I contributi silenti
Quando l'INPS prende e non restituisce
I contributi silenti sono fondi che l'Inps incamera per legge, senza dare indietro alcunché. Si calcola che i lavoratori che hanno versato inutilmente siano diversi milioni e se l'INPS dovesse restituire quanto da loro versato probabilmente rischierebbe la bancarotta.
Ma cosa sono i contributi silenti? Sono contributi versati da coloro che non hanno raggiunto i limiti previsti dalla legge e che pertanto non possono ottenere una rendita pensionistica. Quindi si trovano nella condizione di aver regalato allo Stato tutta la contribuzione versata.
I lavoratori che si trovano nel sistema misto e che hanno un requisito contributivo minimo di 20 anni possono andare in pensione a 66 anni e 7 mesi, ma se hanno versato per un periodo inferiore restano a bocca asciutta a meno che non colmano il gap con versamenti volontari.
Se ci sono carriere lavorative miste si possono sommare i periodi assicurativi, per cui non serve che i contributi siano maturati per 20 anni tutti in una sola gestione previdenziale. Tale possibilità può essere utilizzata, dal 2017, anche per valorizzare i contributi versati presso le casse professionali.
I lavoratori che hanno raggiunto i 15 anni di contributi entro il 1992 possono andare in pensione a 66 anni e 7 mesi unitamente ad un requisito contributivo di 15 anni anzichè 20 anni.
L'unico modo per recuperare il versato è quello di procedere a versamenti volontari: così facendo si potrà raggiungere il requisito minimo richiesto per la pensione di vecchiaia. Si tratta di una soluzione costosa e, quindi, non accessibile a tutti. Inoltre è onerosa in quanto i versamenti dipendono dall'ultima retribuzione percepita durante il rapporto di lavoro per cui il costo è tanto più elevato quanto maggiore sarà stato lo stipendio prima della perdita di lavoro.
Ma cosa sono i contributi silenti? Sono contributi versati da coloro che non hanno raggiunto i limiti previsti dalla legge e che pertanto non possono ottenere una rendita pensionistica. Quindi si trovano nella condizione di aver regalato allo Stato tutta la contribuzione versata.
I lavoratori che si trovano nel sistema misto e che hanno un requisito contributivo minimo di 20 anni possono andare in pensione a 66 anni e 7 mesi, ma se hanno versato per un periodo inferiore restano a bocca asciutta a meno che non colmano il gap con versamenti volontari.
Se ci sono carriere lavorative miste si possono sommare i periodi assicurativi, per cui non serve che i contributi siano maturati per 20 anni tutti in una sola gestione previdenziale. Tale possibilità può essere utilizzata, dal 2017, anche per valorizzare i contributi versati presso le casse professionali.
I lavoratori che hanno raggiunto i 15 anni di contributi entro il 1992 possono andare in pensione a 66 anni e 7 mesi unitamente ad un requisito contributivo di 15 anni anzichè 20 anni.
L'unico modo per recuperare il versato è quello di procedere a versamenti volontari: così facendo si potrà raggiungere il requisito minimo richiesto per la pensione di vecchiaia. Si tratta di una soluzione costosa e, quindi, non accessibile a tutti. Inoltre è onerosa in quanto i versamenti dipendono dall'ultima retribuzione percepita durante il rapporto di lavoro per cui il costo è tanto più elevato quanto maggiore sarà stato lo stipendio prima della perdita di lavoro.
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