Finanza sostenibile e consulenza responsabile
Finanza sostenibile e consulenti socialmente responsabili, due temi interconnessi.
SRI e ESG vicini e complementari, i criteri del nostro futuro?
SRI e ESG vicini e complementari, i criteri del nostro futuro?
Si sente molto parlare negli ultimi tempi di finanza sostenibile, ma andiamo ad analizzare insieme nel dettaglio di che cosa si tratta.
Da alcuni anni la maggior parte delle case di investimento si sono interessate sempre con più attenzione ai temi relativi alla cura del pianeta.
Il tema è molto ampio e si sta cercando di ampliare la base di conoscenza. Le società scelte per rientrare nei fondi ed Etf sia azionari tematici che bilanciati che obbligazionari devono rispettare criteri di sostenibilità.
Tali criteri sono stati individuati dall’ EUROSIF (European Social Investment Forum) Ente Europeo, tramite il Transparency Code lanciato nel 2008 e revisionato nel febbraio del 2018. Nel Transparency Code sono evidenziate le linee guida per riconoscere un investimento SRI (Sustainable and Responsible Investment).
In particolar modo ESG è l’acronimo che ci aiuta a distinguere in modo più preciso le società che adottano metodi produttivi, sociali e di governance tali da poter rientrare in tale selezione.
Environmental: il criterio per il quale individuare la catena di produzione finalizzata al rispetto delle risorse naturali, senza sprechi, al controllo delle emissioni di CO2 nell’atmosfera, alla riduzione degli scarti produttivi per lo smaltimento. Stiamo parlando di quella consapevolezza in termini di processo produttivo atta a mitigare l’impatto sul cambiamento climatico.
Social: il criterio per il quale chi viene assunto in quelle società non subisce contratti di lavoro fortemente disequilibrati e coattivi (dove politiche di salute e sicurezza sono prioritarie), nel rispetto di genere di razza e di religione. Infatti vengono tenuti in basilare considerazione processi di welfare volti a ridurre ineguaglianze economiche.
Governance: il criterio per il quale anche la scelta delle figure apicali nell’ambito societario venga determinata in modo responsabile nel rispetto di genere e non in visione opportunistica e lontana da logiche puramente politiche legate ad obiettivi prevalentemente di mero profitto.
Anche la Commissione Europea nella riunione dell’ 8 marzo corrente ha individuato un Action Plan "Financing Sustainable Growth" in applicazione delle raccomandazioni dell’High level group nelle quali si chiede ai soggetti interessati di agire per competenza rispetto al ruolo della finanza per il futuro dell’Europa. Auspichiamo che le dieci misure messe in campo,anche in ambito legislativo, si riescano a realizzare, secondo il calendario proposto, entro fine 2019.
Purtroppo ad oggi le statistiche dicono che soltanto il 7% dei consulenti propone tali strumenti di investimento a lungo periodo anche se le analisi fatte dimostrano che questo tipo di impieghi possono portare ad un rendimento migliore rispetto ad altri (anche se le serie storiche sono relativamente recenti in merito). Le ragioni sono facilmente intuibili in quanto tali società molto difficilmente sono destinate a non avere un futuro di stabilità e crescita costante se i criteri sopra enunciati sono stati applicati in maniera corretta.
Ma la vera discriminante per proporre gli investimenti sostenibili è il ruolo che noiconsulenti vogliamo avere oggi in questo contesto.
I consulenti che come loro preponderante "mission" hanno quella di curare il patrimonio dei propri clienti scegliendo di volta in volta l’investimento o la soluzione patrimoniale più adatta, cercando di evitare i costi di sottoscrizione, di uscita e di performance si rivelano vicini alle dinamiche sociali e di responsabilità.
I consulenti che abbiano la volontà di tenersi costantemente aggiornati sull’evoluzione del mercato e dei prodotti, quelli che regolarmente si prendono cura della propria formazione migliorando di giorno in giorno le proprie competenze si possono veramente definire al servizio dell’investitore finale.
Da alcuni anni la maggior parte delle case di investimento si sono interessate sempre con più attenzione ai temi relativi alla cura del pianeta.
Il tema è molto ampio e si sta cercando di ampliare la base di conoscenza. Le società scelte per rientrare nei fondi ed Etf sia azionari tematici che bilanciati che obbligazionari devono rispettare criteri di sostenibilità.
Tali criteri sono stati individuati dall’ EUROSIF (European Social Investment Forum) Ente Europeo, tramite il Transparency Code lanciato nel 2008 e revisionato nel febbraio del 2018. Nel Transparency Code sono evidenziate le linee guida per riconoscere un investimento SRI (Sustainable and Responsible Investment).
In particolar modo ESG è l’acronimo che ci aiuta a distinguere in modo più preciso le società che adottano metodi produttivi, sociali e di governance tali da poter rientrare in tale selezione.
Environmental: il criterio per il quale individuare la catena di produzione finalizzata al rispetto delle risorse naturali, senza sprechi, al controllo delle emissioni di CO2 nell’atmosfera, alla riduzione degli scarti produttivi per lo smaltimento. Stiamo parlando di quella consapevolezza in termini di processo produttivo atta a mitigare l’impatto sul cambiamento climatico.
Social: il criterio per il quale chi viene assunto in quelle società non subisce contratti di lavoro fortemente disequilibrati e coattivi (dove politiche di salute e sicurezza sono prioritarie), nel rispetto di genere di razza e di religione. Infatti vengono tenuti in basilare considerazione processi di welfare volti a ridurre ineguaglianze economiche.
Governance: il criterio per il quale anche la scelta delle figure apicali nell’ambito societario venga determinata in modo responsabile nel rispetto di genere e non in visione opportunistica e lontana da logiche puramente politiche legate ad obiettivi prevalentemente di mero profitto.
Anche la Commissione Europea nella riunione dell’ 8 marzo corrente ha individuato un Action Plan "Financing Sustainable Growth" in applicazione delle raccomandazioni dell’High level group nelle quali si chiede ai soggetti interessati di agire per competenza rispetto al ruolo della finanza per il futuro dell’Europa. Auspichiamo che le dieci misure messe in campo,anche in ambito legislativo, si riescano a realizzare, secondo il calendario proposto, entro fine 2019.
Purtroppo ad oggi le statistiche dicono che soltanto il 7% dei consulenti propone tali strumenti di investimento a lungo periodo anche se le analisi fatte dimostrano che questo tipo di impieghi possono portare ad un rendimento migliore rispetto ad altri (anche se le serie storiche sono relativamente recenti in merito). Le ragioni sono facilmente intuibili in quanto tali società molto difficilmente sono destinate a non avere un futuro di stabilità e crescita costante se i criteri sopra enunciati sono stati applicati in maniera corretta.
Ma la vera discriminante per proporre gli investimenti sostenibili è il ruolo che noiconsulenti vogliamo avere oggi in questo contesto.
I consulenti che come loro preponderante "mission" hanno quella di curare il patrimonio dei propri clienti scegliendo di volta in volta l’investimento o la soluzione patrimoniale più adatta, cercando di evitare i costi di sottoscrizione, di uscita e di performance si rivelano vicini alle dinamiche sociali e di responsabilità.
I consulenti che abbiano la volontà di tenersi costantemente aggiornati sull’evoluzione del mercato e dei prodotti, quelli che regolarmente si prendono cura della propria formazione migliorando di giorno in giorno le proprie competenze si possono veramente definire al servizio dell’investitore finale.
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