Fine anno: prove di rimbalzo


Le elezioni di Mid Term in America potrebbero aiutare il rimbalzo delle borse
Fine anno: prove di rimbalzo

Dopo la correzione pesante di ottobre si pensava ad un rimbalzo per il mese di novembre, sostenuto da valutazioni ormai diventate basse, rispetto agli utili maturati e alla crescita globale che sfiora il 4% del PIL.

Curiosamente, ma non troppo, la correzione è stata innescata fondamentalmente dai dati eccessivamente positivi della crescita americana e conseguentemente dalla paura che la lite tra Il presidente degli USA e quello della FED potesse sfociare in una perdita dell’indipendenza della stessa Fed rispetto alle scelte di politica economica programmate dalla presidenza.

In effetti, il Presidente Trump si era detto pentito di aver scelto l’attuale presidente della Fed perché, a suo dire, con i continui rialzi dei tassi aveva messo un bastone tra le ruote al progetto “American First” in quanto aveva causato l’aumento del valore del dollaro e, in definitiva, un rallentamento non desiderato dell’economia, la cui velocità nel III trimestre è scesa dal 4.2 al 3.5%.

I mercati, quindi, considerato il dato della crescita americana che porterà il Pil americano a salire almeno al 3.5%, per il 2018, considerato che non c’è un calo dell’economia dal 2008, considerando che la FED sarebbe costretta ad alzare ulteriormente i tassi per evitare balzi inflattivi, hanno quindi reagito alla paura di una recessione dietro l’angolo, azzerando i guadagni maturati nei precedenti 9 mesi dell’anno.

Cosa è cambiato oggi?

Intanto Powell, il presidente della FED, ha dichiarato che a questo punto i tassi sono equilibrati rispetto al valore della crescita economica e dell’inflazione e, quindi, che non vede la necessità di alzare il ritmo di crescita dei tassi.

In secondo luogo, per le elezioni di Mid Term la maggior parte delle case di investimento tifava affinché almeno una Camera andasse ai democratici, ipotizzando, quindi, un nulla di fatto sulle ingerenze della Presidenza sulla FED che sarebbe quindi libera di raffreddare appena la crescita, allontanando di almeno un anno la recessione e conseguentemente, lasciando altri 12 mesi tranquilli alle Borse. Quindi, a questi prezzi le Borse appaiono a buon mercato e con una prospettiva più lunga davanti a sé.

Dovremmo quindi assistere ad una chiusura dell’anno decisamente positiva con parecchi mercati che quest’anno sono stati penalizzati in deciso recupero, anche dal punto di vista obbligazionario, soprattutto nei Paesi emergenti.

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di Roberto Galasso

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