I pastori e il gregge


Le banche sono ancora piene di problemi, ma nessuno ne parla più
I pastori e il gregge
Oggi è una domenica piovosa e osservando le auto scorrere sul selciato bagnato mi è venuto in mente come l’essere umano si comporti come un gregge di pecore.

La domenica le famiglie più o meno credenti si raccolgono con i loro vestiti nuovi sulle panche delle chiese di quartiere che riecheggiano di canti e preghiere pronunciate con monotone note.
Queste stesse chiese sono sempre le stesse tutti i giorni, ma nei giorni non festivi sono riempite da 4 persone anziane (se va bene).
In questa giornata piovosa i supermercati si riempiono di persone che come pecore cercano nei soliti negozi visti e rivisti un qualcosa che neanche loro sanno, ma l’ambiente è confortevole protegge, ma quello che è disarmante è il loro movimento lento e ondulante che mi ricorda il movimento degli animali che brucano svogliati lo stesso campo.
Ma il peggio di questa situazione è che la maggior parte di queste persone mantiene lo stesso comportamento da pecore non solo nella vita comune, ma anche nella gestione dei loro interessi personali e finanziari.
I loro pastori (Giornali, televisioni, radio, bancari costretti alla poco professionalità) coscienti dell’ignoranza (nel senso di non conoscenza) che riverbera nelle loro teste conducono il gregge dove vogliono.
I pastori urlano i problemi che hanno le banche e tante pecore corrono a ritirare i propri risparmi per portarli in luoghi più sicuri mentre gli altri privi di carattere e svogliati al cambiamento rimangono nello stesso campo a brucare convinti che "tanto non succederà" niente.
Poi qualcosa succede, ma ormai è tardi.
Ho conosciuto persone che, nonostante le raccomandazioni di dismissione di prodotti strutturati fornitegli da professionisti, sono rimaste sorde ai consigli ricevuti e si sono viste volatizzare nel nulla parte dei loro risparmi da banche decotte e gran parte di loro, nonostante questa vessazione, sono rimaste clienti dei loro aguzzini.
Oggi i pastori, di banche, non ne parlano più e le pecorelle felici e contenti continuano a brucare nello stesso campo, dove l’erba è gialla e non verde, dove l’erba non è più buona, ma perché porsi dei perché, meglio rimanere fermi lì perché nel campo vicino l’erba sembra più verde e brillante, ma chissà potrebbe essere un’illusione.
E queste pecorelle non ascoltano chi vorrebbe consigliarli per il loro bene, non ascoltano chi gli dice che le banche non hanno ancora risolto i loro problemi, non ascoltano chi gli dice che le banche sono ancor piene di crediti deteriorati (NPL, crediti dubbi, crediti scaduti e non rinnovati), sono ancora piene di titoli di stato italiani (324 miliardi di un debito che a giugno sfiorerà i 2.300 miliardi), non ascoltano chi gli dice che per guadagnare le banche stanno incrementando la voce commissioni (ma, concreta illusione, le pecore pensano che le commissioni ai pastori le paghino gli altri, ma chi sono gli altri?...).
I pastori dicono che è tutto a posto, le banche sono di nuovo sicure, il debito dello stato lo pagheranno...ma poi perché bisogna pagare i debiti...
Care pecorelle accendete la televisione e guardate le trasmissioni demenziali, guardate le partite, inveite contro la destra o la sinistra e continuate a non alzare la testa, non approfondite un dubbio, tanto per i pastori l’importante è far sembrare che tutto cambi affinché niente cambi.
D’ altra parte informarsi costa fatica e poi il mondo è pieno di lupi, meglio rimanere con i nostri cari pastori; è vero ci trattano male, ci mangiano lentamente, ci illudono e ci fanno piangere, ma perché affidarsi ad un professionista che potrebbe fare i nostri interessi, portarci nei pascoli più verdi, aiutarci a soddisfare i nostri desideri, risolverci alcuni dei nostri problemi...?
No! Meglio continuare a credere nelle favole dei nostri pastori.

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di Francesco Carli

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