Finanza non fa rima con vacanza


Con le ferie alle porte occorre non dimenticarsi di monitorare periodicamente il proprio portafoglio, eventualmente chiedendo aiuto a professionisti
Finanza non fa rima con vacanza
La finanza non va in vacanza.

Napoleone era solito dire che "perdere è sempre possibile, farsi sorprendere invece è imperdonabile!". Forse anche per questo gli amanti dell’azionario americano hanno sostenuto per anni la prassi del "sell in May and go away": a maggio vendi tutto e vattene in vacanza. I mercati finanziari, infatti, non riconoscono i nostri tempi; siamo piuttosto noi a doverci adeguare ai loro e quelli estivi sono stati tradizionalmente spesso tempi di sorprese e di alta volatilità. Il bravo risparmiatore italiano (secondo gli ultimi dati Istat la propensione media al risparmio in Italia è ancora alta e pari all’8,5%) è purtroppo molto spesso un pessimo investitore che oltre a imbottirsi di bond argentini, obbligazioni bancarie subordinate e dosi eccessive di mattone e a concentrare troppo i propri investimenti ha anche una terribile mancanza: non esegue il monitoraggio periodico personale o professionale del proprio portafoglio. Come quando si è alla guida di un veicolo non ci si può distrarre senza rischiare di pagare pegno, così detenere posizioni di investimento aperte, magari caratterizzate da elevato grado di rischio, comporta responsabilità e attenzioni continue. L’investimento è come una vigna che necessita di essere "allevata" più che coltivata; tanto deve essere la dedizione necessaria per ottenere frutti. Dunque, nonostante si parta per le meritate ferie, continuiamo a buttare l’occhio sul nostro portafoglio titoli o fondi comuni di investimento quantomeno seguendo l’andamento di alcuni indicatori economici dal grande valore segnaletico. Il prezzo del petrolio sta soffrendo più che un calo della domanda cinese un problema di eccesso di offerta caratterizzato da una strisciante guerra commerciale in atto dove addirittura un player come gli Usa da importatore netto, dopo aver raggiunto l’indipendenza energetica grazie alle nuove tecnologie di estrazione, punta (anche per quanto concerne il gas) a diventare uno dei principali esportatori futuri. Facciamo anche caso alle aspettative di inflazione: dal tanto paventato rischio deflazione stiamo passando all’apprezzamento delle politiche reflazionistiche ma la strada da fare sembra ancora lunga. Altro indicatore interessante è il Citigroup Surprise Index che misura gli scostamenti inattesi rispetto alle previsioni effettuate. Fondamentale è anche il controllo del rapporto prezzi utili quale indicatore della convenienza dei mercati azionari. Non tralascerei nemmeno il livello effettivo di attuazione delle politiche della Trumponomics che dagli annunci della campagna elettorale fatica a tradursi concretamente in fatti economici. Alcuni cambi valutari sono cruciali per intuire la direzione del vento: uno di questi è il cambio dollaro yen. La potenziale risalita del prezzo dell’oro che generalmente anticipa l’aumento di volatilità su tutti i mercati finanziari è un punto da monitorare con la giusta cura. Sembra assurdo ma anche i 1.650 miliardi di euro di depositi bancari degli italiani necessitano di estrema attenzione stante la peculiare crisi bancaria che stiamo attraversando e le nuove norme europee che rischiano di essere applicate. Più di qualsivoglia indicatore, tuttavia, impariamo a controllare con attenzione e almeno con cadenze periodiche il nostro investimento per non rischiare un giorno di rimanerne delusi.

Carlo F.F. Galbiati- consulente finanziario- consulenzafinanziaria@carlogalbiati.it

Articolo del:


di Galbiati Carlo F.F.

L'autore dell'articolo non è nella tua città?

Cerca un professionista con le stesse caratteristiche a te più vicino.

Cerca nella tua città o in una città di tuo interesse