Finanza sostenibile: il cambiamento climatico


E' il momento di agire per il cambiamento, responsabilmente per noi e per il nostro ambiente optando per aziende o gestori che generano un impatto sociale positivo
Finanza sostenibile: il cambiamento climatico

Nel 1970 Milton Friedman scrisse un articolo pubblicato sul New York Times Magazine, nel quale dichiarava che “lo scopo principale di un’impresa è quello di massimizzare i profitti per i suoi azionisti”. Milton non riteneva che le aziende dovessero anche avere una responsabilità sociale nel fornire posti di lavoro, eliminare le discriminazioni o ridurre l’inquinamento.

Nel 1997 Elikingston nell’ambito di studi di responsabilità sociale d’impresa e sviluppo sostenibile introduce il modello “the Triple Bottom Line” più comunemente conosciuto come il modello delle “Tre P" (Planet, People e Profit) destinato a fornire un sistema di misurazione del livello di sostenibilità di un’organizzazione (Savitz e Weber, 2006).

Secondo questo modello un’azienda che ricerca adeguati livelli di redditività nel rispetto del benessere del singolo e della collettività, in armonia con l’ambiente, persegue condizioni definite “Sostenibili”.

Cosa è accaduto in questi trenta anni, dal 1970 al 1997, per passare da un modello basato sul profitto di breve periodo alla visione di lungo periodo di un’azienda che cerca il riconoscimento di sostenibilità?

Il sistema economico ed il sistema finanziario si sono accorti che minacce ambientali, di ordine sociale e di governo di una società (Environment Social Governance) hanno impatti di lungo periodo, sia monetari ma anche in termine di immagine. Le imprese che rafforzano il loro posizionamento competitivo sono quelle che creano valore e benefici per le comunità nelle quali operano.

Il primo rischio balzato alle cronache dei bilanci aziendali per le ripercussioni economiche e finanziarie è il rischio climatico.

Il termine “CLIMATE CHANGE” ha per sua natura un’accezione negativa: vi associamo istintivamente al termine il danneggiamento subito dal clima causato dall’uomo.

Questo danneggiamento noto con il termine inglese “global warming” ovvero “surriscaldamento globale”, è il risultato dell’aumento delle emissioni di gas a effetto serra derivanti dall’uso di combustibili fossili.

Nella pratica i fenomeni riconducibili a questo sono: lo scioglimento dei ghiacci, l’innalzamento dei mari, le variazioni dei cicli delle stagioni e delle piogge, l’aumento dei fenomeni estremi come inondazioni e cicloni, la desertificazione, la distruzione di biodiversità e di interi ecosistemi.  

Le imprese si sono trovate, quindi, ad affrontare sia rischi fisici derivanti dai danni che causano perdite di capitale umano e capitale fisico - basti pensare all’allagamento di un magazzino causa inondazione - e che causano vulnerabilità finanziaria; sia rischi definiti di transizione, come cambiamenti tecnologici o di normativa che richiedono notevole velocità di adeguamento ed una struttura flessibile. Anche il mutato quadro di preferenze del consumatore può riflettersi in un danno di immagine se i tempi di risposta delle aziende sono ritenuti troppo lunghi.

La gestione di un portafoglio comporta molte sfide, ma si può anche insegnare al proprio investimento a parlare e ad alzare la voce.

Se vuoi far parte del cambiamento scegli le aziende o i gestori che generano un impatto sociale positivo, perché è il momento di agire per il cambiamento, responsabilmente per noi e per il nostro ambiente.

 

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di Dr. Maruska Artusi

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