Gas Radon: conoscerlo per non rischiare
Il Gas Radon, i fattori di rischio, le contromisure in fase di progettazione, il monitoraggio
Negli ultimi anni si sente sempre più parlare di gas Radon, un elemento naturale che solo chi nella propria formazione scolastica o universitaria aveva avuto a che fare con la chimica conosceva, quale gas nobile presente nella tavola periodica degli elementi. Purtroppo però le ragioni che lo rendono notorio in questi anni sono legate alla meno felice tematica del cancro al polmone; gli si riconosce infatti il triste primato di esserne una delle principali cause di genesi dopo il fumo, e si è stimato che in Italia provochi in modo silente ben 1.500-1.600 vittime all’anno.
Il gas di cui stiamo parlando è radioattivo, pur non essendo l’unico elemento con queste infelici caratteristiche in natura, si sta dimostrando senza dubbi uno dei più preoccupanti principalmente per le sue capacità di diffusione attraverso il sottosuolo o per presenza nei materiali da costruzione e nelle acque di falda e spesso anche sorgive. Il principale fattore che ne aumenta la pericolosità è la sua diffusione in ambienti confinati in quanto gli stessi consentono un’aumento della concentrazione dello stesso gas. I locali a diretto contatto col suolo e con una scarsa ventilazione degli ambienti sono quelli dove si misurano le più alte concentrazioni di Radon che risale attraverso la porosità del terreno e si diffonde attraverso le fondazioni non bene isolate, o le fessure nelle pareti controterra, invadendo gli ambienti tipicamente adibiti a cantine, garages e tavernette.
Sicuramente in fase di progettazione o ristrutturazione si considera la prevenzione come miglior strumento per arginarne la diffusione prevedendo semplici interventi sulla posizione dei locali, scelta dei materiali da costruzione, e pianificazione dei passaggi di condotte dal terreno, isolamento termico e sistema d’aerazione.
Per gli edifici già esistenti la migliore soluzione è invece il risanamento degli ambienti, prima tra tutte una maggiore aerazione dei locali bassi, ma anche la sigillatura delle vie d’ingresso, la sovrappressione degli ambienti e l’aspirazione dell’aria dai pavimenti, con un’intercapedine o con apposite canaline, e dal sottosuolo, con un pozzetto o con canalizzazione d’aerazione.
In pratica l’intervento consiste nella depressurizzazione del suolo e/o pressurizzazione dell’edificio. Nel primo caso, si forma una depressione che raccoglie il gas e lo manda verso l’esterno. Nel secondo caso, si contrasta la risalita del radon dal suolo.
Quindi, senza generare allarmismi ma rimanendo realistici, se si ipotizzasse la possibile presenza di radon nella vostra casa è importante rilevarne la concentrazione. Per legge il valore massimo tollerabile è 500 Bequerel/mq.) la concentrazione media annua di radon in aria non deve superare i 200 Bequerel/m3 negli edifici di nuova costruzione ed i 400 Bequerel/m3 in quelli già esistenti.
Al fine di monitorarne le concentrazioni nei vari ambienti possiamo effettuare dei rilievi con appositi strumenti detti "dosimetri" monouso, che utilizzano varie tecnologie per captare il gas ed essere successivamente analizzati presso laboratori, oppure utilizzando misuratori digitali cercando di avere periodi di lettura con una frequenza sufficientemente alta tale da renderci un’idea della variazione di concentrazione in almeno qualche mese di monitoraggio, meglio se si estendono ad un’anno fermo restando il fatto che i locali con maggiore possibilità di concentrazione, e quindi rischio per la salubrità stessa degli ambienti, sono scantinati, tavernette ed altri ambienti al pian terreno o sotto il livello del piano campagna. In particolare si porrà maggiore attenzione se i pavimenti o le pareti a contatto diretto con il terreno sono sgretolati, oppure costruiti con tufo, pozzolane o granito materiali più predisposti, proprio per la tipica natura porosa, alla risalita del gas incriminato ancor più se gli stessi locali non hanno un buon isolamento dal sottosuolo.
Il gas di cui stiamo parlando è radioattivo, pur non essendo l’unico elemento con queste infelici caratteristiche in natura, si sta dimostrando senza dubbi uno dei più preoccupanti principalmente per le sue capacità di diffusione attraverso il sottosuolo o per presenza nei materiali da costruzione e nelle acque di falda e spesso anche sorgive. Il principale fattore che ne aumenta la pericolosità è la sua diffusione in ambienti confinati in quanto gli stessi consentono un’aumento della concentrazione dello stesso gas. I locali a diretto contatto col suolo e con una scarsa ventilazione degli ambienti sono quelli dove si misurano le più alte concentrazioni di Radon che risale attraverso la porosità del terreno e si diffonde attraverso le fondazioni non bene isolate, o le fessure nelle pareti controterra, invadendo gli ambienti tipicamente adibiti a cantine, garages e tavernette.
Sicuramente in fase di progettazione o ristrutturazione si considera la prevenzione come miglior strumento per arginarne la diffusione prevedendo semplici interventi sulla posizione dei locali, scelta dei materiali da costruzione, e pianificazione dei passaggi di condotte dal terreno, isolamento termico e sistema d’aerazione.
Per gli edifici già esistenti la migliore soluzione è invece il risanamento degli ambienti, prima tra tutte una maggiore aerazione dei locali bassi, ma anche la sigillatura delle vie d’ingresso, la sovrappressione degli ambienti e l’aspirazione dell’aria dai pavimenti, con un’intercapedine o con apposite canaline, e dal sottosuolo, con un pozzetto o con canalizzazione d’aerazione.
In pratica l’intervento consiste nella depressurizzazione del suolo e/o pressurizzazione dell’edificio. Nel primo caso, si forma una depressione che raccoglie il gas e lo manda verso l’esterno. Nel secondo caso, si contrasta la risalita del radon dal suolo.
Quindi, senza generare allarmismi ma rimanendo realistici, se si ipotizzasse la possibile presenza di radon nella vostra casa è importante rilevarne la concentrazione. Per legge il valore massimo tollerabile è 500 Bequerel/mq.) la concentrazione media annua di radon in aria non deve superare i 200 Bequerel/m3 negli edifici di nuova costruzione ed i 400 Bequerel/m3 in quelli già esistenti.
Al fine di monitorarne le concentrazioni nei vari ambienti possiamo effettuare dei rilievi con appositi strumenti detti "dosimetri" monouso, che utilizzano varie tecnologie per captare il gas ed essere successivamente analizzati presso laboratori, oppure utilizzando misuratori digitali cercando di avere periodi di lettura con una frequenza sufficientemente alta tale da renderci un’idea della variazione di concentrazione in almeno qualche mese di monitoraggio, meglio se si estendono ad un’anno fermo restando il fatto che i locali con maggiore possibilità di concentrazione, e quindi rischio per la salubrità stessa degli ambienti, sono scantinati, tavernette ed altri ambienti al pian terreno o sotto il livello del piano campagna. In particolare si porrà maggiore attenzione se i pavimenti o le pareti a contatto diretto con il terreno sono sgretolati, oppure costruiti con tufo, pozzolane o granito materiali più predisposti, proprio per la tipica natura porosa, alla risalita del gas incriminato ancor più se gli stessi locali non hanno un buon isolamento dal sottosuolo.
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