Gravidanza e maternità cambiano il cervello?

Il percorso nascita
Durante la gravidanza e nei due anni successivi, il corpo della donna attraversa trasformazioni profonde e durature, che coinvolgono non solo aspetti fisici visibili, ma anche il cervello (Fessi, 2025). Quest’ultimo si modifica in modo significativo, adattandosi alle nuove esigenze della maternità, alla relazione madre-figlio.
Cambiamenti cerebrali nella maternità
Studi neuroscientifici documentano una riduzione della materia grigia in alcune aree cerebrali, in particolare quelle legate alla comprensione delle emozioni e delle intenzioni altrui. Questa riorganizzazione, emersa chiaramente in uno studio del 2017 (Hoekzema et al.), sembra migliorare la capacità della madre di percepire e rispondere ai bisogni del neonato.
Le modifiche possono durare fino a due anni dopo il parto, lasciando lievi tracce anche in seguito. Uno studio recente (Cañigueral et al., 2024) evidenzia che questi cambiamenti iniziano già durante la gravidanza e che il recupero varia, influenzato anche dal tipo di parto. Il travaglio naturale, con i suoi intensi cambiamenti ormonali, sembra favorire un recupero più rapido rispetto al parto cesareo.
Parallelamente, alcune aree del sistema limbico — come amigdala e ipotalamo — mostrano un aumento di volume, collegato alla formazione di un legame affettivo profondo tra madre e bambino. Si tratta di una ristrutturazione funzionale che potenzia le risorse cognitive verso ciò che è prioritario: la cura e il benessere del bambino.
Il circuito delle cure materne
A livello neurologico, la maternità attiva il “circuito delle cure materne”, un insieme di aree cerebrali che guida comportamenti istintivi di protezione, accudimento e allattamento. Anche la selettività sociale — la tendenza a restringere le relazioni a familiari e amici stretti — fa parte di questi adattamenti, ed è funzionale a garantire un ambiente sicuro e stabile per il bambino.
Negli esseri umani, questi meccanismi s’intrecciano con fattori culturali e sociali. Come sottolinea Hrdy (2009), il contesto familiare e comunitario, infatti, può sostenere o ostacolare l’attivazione del legame madre/figlio, influenzando la qualità delle cure.
L’empatia nel cervello materno
Una rete cerebrale chiave nella transizione alla maternità è la Default Mode Network (DMN), attiva quando la mente non è impegnata in compiti specifici. Questa rete, fondamentale per la riflessione su di sé e l’empatia, aiuta la madre a comprendere e rispondere ai segnali emotivi del neonato (Fessi, 2025).
Tuttavia, la DMN tende a disattivarsi durante l’impegno in compiti cognitivi complessi, come il lavoro. Ciò suggerisce che le pressioni legate alla produttività possono interferire con le funzioni empatiche e relazionali, soprattutto nei primi mesi dopo il parto.
Un’urgenza sociale
Questi studi mettono in evidenza la necessità di tutelare la maternità, soprattutto nel periodo iniziale di vita del bambino, come una fase biologica e psicologica cruciale. Una madre serena, sostenuta dal partner, dalla famiglia e dalla società, e rispettata nei suoi tempi di “immersione” nella relazione con il neonato, favorisce un ambiente stabile e protetto, fondamentale per la salute e lo sviluppo del bambino.
Proteggere questa fase significa riconoscere il valore delle trasformazioni cerebrali materne e promuovere una cultura che non imponga efficienza a ogni costo, ma che rispetti i bisogni reali delle madri. Investire nel benessere materno è investire nella salute collettiva e nel futuro delle nuove generazioni.
Bibliografia
- Hoekzema, E. et al. (2017). Pregnancy leads to long-lasting changes in human brain structure. Nature Neuroscience, 20(2), 287–296.
- Cañigueral, M. et al. (2024). Maternal brain plasticity trajectories depend on birth mode and postnatal context. Journal of Neuroscience & Behavior (in press).
- Fessi, S. (2025). Il cervello delle mamme. Mind, (245), 52–57.
- Hrdy, S. B. (2009). Mothers and Others: The Evolutionary Origins of Mutual Understanding. Harvard University Press.
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