Fondi a cedola, ne vale la pena?
E’ essenziale verificare se sia o meno previsto nel prospetto la possibilità di distribuire anche cedole non maturate
Anche quest'anno l'Acri accompagna la giornata del risparmio con la consueta indagine sulle abitudini e percezioni degli italiani. Il titolo è: "Risparmio: quali prospettive?". Nell'interessante rapporto emerge chiaramente che la crisi non sia ancora finita ma anche il netto miglioramento della fiducia. Sembra, per la prima volta, che la crisi si stia allontanando lasciando il posto all'aumento dei consumi anche a scapito del risparmio.
Si registra un "lento ritorno alla normalità".
L'indagine evidenzia anche che per gli italiani il risparmio rimane importante per le necessità di tutela e progettazione del futuro anche se chi investe lo fa solo con la parte minoritaria dei propri risparmi: il 67% preferisce la liquidità e quindi la perdita di potere d'acquisto.
Tale scelta è forse dovuta al fatto che pochi si ritengono in grado di individuare l'investimento adatto alle loro esigenze anche per la bassa fiducia nelle leggi che lo tutelano e regolano.
Molti hanno comunque imparato che devono informarsi ed essere attivi in prima persona per le proprie decisioni finanziarie.
Sembra non esista più l'investimento ideale, gli immobili sono preferiti dal 31% quando nel 2006 erano il 70%. Il risparmiatore italiano è molto attento alla rischiosità e particolarmente alla solidità del proponente. E' un investitore che non ama il rischio ma questa politica non lo soddisfa dal punto di vista della redditività. Questo, è forse dovuto alla nostra storia ed abitudine che ci ha fatto prediligere i titoli di stato con una sostanziosa cedola da accreditare sul conto corrente.
Probabilmente questo è anche il motivo per cui l'industria finanziaria ha prodotto e continua a produrre strumenti che producono accrediti cedolari. Che siano certificati di investimento con barriere per la garanzia del capitale o fondi comuni di investimento a distribuzione dei proventi sono appetibili per i risparmiatori perché da una parte riproducono i meccanismi tipici delle obbligazioni e inducono a percepire la cedola come rendimento mentre, dall'altra parte, si confrontano al rendimento quasi nullo dei titoli di stato.
Per quanto riguarda i fondi, armandosi di pazienza ed una buona lente di ingrandimento è necessario verificare se sia o meno previsto nel prospetto la possibilità di distribuire anche cedole non maturate.
In pratica se la gestione del fondo genera un rendimento sufficiente a pagare la cedola, allora il cliente riceve quanto promesso e il suo capitale non viene intaccato mentre, in caso contrario, le cedole vengono prelevate in parte o in tutto dal capitale inizialmente investito subendo anche la tassazione sugli utili prevista.
In poche parole questi strumenti potrebbero restituire a rate il capitale inizialmente investito, ne vale la pena?
Per approfondire l’argomento e leggere l’intero articolo cliccare sul seguente link: http://www.supportoinfinanza.com/ne-vale-la-pena/
Si registra un "lento ritorno alla normalità".
L'indagine evidenzia anche che per gli italiani il risparmio rimane importante per le necessità di tutela e progettazione del futuro anche se chi investe lo fa solo con la parte minoritaria dei propri risparmi: il 67% preferisce la liquidità e quindi la perdita di potere d'acquisto.
Tale scelta è forse dovuta al fatto che pochi si ritengono in grado di individuare l'investimento adatto alle loro esigenze anche per la bassa fiducia nelle leggi che lo tutelano e regolano.
Molti hanno comunque imparato che devono informarsi ed essere attivi in prima persona per le proprie decisioni finanziarie.
Sembra non esista più l'investimento ideale, gli immobili sono preferiti dal 31% quando nel 2006 erano il 70%. Il risparmiatore italiano è molto attento alla rischiosità e particolarmente alla solidità del proponente. E' un investitore che non ama il rischio ma questa politica non lo soddisfa dal punto di vista della redditività. Questo, è forse dovuto alla nostra storia ed abitudine che ci ha fatto prediligere i titoli di stato con una sostanziosa cedola da accreditare sul conto corrente.
Probabilmente questo è anche il motivo per cui l'industria finanziaria ha prodotto e continua a produrre strumenti che producono accrediti cedolari. Che siano certificati di investimento con barriere per la garanzia del capitale o fondi comuni di investimento a distribuzione dei proventi sono appetibili per i risparmiatori perché da una parte riproducono i meccanismi tipici delle obbligazioni e inducono a percepire la cedola come rendimento mentre, dall'altra parte, si confrontano al rendimento quasi nullo dei titoli di stato.
Per quanto riguarda i fondi, armandosi di pazienza ed una buona lente di ingrandimento è necessario verificare se sia o meno previsto nel prospetto la possibilità di distribuire anche cedole non maturate.
In pratica se la gestione del fondo genera un rendimento sufficiente a pagare la cedola, allora il cliente riceve quanto promesso e il suo capitale non viene intaccato mentre, in caso contrario, le cedole vengono prelevate in parte o in tutto dal capitale inizialmente investito subendo anche la tassazione sugli utili prevista.
In poche parole questi strumenti potrebbero restituire a rate il capitale inizialmente investito, ne vale la pena?
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