Gli effetti del lockdown nei bambini
L’isolamento a casa, resosi necessario per il contrasto alla diffusione dell’infezione da Covid-19, ha determinato vari cambiamenti per i bambini di età scolare e prescolare: l’isolamento sociale, lo stravolgimento delle routine, la didattica a distanza e, in alcuni casi, cambiamenti nei nuclei familiari.
Sono venute meno alcune figure di riferimento importanti (nonni, insegnanti, amici); per i genitori separati ci sono stati vari disagi nella gestione dei figli; l’aumento del tempo trascorso in casa ha generato maggiore nervosismo, senso di incertezza da parte degli adulti.
Tuttavia, se all’inizio della quarantena tutto poteva sembrare una sorta di inaspettata vacanza, sebbene in un clima surreale, col passare dei giorni il distacco dalla scuola, dagli amici, dallo sport, dai parenti, parallelamente alla costrizione all’interno del solo ambiente domestico hanno causato un senso di vuoto, di mancanza, di noia, di oppressione, talvolta di paura.
Molteplici le reazioni dei bambini: alterazioni del ciclo del sonno-veglia, disordini alimentari, regressioni nelle autonomie raggiunte (come difficoltà a dormire da soli, richiesta di maggiori attenzioni o tornare a bagnare il letto), a volte anche instabilità emotiva, comportamenti aggressivi, aumento dell’ansia e tristezza.
Come interpretarle?
Certamente in senso fisiologico, non patologico, visto il periodo vissuto, non già come campanelli d’allarme di un disagio psicologico meritevole di essere attenzionato.
In questo particolare momento, il loro manifestarsi può considerarsi “normale”, trattandosi di risposte naturali ad una situazione stressante, pur dovendone monitorare l’andamento per verificarne la risoluzione spontanea o l’eventuale stabilizzazione.
Essere pronti all’ascolto, alla comprensione, non giudicare, riportando con gradualità il bambino alle autonomie raggiunte prima del lockdown, senza imposizioni, infondendo tranquillità e sicurezza diventa il compito degli adulti educanti.
Fondamentale è saper accogliere le emozioni dei piccoli, non sopprimerle o ignorarle o svalutarle, ma riconoscerle per farle emergere e metabolizzare.
Come “ascoltare” le emozioni dei piccoli?
Attraverso il linguaggio corporeo, ma anche attraverso l’elaborazione di disegni, o vari tipi di gioco simbolico o incoraggiando la libera espressione delle emozioni, mettendoci in una posizione di ascolto empatico o dando loro delle spiegazioni. E’ proprio l’impossibilità di esprimere le emozioni, infatti, a creare disagio e sofferenza, di qui la necessità di favorirne l’espressione.
Secondo un recente studio pubblicato su Medicitalia, molti bambini hanno paura del virus e di uscire di casa, manifestando pensieri negativi ed avvertendo pericolo. Dare loro spiegazioni con un linguaggio adeguato all’età e fare chiarezza, magari usando metafore, favole, cartoni animati può rappresentare una risposta adeguata, insegnando che l’avere paura ci protegge perché aiuta a mantenere comportamenti responsabili, sebbene nell’ottica di un graduale e ritrovato approccio alla realtà esterna.
La didattica a distanza merita un’attenzione particolare: se, da un lato, le lezioni online sono state uno strumento utilissimo per mantenere un canale di contatto e di continuità con le relazioni abituali e il necessario impegno dedicato all’apprendimento, dall’altro, la dimensione digitale, prolungata, non può essere considerata sostitutiva ed alternativa ai processi di apprendimento “in presenza”, dove il tutto è mediato dal corpo, dalle relazioni, dalla condivisione di esperienze ed emozioni.
Secondo l’autorevole insegnamento della Prof. Daniela Lucangeli, al fine di sintonizzarci col loro mondo, è utile attivare verso i nostri bambini gli “interruttori emozionali” come lo sguardo, il sorriso, la voce, nella direzione di ottenere reazioni positive, anche nell’apprendimento.
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