Il baratto amministrativo: saldare i debiti lavorando
In teoria chi ha accumulato debiti con il Comune può saldare quanto dovuto lavorando per l'ente locale. Ma in pratica è proprio così?
Il Decreto Legge n. 133 del 12 settembre 2014, meglio noto come "Sblocca Italia", ha introdotto un’interessante possibilità per cittadini ed Enti Locali: il cosiddetto "baratto amministrativo": tale strumento giuridico consente ai Comuni di individuare alcune attività (pulizia di strade e/o edifici pubblici, manutenzione del verde, lavori di tinteggiatura ed altro) che possono essere svolti dai cittadini che, trovandosi in situazione di difficoltà economiche (disoccupati, cassaintegrati, morosi incolpevoli) non riescono a pagare i tributi locali (IMU, TARI) oppure non riescono a far fronte al pagamento dei canoni degli alloggi ERP o a pagare le rette per la mensa scolastica dei figli.
In sostanza, il cosiddetto "baratto amministrativo" consente di trasformare in ore di lavoro a servizio della comunità quanto non si riesce a pagare per tributi e/o tariffe comunali.
Un’idea semplice ed innovativa, un’opportunità per i Comuni, soprattutto per quelli più piccoli, per recuperare sotto forma di "lavoretti" quanto alcuni cittadini in difficoltà farebbero fatica a pagare.
Il Comune di Milano, ad esempio, ha di recente pubblicato un bando che mette al centro dello scambio pubblico-privato la possibilità di scontare sotto forma di baratto amministrativo quanto il cittadino non è riuscito a pagare fino al 2013 e per importi inferiori a 1500 euro.
Tuttavia, nella pratica, tale strumento si sta rivelando di difficile applicabilità.
Molti amministratori, infatti, si sono chiesti quali possano essere i rischi connessi all’utilizzo di tale strumento; in particolare, ci si è chiesto se percorrendo questa strada in seguito si fosse corso il rischio di vedersi contestato un danno erariale, e cioè il mancato incasso di somme di denaro dovute dal cittadino sotto forma di imposte e/o tariffe in quanto oggetto di "scambio".
A tal proposito è da evidenziare una recente pronuncia della Corte dei Conti dell’Emilia Romagna che ha un po’ raffreddato gli entusiasmi.
I Giudice Contabili, in buona sostanza, sostengono che la riduzione delle imposte e/o delle tariffe a fronte dell’esecuzione di un lavoretto di manutenzione non si possa applicare sui debiti pregressi dei cittadini, ma solo sui tributi futuri. In pratica: se un cittadino tinteggia la parete di una scuola, potrà ottenere uno sconto sulla tariffa che dovrà pagare l’anno successivo per la mensa scolastica dei figli, ma non potrà sanare l’eventuale morosità accumulata.
Secondo la Corte dei Conti, inoltre, ci deve essere una stretta corrispondenza tra lavoro svolto e tributi. In altre parole, se una persona viene incaricata di raccogliere mozziconi di sigarette o cartacce per strada, potrà avere una riduzione sulla tassa dei rifiuti, ma non sull’affitto dell’alloggio popolare dove abita.
Tali limitazioni, che non appaiono di poco conto, non hanno tuttavia impedito a molti enti locali di proseguire nel percorso già intrapreso, finalizzato a trovare un giusto equilibrio tra gli interessi dei cittadini e quello degli enti locali.
In sostanza, il cosiddetto "baratto amministrativo" consente di trasformare in ore di lavoro a servizio della comunità quanto non si riesce a pagare per tributi e/o tariffe comunali.
Un’idea semplice ed innovativa, un’opportunità per i Comuni, soprattutto per quelli più piccoli, per recuperare sotto forma di "lavoretti" quanto alcuni cittadini in difficoltà farebbero fatica a pagare.
Il Comune di Milano, ad esempio, ha di recente pubblicato un bando che mette al centro dello scambio pubblico-privato la possibilità di scontare sotto forma di baratto amministrativo quanto il cittadino non è riuscito a pagare fino al 2013 e per importi inferiori a 1500 euro.
Tuttavia, nella pratica, tale strumento si sta rivelando di difficile applicabilità.
Molti amministratori, infatti, si sono chiesti quali possano essere i rischi connessi all’utilizzo di tale strumento; in particolare, ci si è chiesto se percorrendo questa strada in seguito si fosse corso il rischio di vedersi contestato un danno erariale, e cioè il mancato incasso di somme di denaro dovute dal cittadino sotto forma di imposte e/o tariffe in quanto oggetto di "scambio".
A tal proposito è da evidenziare una recente pronuncia della Corte dei Conti dell’Emilia Romagna che ha un po’ raffreddato gli entusiasmi.
I Giudice Contabili, in buona sostanza, sostengono che la riduzione delle imposte e/o delle tariffe a fronte dell’esecuzione di un lavoretto di manutenzione non si possa applicare sui debiti pregressi dei cittadini, ma solo sui tributi futuri. In pratica: se un cittadino tinteggia la parete di una scuola, potrà ottenere uno sconto sulla tariffa che dovrà pagare l’anno successivo per la mensa scolastica dei figli, ma non potrà sanare l’eventuale morosità accumulata.
Secondo la Corte dei Conti, inoltre, ci deve essere una stretta corrispondenza tra lavoro svolto e tributi. In altre parole, se una persona viene incaricata di raccogliere mozziconi di sigarette o cartacce per strada, potrà avere una riduzione sulla tassa dei rifiuti, ma non sull’affitto dell’alloggio popolare dove abita.
Tali limitazioni, che non appaiono di poco conto, non hanno tuttavia impedito a molti enti locali di proseguire nel percorso già intrapreso, finalizzato a trovare un giusto equilibrio tra gli interessi dei cittadini e quello degli enti locali.
Articolo del: