I fondi pensioni: come scegliere


La previdenza complementare è necessaria, ma cosa scegliere e come scegliere tra le varie offerte?
I fondi pensioni: come scegliere

I fondi pensione: servono veramente per integrare la pensione pubblica? Come scegliere tra le varie possibilità? Sono l'unica soluzione per risolvere la questione della pensione? Qui ti spiego alcuni aspetti per fare ordine. Innanzitutto, occuparsi della propria pensione vuol dire farsi un favore per il futuro. La generazione dei Millennials in poi avrà una pensione pubblica che, se raggiungerà il 30% dell'ultimo stipendio, sarà molto fortunata. Di conseguenza bisogna trovare soluzioni alternative. Per ogni individuo possono esserci soluzioni diverse: chi avrà la possibilità di avere rendite integrative da affitti o da partecipazioni in qualche azienda avrà sicuramente una situazione diversa da chi non avrà strumenti aggiuntivi. Questi ultimi sono obbligati a ragionare su qualche forma di accantonamento per trovarsi un capitale in futuro. I fondi pensione sono lo strumento adatto, in quanto permette di usufruire dell'agevolazione fiscale e di altre norme ad hoc. In questo articolo voglio focalizzarmi, però, sulle caratteristiche che personalizzano i vari tipi di fondi. Si suddividono in:

  • fondi chiusi o di categoria
  • fondi aperti
  • piani individuali pensionistici (PIP)

I fondi di categoria possono essere sottoscritti esclusivamente dai lavoratori appartenenti a certe categorie. In genere possono partecipare anche i famigliari di detti lavoratori tramite contributo volontario. I fondi aperti e i PIP sono sottoscrivibili da chiunque, anche dai minori con il consenso di chi esercita la patria potestà. In fase di versamento contributi la prima tipologia sarebbe preferibile in quanto oltre ai versamenti del lavoratore, per accordi sindacali, anche il datore di lavoro è obbligato al versamento di una quota. Negli altri due fondi il datore di lavoro non ha questo obbigo. Per quanto riguarda il TFR dipende da alcune caratteristiche dell'azienda (nr lavoratori) e del lavoratore (data di prima assunzione).  Un altro motivo che favorisce in modo significativo i fondi chiusi rispetto agli altri due sono i costi, che possono raggiungere anche l'1% annuo, con valori importanti a seconda della permanenza nel fondo. I PIP sono i più costosi, ma sono anche gli unici tra i vari tipi che hanno l'obbligo di avere una linea garantita. Gli altri possono prevedere delle linee protette o comunque a basso rischio, ma non garantite. E qui nasce la vera necessità per il lavoratore: come comprendere cosa fare? E' sufficiente guardare il numero dei costi? E' sufficiente leggere un sito web? NO!. E' assolutamente necessario affidarsi ad un consulente, che possa chiarire non solo gli aspetti normativi fiscali e di regole generali, ma anche su come investire i contributi, cosa conviene fare a seconda della propria situazione. OGNI LAVORATORE E' DIVERSO. Tutti i fondi investono in diversi strumenti finanziari e, quindi, è necessario capire il livello di rischio che il lavoratore riesce a sostenere. Le esigenze di ognuno sono diverse. Bisogna capire quanto versare per evitare due rischi: da una parte dedicare troppe risorse, avendo magari altre alternative; dall'altra dedicarne troppo poche e trovarsi in futuro senza aver raggiunto l'obiettivo originale. Tutto quanto serve a non avere sorprese in futuro. Usiamo il consulente come un comandante che sa usare la bussola, che ci indica la rotta. Ti aiuta anche a capire su quale nave salire, per affrontare un viaggio che sarà lungo e, quindi, ti aiuterà ad affrontare i vari momenti che si presenteranno. Previdenza integrativa sì, ma con accortezza. Prima si inzia e meglio è. Più si accumula e meglio sarà. E ricordiamoci bene: allo stato attuale è integrativa, non potrà sostituire completamente quella pubblica.

 

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di Mirko Faneo

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