Gestire efficacemente la fase 2 del Covid-19
Siamo alla nona settimana di confinamento, l’isolamento prolungato e le paure relative al contagio e al futuro stanno creando molti disagi psicologici, soprattutto alle persone contagiate che hanno rischiato la vita e ai famigliari, ma anche a chi a causa di questa pandemia ha vissuto un lutto.
Ognuno di noi si è trovato a stretto contatto con la paura, alcuni la stanno ancora provando, anche chi è sempre stato sano e non ha subito traumi.
Inoltre il nostro livello di ansia, tristezza, irritabilità, insonnia, situazioni di dipendenza è stato acuito dal prolungarsi della quarantena, questo perché la nostra natura richiede vicinanza sociale.
L’uomo risente della deprivazione da contatto con altre persone, essendo una specie sociale che si è evoluta grazie all’organizzazione e alla cooperazione di gruppo.
Nonostante la fase 2 preveda un allentamento delle restrizioni, la situazione non è tuttavia risolta e vi sarà bisogno di ulteriore tempo per elaborare le criticità e gestire le tensioni che può variare da individuo a individuo.
C’è da aggiungere che si inizieranno a fare i bilanci di questi due mesi rispetto al tempo perso in termini relazionali e lavorativi, in generale ad un senso di perdita delle risorse personali che va ad impattare negativamente a livello psicologico.
Eppure non possiamo rimanere ancorati a questi pensieri e prepararci gradualmente a ripartire, affidandoci alla naturale capacità della nostra mente di guarire le ferite indotte da questa situazione.
Abbiamo cioè le competenze per elaborare le difficoltà, tutto deriva dalla nostra capacità di utilizzare le risorse giuste per gestire questo momento critico.
Posso, quindi, chiedermi quali caratteristiche personali posso utilizzare per fronteggiare il problema, magari proprio quello che ho già utilizzato in altre situazioni in cui mi sono sentito messo alla prova e che nonostante la fatica ho avuto successo.
Possono essere i valori individuali, ciò in cui noi crediamo fermamente che ci forniscono un appiglio per andare avanti.
Per attivare questa strategia è fondamentale entrare in connessione con il proprio corpo, quindi saper leggere le informazioni che derivano da esso. A queste, infatti, si collegano le emozioni che ci mettono a disagio, come la solitudine, sconforto, rabbia e frustrazione che sono inevitabilmente associate a pensieri maladattivi, ossia a conclusioni catastrofiche, ingestibili, impossibili che sostanzialmente alimentano i nostri vissuti negativi in un circolo vizioso.
Risulta, perciò, necessario partire rassicurandosi che per quanto la situazione sembri terribile è momentanea, perciò possiamo fare qualcosa e stare bene.
Nel dettaglio se siamo irritati dal senso di costrizione, è controproducente inveire contro chi corre o dare la colpa alle istituzioni o a complotti internazionali, perché questo non risolverà la situazione, ma innalzerà il livello di risentimento.
Non possiamo eliminare la pandemia legata al Covid-19, però dipende da noi il modo in cui reagiamo a questo evento e, quindi, i pensieri e le emozioni che ne seguiranno.
Quello che ci diciamo è in grado di fare la differenza.
Accettare le nostre emozioni, capire i pensieri che non ci aiutano ad elaborare la situazione e vivere nel momento presente può farci superare la fase 2.
Nonostante la maggior parte delle persone senta la necessità di uscire e riprendere le proprie routine di qualche mese fa, esiste anche chi rassicurato dall’isolamento, non ha intenzione di uscire, questo può essere un terreno fertile per la nascita di fobie.
Per chi si trova in questa condizione è necessario reagire e ritornare a fare ciò che ha sempre fatto, ma con qualche precauzione aggiuntiva: seguire le indicazioni del Ministero della Sanità che hanno come scopo tutelare la nostra salute in questo momento in cui il virus è ancora attivo.
D’altra parte potrebbe esserci chi pensando di voler recuperare del tempo che gli è stato sottratto a causa del lockdown, pensa di forzare le regole; purtroppo, però, la fase 2 non coincide con la fine del rischio, quindi tali comportamenti sono pericolosi perché potrebbero aumentare il numero di contagi, compromettendo il lavoro fatto fino ad ora.
L’ultima cosa da tenere in considerazione è che sebbene abbiamo numerose risorse per far fronte alla fase 2, se le complicazioni facessero emergere collera, depressione, panico e fobie compromettendo il benessere personale o altri ambiti di vita è necessario contattare uno psicologo.
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