggero ed il bimbo è più vulnerabile.
Così come correre, camminare, parlare e mangiare anche dormire è una competenza che si acquisisce nel tempo, in media intorno ai tre - quattro anni.
Durante questo periodo ci sono fasi o motivazioni particolari in cui emerge una maggiore fatica a riaddormentarsi; ad esempio l'apprendimento di nuove competenze come il gattonare, i primi passi o le prime parole rappresentano per alcuni momenti di regressione su altri aspetti di apprendimento come il sonno. Anche lo svezzamento rappresenta un momento importante nella relazione madre - bimbo che può avere ripercussioni anche sul sonno; esso è infatti un primo distacco dopo mesi di fusione e simbiosi, un momento delicato, sia per il piccolo che per la mamma. Un'altra fase cruciale si presenta intorno ai nove mesi con il periodo definito ansia da separazione, in cui il bimbo inizia a comprendere di essere un individuo separato dalla madre e la nanna rappresenta un distacco, una perdita di controllo. Sono fasi passeggere che possono essere superate accogliendo i bisogni del nostro bimbo dando loro ascolto e sicurezza attraverso il contenimento fisico, la vicinanza e l'ascolto.
Una ricerca condotta dall’Associazione Culturale Pediatri delle regioni Puglia e Basilicata conferma le necessità di vicinanza e contatto non solo durante il giorno ma anche durante la notte anche per i bambini italiani.
Dallo studio, che ha coivolto 36 pediatri e 1438 bambini, emerge che il 72% dei bambini tra 1 mese e 3 anni ha bisogno della presenza del genitore per addormentarsi, la maggior parte (67%) richiede proprio il contatto fisico.
Mamme e papà non preoccupatevi ogni bimbo imparerà a dormire, non esistono formule magiche per far fare la nanna ai vostri piccoli, ma ognuno troverà la sua strada in relazione alla sua storia e con i suoi tempi... Le notti in bianco abbracciati nel lettone resteranno solo un dolce ricordo...

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di Emanuela ROBERTELLI

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