Gli Italiani: risparmiatori o investitori?
Da una recente indagine della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie italiane, risulta che molti risparmiatori scelgono di non investire i propri risparmi. Parliamo di ben 1300 Mld accantonati su conti correnti o sui depositi a rendimento pari a zero.
Verrebbe da dire il “fascino irresistibile” della liquidità!
Nel 2017 i miliardi accantonati sui conti correnti e sui depositi sono stati 31, in calo rispetto al 2016 che aveva segnato un picco di 56 Mld.
Un’abitudine quella della liquidità che sembra confermarsi anche per il 2018 con 7Mld di accantonamenti registrati nel primo trimestre: un importo che, se proiettato a fine anno, svilupperebbe circa 30 Mld, che dimostra ancora una volta la scarsa propensione delle famiglie italiane all’investimento.
L’aspetto positivo che se ne deduce è che certamente l’Italia produce tanto risparmio, quindi tanta ricchezza.
Ma di fronte a cifre di questa portata viene da pensare che i risparmiatori perdono delle occasioni.
Quando non si investe il proprio denaro, si perde la possibilità di far crescere i propri asset nel corso del tempo e si alimenta meno l’economia.
Si sa che il conto corrente, nel quale è parcheggiata una grossa fetta della ricchezza delle famiglie, non è un investimento.
Un tema su cui dobbiamo riflettere è il ruolo delle banche.
Queste dovrebbero avere un comportamento più proattivo nei confronti dei clienti che lasciano importanti somme sui conti.
Quindi, la consulenza diventa un’impresa nobile per creare un clima di fiducia.
Guardando ai dati della nostra economia, possiamo certamente dire che i fondamentali del sistema Italia sono positivi. Abbiamo un Pil che cresce, seppur poco, un mercato di borsa con una massa critica sempre più grande grazie a PIR. Basti pensare al mercato dell’AIM, grazie al quale, nel giro di pochi anni, molte piccole e medie imprese si sono avvicinate alla borsa.
Articolo del: