Gli obblighi morali del "genitore sociale o terzo genitore"
Sempre più spesso si sente parlare di modelli familiari diversi dal modello familiare tradizionale, di genitorialità sociale o di terzo genitore, ma cosa significa questo?
Il fenomeno della genitorialità sociale è ormai un fenomeno europeo ed extra europeo che ricorre sia quando le famiglie si sono formate attraverso delle tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo e sia quando si sono formate da coppie, anche non unite in matrimonio, con figli nati da una precedente unione o relazione affettiva intrattenuta da uno o da entrambi con un altro partner, le cosiddette famiglie ricomposte o allargate formate da “figli di primo letto” e da figli nati dalla nuova coppia. In ambito giuridico e sociale vengono definiti “genitori sociali”, quelli che un tempo venivano chiamati “la matrigna e il patrigno”. Il fenomeno però sembra aver interessato più la sociologia che la giurisprudenza poiché al momento non esiste una normativa che estende al genitore sociale una responsabilità genitoriale, come quella prevista per il genitore biologico, nei confronti dei figli di primo letto del coniuge. Il genitore sociale, cioè, non ha il dovere di mantenere economicamente ed altri obblighi nei confronti dei figli sociali. L’unica norma presente in Italia che al momento attribuisce degli obblighi al genitore sociale è quella che prevede la possibilità di adottare i figli di primo letto del coniuge. Solo in questo caso il genitore sociale acquisterebbe la responsabilità genitoriale: il bambino diventerebbe erede e avrebbe il diritto di essere mantenuto dal genitore sociale se quello biologico non può farlo. Vero è che se nella famiglia ricomposta non si vengono a creare degli obblighi giuridici in capo al genitore non biologico vengono comunque a crearsi degli obblighi morali o familiari oltreché dei legami affettivi. Forse, come afferma la psicologa Anna Oliviero Ferraris (che ha dedicato un libro sul tema: “il terzo genitore. Vivere con i figli dell'altro”), quando si inizia una relazione con qualcuno che ha dei figli bisognerebbe sapere alcune cose.
“L’amico di mamma o l’amica di papà” non diventano dei genitori acquisiti per il semplice fatto di abitare insieme ai figli della propria partner o del proprio partner, ma devono impegnarsi molto per trovare un proprio ruolo che è tutto da inventare e che non sta in una norma di legge o sociale. Ciò che è sicuro è che essi dovranno saper fronteggiare la situazione: non dovranno mai giudicare o porsi sulle difensive di fronte alle critiche dei figli dell’altro/a; dovranno saper aspettare; essere empatici, capaci cioè di mettersi nei loro panni comprendendo quello che hanno passato e quello di cui hanno bisogno; flessibili; in grado di non sostituirsi a nessuno; di non sconfinare in responsabilità e autorità che non competono. Un legame di genitorialità basato sulla convinzione che anche se non c’è un legame di sangue o dettato da norme, con i terzi genitori si possono stringere dei legami affettivi molto forti dal momento che essi possono costituire dei punti di riferimento molto importanti sia per i figli ancora piccoli che per quelli un po’ più grandicelli perché ormai adolescenti.
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