I suoceri invadenti sono la causa della crisi?
Non si può dunque negare che un cospicuo numero di separazioni e divorzi in Italia siano causate da un rapporto difficile con le famiglie d’origine e che le discussioni all’interno della coppia spesso insorgono per conflitti su comportamenti da tenere e confini da stabilire con i familiari. Ma vediamo cosa dice la giurisprudenza a tal proposito. Due sentenze appaiono significative: la prima emessa dalla Suprema Corte di Cassazione, nr. 4540/2011 e la seconda della Corte d’Appello di Salerno del 2008.
Secondo la Suprema Corte di Cassazione non costituirebbe "abbandono del tetto coniugale" ma "giusta causa" la decisione del coniuge di lasciare la casa coniugale in costanza di matrimonio a causa di gravi ingerenze e provocazioni del suocero convivente. Sempre secondo la Suprema Corte di Cassazione è possibile ottenere l’addebitabilità della separazione giudiziale all’altro coniuge se si dimostra di essere stato vittima delle invadenze e delle ingerenze di uno o di entrambi i suoceri quando tale situazione sia stata anche semplicemente tollerata passivamente dall’altro coniuge. Sulla base di questi assunti si può dunque affermare che chi subisce le pressioni di un suocero può lasciare la casa coniugale senza che ciò comporti delle conseguenze e chi vi rimane può chiedere l’addebito della separazione nei confronti dell’altro.
La sentenza della Corte d’Appello di Salerno del 2008 riconobbe la validità di una sentenza ecclesiastica che aveva dichiarato nullo un matrimonio entrato in crisi per colpa di una suocera.
Durante i colloqui è facile ascoltare frasi del tipo: "Lei non vuole frequentare i miei genitori", "Lui se non vede e se non sente sua madre ogni giorno..", "Sua madre ogni mattina quando vede le persiane alzate si fionda per vedere il bambino", "Sua madre da al bambino solo patatine", "Sua madre si intromette nella nostra vita privata, nelle decisioni importanti, decisioni che dovremmo prendere noi due insieme, non ne posso più!" ecc... Frasi e situazioni che rivelano una infelicità, una gelosia e soprattutto una profonda solitudine. Una sofferenza che può essere presente già dalla fase del fidanzamento e che poi si protrae anche nel matrimonio. Genitori da un lato, che possono essere in buona fede e che rappresentano dei punti di riferimento per il supporto affettivo e materiale della coppia e coniugi dall’altro, in balia dei due affetti, angosciati dalle interferenze che non sanno gestire. Una situazione scomoda per la coppia ma che potrebbe essere sistemata individuando la vera fonte del problema: nella mancata coesione dei coniugi nell’individuare quelle che sono le linee guida di come far funzionare la coppia e la famiglia; nell’incapacità di attivare autonomamente le naturali attitudini di mediazione a causa del livello di dell’escalation cui il conflitto è giunto e nella mancanza di una maturità tale che consenta di far rispettare dei "paletti" alle rispettive famiglie d’origine. Una pratica, quella della mediazione, che sembra risultare difficile da svolgere alle coppie e che potrebbe essere realizzata con l’aiuto di un Mediatore familiare.
Dott.ssa Maria Antonietta Canestrino, Mediatore Familiare e sociale, Codroipo (Ud).
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