Fistole anali: diagnostica
Le fistole anali sono la tromba del chirurgo. Una corretta diagnostica è basata sulle nuove tecnologie: fistolografia TAC con ricostruzione 3D
La legge di Goodsall - Salmon è utile per dedurre, con buona approssimazione e probabilità elevata, la direzione del tragitto fistoloso in base alla sede dell'orifizio esterno di una fistola anale, si deve ricordare tale regola che comprende in realtà le 3 proposizioni seguenti:
Gli orifizi esterni localizzati nel quadrante perianale anteriore (cioè „sopra l’equatore‟ dato da un piano orizzontale passante per l’ano) corrispondono, di solito, a un tragitto fistoloso diretto, con un orifizio interno posto alla stessa „ora‟ in cui si trova l’orifizio esterno.
Gli orifizi esterni localizzati nel quadrante posteriore (cioè sotto l’orizzonte dato dal piano prima descritto) corrispondono a un tragitto fistoloso curvilineo, a convessità posteriore, con orifizio interno localizzato posteriormente al margine anale sulla linea mediana.
Gli orifizi esterni anteriori localizzati a più di 3 cm di distanza dal margine anale, devono far sospettare e ricercare un tragitto fistoloso con orifizio interno posto al polo posteriore.
Bisogna però considerare che questa è una semplicizzazione che può servire come punto di partenza della diagnosi ma non come conferma della definizione anatomica della fistola. Oggi la corretta diagnosi si basa su un unico ed esaustivo esame che in uno identifica il percorso e le eventuali ramificazioni della fistola ed i rapporti che essa contrae con gli organi vicini: LA FISTULOGRAFIA TAC con infiltrazione con mezzo di contrasto della fistola con ricostruzione 3D ed eventuale stampa 3D del tratto anatomico interessato.
Questo esame effettuabile ormai in quasi la totalità dei centri radiologici, ha reso vetusti e inutili tutti gli altri esami, usati nel preoperatorio, permettendo una approfondita programmazione dell’intervento da effettuare che tenga conto del percorso reale della fistola e della sua forma stereoscopica.
In fine se si effettua la stampa 3D della fistola, alla fine dell’intervento è possibile confrontare la fistola resecata con lo stampato in polimero per confermare la completa rimozione anatomica del tramite fistoloso, potendo così rilasciare al paziente un parere prognostico certo e non basato sulla sensazione o speranza del chirurgo.
Infine questa tecnica è importante anche dal punto di vista medico legale, sia per il chirurgo che per il paziente.
Questa tecnica diagnostica è stata da me per primo adottata, ma sarebbe cosa buona che diventasse la tecnica di routine di tutti i chirurghi che si occupano di fistole in quanto questo potrebbe ridurre drasticamente le recidive di questa patologia.
Gli orifizi esterni localizzati nel quadrante perianale anteriore (cioè „sopra l’equatore‟ dato da un piano orizzontale passante per l’ano) corrispondono, di solito, a un tragitto fistoloso diretto, con un orifizio interno posto alla stessa „ora‟ in cui si trova l’orifizio esterno.
Gli orifizi esterni localizzati nel quadrante posteriore (cioè sotto l’orizzonte dato dal piano prima descritto) corrispondono a un tragitto fistoloso curvilineo, a convessità posteriore, con orifizio interno localizzato posteriormente al margine anale sulla linea mediana.
Gli orifizi esterni anteriori localizzati a più di 3 cm di distanza dal margine anale, devono far sospettare e ricercare un tragitto fistoloso con orifizio interno posto al polo posteriore.
Bisogna però considerare che questa è una semplicizzazione che può servire come punto di partenza della diagnosi ma non come conferma della definizione anatomica della fistola. Oggi la corretta diagnosi si basa su un unico ed esaustivo esame che in uno identifica il percorso e le eventuali ramificazioni della fistola ed i rapporti che essa contrae con gli organi vicini: LA FISTULOGRAFIA TAC con infiltrazione con mezzo di contrasto della fistola con ricostruzione 3D ed eventuale stampa 3D del tratto anatomico interessato.
Questo esame effettuabile ormai in quasi la totalità dei centri radiologici, ha reso vetusti e inutili tutti gli altri esami, usati nel preoperatorio, permettendo una approfondita programmazione dell’intervento da effettuare che tenga conto del percorso reale della fistola e della sua forma stereoscopica.
In fine se si effettua la stampa 3D della fistola, alla fine dell’intervento è possibile confrontare la fistola resecata con lo stampato in polimero per confermare la completa rimozione anatomica del tramite fistoloso, potendo così rilasciare al paziente un parere prognostico certo e non basato sulla sensazione o speranza del chirurgo.
Infine questa tecnica è importante anche dal punto di vista medico legale, sia per il chirurgo che per il paziente.
Questa tecnica diagnostica è stata da me per primo adottata, ma sarebbe cosa buona che diventasse la tecnica di routine di tutti i chirurghi che si occupano di fistole in quanto questo potrebbe ridurre drasticamente le recidive di questa patologia.
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