I diritti relazionali nell'infanzia e il ruolo dei nonni
In quest’articolo, vogliamo evidenziare come i bambini siano al centro di diversi rapporti personali all’interno della propria famiglia e all’interno della comunità nella quale vivono. Nella società odierna si sono svalutate molte di quelle relazioni su cui si reggevano le famiglie di una volta, poiché le famiglie non convivono più con le vecchie generazioni ed i rapporti con i nonni, per molti bambini, si sono ridotti ad un mero servizio di baby sitting, più economico e sempre disponibile, con un ridotto apporto educativo e formativo.
Qualche generazione fa, invece, era quasi la regola, per un nuovo nucleo familiare appena costituitosi, quella di abitare insieme a genitori e nonni, avere regolari rapporti con zii e cugini, far parte di una comunità parentale globale. Oggi il diritto di ciascun bambino di “mantenere rapporti significativi con i parenti” è stato inserito nell’art. 315 bis del codice civile, ma è raro che i piccoli possano crescere frequentando regolarmente tutti i parenti, sia per le distanze esistenti tra i vari nuclei familiari, sia per la frenesia che caratterizza le nostre vite, determinando, nella maggior parte dei casi, la perdita delle proprie radici familiari e sociali.
I pedagogisti sostengono che un buon ambiente familiare, sociale e scolastico concorrono a formare l’adulto che ogni bambino potrà diventare, permettendo al bambino di compiere svariate esperienze, in modo da far emergere doti latenti ed eventuali predisposizioni.
L’art. 29 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia specifica che l’educazione del minore “deve tendere a: promuovere lo sviluppo della personalità del fanciullo, dei suoi talenti, delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutto l’arco delle sue potenzialità”. Ogni relazione educativa e significativa, infatti, si costituisce e si costruisce di rispetto e di ricordi. Agli stimoli proposti ai figli dai genitori, quindi, è utile che si aggiungano quelli proposti dai nonni e dagli altri soggetti aventi con il minore un rapporto parentale, che alimentano e stimolano ogni bambino. I parenti costituiscono un frammento della storia a cui appartiene ciascun bambino.
La lettera c) dell’art. 29 citato, nello specifico, richiama lo sviluppo nel fanciullo del “rispetto dei suoi genitori, della sua identità, della sua lingua e dei suoi valori culturali, nonché il rispetto dei valori nazionali del paese nel quale vive, del paese di cui può essere originario e delle civiltà diverse dalla sua”. In tale articolo si dà valore alla comunità in cui si cresce e si può, pertanto, ricondurre ad esso anche il valore del rapporto con i nonni ed i parenti del minore e degli insegnamenti che da essi potrà ricavare, per la sua vita.
Con l’art. 1 della legge 159/2005 è stata istituita la «Festa nazionale dei nonni» “quale momento per celebrare l’importanza del ruolo svolto dai nonni all'interno delle famiglie e della società in generale”. Si tratta di un diritto dei bambini, un patrimonio immateriale che consente loro di vivere una migliore dimensione della propria infanzia, che consente loro di divenire i migliori adulti che potranno essere, offrendo esempi di vita cui fare riferimento.
Nell’art. 5 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia si parla espressamente anche dei membri facenti parte della “famiglia allargata” (da intendersi nonni e altre figure parentali di riferimento) e della “collettività”, responsabili del fanciullo e di cui ogni bambino ha bisogno per maturare il rispetto dei propri genitori, della propria identità, della propria lingua e dei propri valori culturali.
Nel – fondamentale – preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia si legge che la famiglia è l’“unità fondamentale della società e ambiente naturale per la crescita e il benessere di tutti i suoi membri e in particolare dei fanciulli”, e si riconosce che “il fanciullo ai fini dello sviluppo armonioso e completo della sua personalità deve crescere in un ambiente familiare in un clima di felicità, di amore e di comprensione”. Ambiente familiare che, ovviamente, non si limita alla sola famiglia in senso stretto ma anche alle altre figure parentali ed affettive di cui si è detto. Queste figure sono tutte interconnesse e corresponsabili gli uni degli altri e contribuiscono all’orientamento ed ai consigli di cui si parla nell’art. 5 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia.
La rete di sostegno interfamiliare di cui si è parlato, come pure il supporto che la società dovrebbe fornire, per la crescita di ogni minore, paiono ancora più fondamentali in caso di bambini affetti da disabilità. Nei casi di minore con disabilità fisica o intellettiva, infatti, la famiglia necessariamente si deve riorganizzare ed i soli genitori sono spesso insufficienti a fornire al proprio figlio tutte le attenzioni, le cure ed il sostegno materiale necessari, a volte per incapacità emotiva di ovviare ai bisogni specifici derivanti dalla disabilità stessa, a volte per semplice difficoltà pratica ad occuparsi del minore, compatibilmente, ad esempio, con gli impegni lavorativi, anche con il rischio di dover operare rinunce personali, maturando sensi di colpa e sentimenti di risentimento, rabbia o depressione, ovvero sviluppando un atteggiamento iperprotettivo che soffoca lo sviluppo del bambino.
Le risorse che la famiglia allargata può fornire in questi casi sono senza dubbio importantissime, fornendo ai genitori del minore una solida struttura su cui poggiare. Si tratterà di risorse emozionali (le capacità di gestione di frustrazioni, ansie e paure che, soprattutto all’inizio, potranno sopraffare i genitori), risorse cognitive (la necessità di elaborare l’evento e razionalizzare le sue conseguenze sulla famiglia), risorse sociali (la esigenza di attivare tutte le risorse indispensabili per gestire la situazione) e risorse economiche (per fornire al bambino ciò di cui ha bisogno e per garantirgli le migliori condizioni di vita possibili).
In questi casi, evidentemente, è fondamentale il supporto intra ed extrafamiliare che una rete di relazioni potrà avere sulla capacità genitoriale di accompagnare il minore nel suo sviluppo a lungo termine, determinando una ridistribuzione di compiti, responsabilità e risorse.
Certamente, però, affinché l'esperienza dei genitori possa integrarsi con quella dei nonni è necessario il rispetto dei reciproci ruoli. I nonni devono limitarsi a fare i nonni, nel rispetto delle figure genitoriali così da non screditare l'immagine che il minore ha dei suoi principali punti di riferimento. Solo così è possibile vivere in armonia!
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