Fondamentali (l)e aspettative
Le variabili economiche, indici dello stato di salute di aziende e di Paesi, si riflettono sui mercati finanziari. I fondamentali, la variazione dei prezzi delle materie prime, le nuove tecnologie, la penetrazione dei mercati, le quote dei medesimi che si rendono disponibili, ecc. trovano espressione attraverso la variazione dei valori: i prezzi dei listini azionari salgono e scendono a seconda di dinamiche complesse, in un mix di articolazioni che molto spesso risultano leggibili solamente ex-post. E nemmeno sempre.
La cosiddetta globalizzazione ha reso ancora più complesso il decifrare gli eventi che causano variazioni di prezzi ed è difficoltoso trovare una chiave di lettura unitaria (nemmeno ex-post, talvolta, si è concordi…). Così è pure realizzata l’idea che un battito d’ali di farfalla dall’altra parte del mondo possa causare un uragano qui (e ora): un evento causerà/influenzerà uno o più eventi che a loro volta interagiranno con altri che a loro volta...e poi magari arriverà un cigno nero (Taleb).
Mentre a livelli macro si possono individuare ampie linee di consenso attorno a periodi di espansione e di restrizione (e resta sempre valido il motto si stava meglio quando si stava peggio…), man mano che ci si addentra in contesti più definiti e si cerca di operare scelte più mirate, le difficoltà aumentano, le valutazioni si articolano, i dubbi aumentano.
Parte importante dell’aumentare delle complicazioni, delle indecisioni talvolta, la giocano eventi che poco hanno a che fare con la decifrazione dei dati economici: i sentimenti prendono il sopravvento. Paura e ingordigia (Greed and Fear, per dirla con Buffett) si sostituiscono alla valutazione dei dati economici, degli indici, etc. E questo non accade a pochi singoli poco attrezzati culturalmente, ma a tutti. O quasi. E pertanto decisioni emotive si sostituiscono a decisioni ragionate (per quanto fallibili) e il gregge fa il resto: non è vero ma ci credo, nei migliori dei casi. Ciclicamente si assiste a fenomeni di tosatura dei mercati dove i più esposti continuano a essere coloro i quali affidano le proprie scelte a una valutazione puramente emotiva. Secondo un consolidato comportamento anticiclico: compro quando i prezzi salgono (perché tutti comprano), vendo quanto i prezzi sono bassi (tutti vendono).
Sono le aspettative degli investitori, basate su emozioni, su sentimenti, costantemente influenzate dai media, bombardate ancora più spesso da percezioni, in relazione alle informazioni e ai filtri che ciascuno utilizza per analizzare i dati, a dettare i movimenti dei mercati.
Ma esser freddi non è sufficiente: le sole aspettative sono sufficienti a generare movimenti, anche ampi, di prezzi senza che l’evento debba realmente accadere. E molto spesso sentiamo, d’altro canto, che il mercato aveva già scontato tal o tal altro evento. Si arriva tardi, sull’onda delle sensazioni.
La storia dell’economia ci offre d'altronde molti esempi di come l’irrazionalità governi e abbia governato scelte, soprattutto in ambito finanziario, riconducibili alla cosiddetta scienza triste: dalla crisi del Seicento e Settecento (tulipani, Mari del Sud, Mississippi, etc.), alla crisi del 1929, alla bolla dot.com dei primi anni 2000, sino alla recessione del 2007-2008 (bolla immobiliare e scandalo subprime). L’irrazionalità è fortemente presente nelle scelte che influenzano gli andamenti dei mercati ed è oggetto di studio della cosiddetta Finanza Comportamentale, disciplina economica che ha avuto riconoscimenti fondamentali con il Nobel a Richard Thaler nel 2017. L’Homo economicus non è così freddo come la dottrina ci aveva suggerito e la componente socio è decisamente superiore a quanto supposto.
E allora??? Gli accadimenti di mercato molto spesso sono di difficile lettura e nel cercare di capirli troppo spesso siamo influenzati da eventi non tecnici.
Certamente è bene concentrarsi su quanto maggiormente conosciamo (o dovremmo): perché mi sto avvicinando ai mercati finanziari, quale è la mia effettiva necessità (integrazione pensionistica, acquisto immobile, studio dei figli, etc.) e cercare di allontanarsi da quella emotività nelle decisioni che inevitabilmente ci condiziona allorquando trattiamo di argomenti che fortemente impattano sul nostro personale.
Certamente è bene farsi affiancare da un professionista che sappia comprendere le reali esigenze, non soltanto di natura finanziaria, e tradurre in atti concreti le scelte necessarie.
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