Finanza agevolata ed ordinaria
Il contributo dello stato o europeo, non deve far perdere di vista all'imprenditore l'importanza del core business e della pianificazione strategica
Finanza agevolata e Finanza Ordinaria.
Un giorno, durante una mia sessione informativa, fine anni `80, quando ancora il fondo perduto, o meglio, il contributo conto impianti era fortemente significativo, enfatizzai al gruppo di aziende presenti la possibilità di ottenere sino all’80% dell’investimento; fui interrotto dalla perentoria domanda di un imprenditore che, con voce quasi sdegnata e con uno slang dialettale mi chiese: <>. Non nascondo che quella domanda mi generò un disagio di non poco conto, difatti a tale ottusità è difficile trovare una risposta sensata o razionale. Insomma ritengo che far parte dell’Italia meridionale e essere obiettivo 1 (locuzione che in termini tecnici designa una zona del meridione con maggiori incentivi alle imprese), e ancora meglio delimita in altri termini le aree depresse con un PIL nettamente inferiore alla media europea, possa essere una risposta.
Ho scelto il profilo di consulenza di direzione aziendale dopo un’esperienza decennale in una importante multinazionale targata Ford, e a tutt’oggi mi scontro con il mito del fondo perduto e delle opportunità che mirano ai contributi e che non valutano il reale business aziendale e le possibilità di sopravvivenza di una impresa.
In altri termini necessita enfatizzare la differenza tra il rischio finanziario e quello operativo. Quest’ultimo è spesso trascurato per via della difficoltà oggettiva di avere riscontri attendibili e duraturi nel mercato di riferimento e rappresenta la linfa vitale dei progetti o degli studi di fattibilità poiché garantisce la creazione di valore d’azienda nel tempo. Il rischio finanziario può essere più facilmente calcolato attraverso un piano finanziario eseguito con la giusta diligenza e ci da la percezione reale del fabbisogno finanziario dell’azienda sia a breve che a medio lungo termine e, questo stesso piano diventa uno strumento informativo fondamentale per reperire "le fonti" adeguate al fabbisogno reale dell’azienda.
La filosofia del fondo perduto o meglio del contributo in conto impianti e/o conto capitale, ha spesso danneggiato il mondo imprenditoriale facendolo orientare su aiuti ed incentivi statali, ma spesso facendogli perdere di vista l’importanza del core business e del "saper fare" nell’ambito di business non solo remunerativi, ma anche duraturi.
Piani d’impresa o business plan che poco hanno a che vedere con previsioni attendibili o veritiere o elaborati ed eseguiti senza una due diligence che possa garantire una buona attendibilità. Previsioni di aziende in funzionamento senza partire da un’attenta analisi di bilancio che riesce a sintetizzare importantissime informazioni per il forecast e per una pianificazione efficace.
Necessita riesumare le migliori tecniche che la letteratura aziendale ed economisti d’impresa ci hanno regalato nel corso dell’economia aziendale come Fabio Besta e Gino Zappa o il più attuale Guatri. Le aziende hanno bisogno di consulenze strategiche e mirate, lontane da logiche di standardizzazione. Noi, dottori commercialisti, specialisti nell’area della consulenza di direzione e di gestione aziendale, siamo chiamati adesso come mai in passato, a sostenerle e ad occuparci della loro sopravvivenza e della loro crescita.
Un giorno, durante una mia sessione informativa, fine anni `80, quando ancora il fondo perduto, o meglio, il contributo conto impianti era fortemente significativo, enfatizzai al gruppo di aziende presenti la possibilità di ottenere sino all’80% dell’investimento; fui interrotto dalla perentoria domanda di un imprenditore che, con voce quasi sdegnata e con uno slang dialettale mi chiese: <
Ho scelto il profilo di consulenza di direzione aziendale dopo un’esperienza decennale in una importante multinazionale targata Ford, e a tutt’oggi mi scontro con il mito del fondo perduto e delle opportunità che mirano ai contributi e che non valutano il reale business aziendale e le possibilità di sopravvivenza di una impresa.
In altri termini necessita enfatizzare la differenza tra il rischio finanziario e quello operativo. Quest’ultimo è spesso trascurato per via della difficoltà oggettiva di avere riscontri attendibili e duraturi nel mercato di riferimento e rappresenta la linfa vitale dei progetti o degli studi di fattibilità poiché garantisce la creazione di valore d’azienda nel tempo. Il rischio finanziario può essere più facilmente calcolato attraverso un piano finanziario eseguito con la giusta diligenza e ci da la percezione reale del fabbisogno finanziario dell’azienda sia a breve che a medio lungo termine e, questo stesso piano diventa uno strumento informativo fondamentale per reperire "le fonti" adeguate al fabbisogno reale dell’azienda.
La filosofia del fondo perduto o meglio del contributo in conto impianti e/o conto capitale, ha spesso danneggiato il mondo imprenditoriale facendolo orientare su aiuti ed incentivi statali, ma spesso facendogli perdere di vista l’importanza del core business e del "saper fare" nell’ambito di business non solo remunerativi, ma anche duraturi.
Piani d’impresa o business plan che poco hanno a che vedere con previsioni attendibili o veritiere o elaborati ed eseguiti senza una due diligence che possa garantire una buona attendibilità. Previsioni di aziende in funzionamento senza partire da un’attenta analisi di bilancio che riesce a sintetizzare importantissime informazioni per il forecast e per una pianificazione efficace.
Necessita riesumare le migliori tecniche che la letteratura aziendale ed economisti d’impresa ci hanno regalato nel corso dell’economia aziendale come Fabio Besta e Gino Zappa o il più attuale Guatri. Le aziende hanno bisogno di consulenze strategiche e mirate, lontane da logiche di standardizzazione. Noi, dottori commercialisti, specialisti nell’area della consulenza di direzione e di gestione aziendale, siamo chiamati adesso come mai in passato, a sostenerle e ad occuparci della loro sopravvivenza e della loro crescita.
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