I crediti formativi obbligatori
La carriera a punti, i corsi formativi, il fare architettura
La maggioranza dei convegni che assegnano crediti formativi obbligatori per i professionisti è determinata da logiche di mercato e dagli interessi delle lobbies della sfera economica, in particolare da quelle che si spartiscono il lucroso settore del risparmio energetico.
Solo sporadicamente ci si imbatte in tematiche di interesse tecnico giuridico che vanno oltre alla divulgazione commerciale per rappresentanti di settore ed ancora più sporadicamente vengono trattati aspetti di cultura architettonica e di dibattito, che costituiscono elemento di valore aggiunto al "fare architettura".
Questa affermazione non vuole azzerare il valore intrinseco e potenziale dell'aggiornamento professionale, ma intende evidenziare come il proponimento di corsi esclusivamemente legati agli interessi pubblicitari di parte, non si possano ritenere formativi per professionisti che attingono alle stesse fonti d'informazione operando quotidianamente sul campo.
Mi chiedo come venga vissuta dai grandi nomi dell'Architettura italiana l' obbligatorietà di ottenere un numero minimo annuale di crediti formativi......con lo spauracchio del deferimento all'Ordine Professionale in mancanza del raggiungimento del numero minimo di crediti previsto.......
Mi chiedo come i giovani Architetti che si affacciano ad una Professione snaturata dagli eventi e dalla burocrazia, possano emergere da un panorama appiattito da un sistema a punti. Mi chiedo anche se il "fare architettura" sopra menzionato sia un concetto comprensibile ed ancora divulgato nelle Facoltà, o se anche nelle sedi universitarie si formano sogni ed aspettative basati sul numero di crediti formativi acquisiti anzichè sui concetti di cultura generale e sulla consapevolezza che l'Architettura è Arte; Tecnologia; Storia; Politica e che tutto questo non si può e non si deve pesare quasi esclusivamente con il punteggio acquisito ad un Corso formativo..........Auspichiamo che almeno si partecipi a corsi mirati che possono veramente essere adi supporto alla propria crescita Professionale.
Solo sporadicamente ci si imbatte in tematiche di interesse tecnico giuridico che vanno oltre alla divulgazione commerciale per rappresentanti di settore ed ancora più sporadicamente vengono trattati aspetti di cultura architettonica e di dibattito, che costituiscono elemento di valore aggiunto al "fare architettura".
Questa affermazione non vuole azzerare il valore intrinseco e potenziale dell'aggiornamento professionale, ma intende evidenziare come il proponimento di corsi esclusivamemente legati agli interessi pubblicitari di parte, non si possano ritenere formativi per professionisti che attingono alle stesse fonti d'informazione operando quotidianamente sul campo.
Mi chiedo come venga vissuta dai grandi nomi dell'Architettura italiana l' obbligatorietà di ottenere un numero minimo annuale di crediti formativi......con lo spauracchio del deferimento all'Ordine Professionale in mancanza del raggiungimento del numero minimo di crediti previsto.......
Mi chiedo come i giovani Architetti che si affacciano ad una Professione snaturata dagli eventi e dalla burocrazia, possano emergere da un panorama appiattito da un sistema a punti. Mi chiedo anche se il "fare architettura" sopra menzionato sia un concetto comprensibile ed ancora divulgato nelle Facoltà, o se anche nelle sedi universitarie si formano sogni ed aspettative basati sul numero di crediti formativi acquisiti anzichè sui concetti di cultura generale e sulla consapevolezza che l'Architettura è Arte; Tecnologia; Storia; Politica e che tutto questo non si può e non si deve pesare quasi esclusivamente con il punteggio acquisito ad un Corso formativo..........Auspichiamo che almeno si partecipi a corsi mirati che possono veramente essere adi supporto alla propria crescita Professionale.
Articolo del: