Il bullismo e la tutela legale
Come affrontare dal punto di vista legale il problema del bullismo
Il bullismo è ormai un fenomeno sempre più presente tra gli adolescenti, in un’età compresa tra gli 11 e i 17 anni e si presenta di solito all’interno delle scuole.
Il bullismo può definirsi come una serie di comportamenti diretti ad offendere, denigrare ed isolare la vittima.
Molto spesso i genitori, nei casi in cui riescano a riscontrare un episodio di bullismo ai danni del proprio figlio, non sanno cosa fare per tutelarlo e per impedire il protrarsi di tali condotte.
Ciò che deve intanto evidenziarsi è che non basta un solo episodio di prevaricazione per far si che possa parlarsi di bullismo, ma è necessario che il comportamento sia continuativo nel tempo.
Pertanto, un solo episodio isolato non può considerarsi un atto di bullismo.
Il bullismo in sè non è un reato, ma il bullismo può rientrare in altre fattispecie di reato, come lo stalking.
Proprio recentemente la Cassazione che, con una sentenza dell’8 giugno 2017, ha applicato la fattispecie del reato di stalking nei confronti di quattro ragazzi, studenti di un istituto tecnico, che avevano preso di mira un compagno di scuola, picchiandolo ed insultandolo, per un periodo di due anni, tanto da costringerlo ad abbandonare la scuola, dopo essere finito in ospedale.
Inoltre, il bullismo può estrinsecarsi in vari tipologie di reato, quali le molestie, le lesioni, le minacce, le percosse, il furto e, a volte, anche violenza sessuale.
Occorre considerare che gli autori di questi tipi di reato sono spesso minorenni e che molto spesso agiscono in gruppo.
Ebbene, la legge considera penalmente responsabili i minori di età superiore ai 14 anni e che riconosce anche il diritto ad ottenere il risarcimento del danno subito nei confronti dei genitori dei minori autori di simili reati.
Non solo, alla responsabilità del minore, autore degli atti di bullismo, si può aggiungere anche la responsabilità dei genitori e degli insegnanti.
Infatti, la legge prevede la responsabilità dei genitori che è prevista ex art. 2048 c.c., ed è una responsabilità oggettiva, prevista per i genitori che convivono con i propri figli.
Inoltre, può sussistere anche la responsabilità dell’insegnante che ometta di esercitare il dovuto controllo sui propri alunni e che non ponga in essere un’azione diretta ad ostacolare un siffatto comportamento.
Pertanto, in questi casi bisogna prima di tutto avere il coraggio di presentare una denuncia all’autorità giudiziaria.
Occorre considerare che per le vittime adolescenti di questi atti di bullismo la difficoltà più grande è proprio quella di denunciare questi episodi, proprio per il timore delle ripercussioni che ne possono derivare.
I genitori devono, pertanto, essere in grado di captare comportamenti strani da parte del ragazzo e cercare di indurre il proprio figlio a parlarne.
E’ fondamentale riuscire ad intervenire tempestivamente proprio al fine di evitare che le vittime di bullismo possano subire conseguenze devastanti dagli atti dei bulli, sino a giungere a togliersi la vita.
E’ importante, in questi casi, anche affiancare immediatamente all’assistenza legale anche l’assistenza psicologica alle vittime di atti di bullismo.
Recentemente è stata introdotta la legge 71 del 2017 che tutela invece le vittime del cyberbullismo, attraverso misure dirette ad ottenere la rimozione e l’occultamento di contenuti ritenuti dannosi per i minori dai siti internet e dai social media.
Le Regioni hanno adottato diverse forme di tutela per le vittime di bullismo anche attraverso l’intervento delle scuole e degli insegnanti, a cui i soggetti interessati possono rivolgersi per segnalare questi tipi di comportamenti.
Il bullismo può definirsi come una serie di comportamenti diretti ad offendere, denigrare ed isolare la vittima.
Molto spesso i genitori, nei casi in cui riescano a riscontrare un episodio di bullismo ai danni del proprio figlio, non sanno cosa fare per tutelarlo e per impedire il protrarsi di tali condotte.
Ciò che deve intanto evidenziarsi è che non basta un solo episodio di prevaricazione per far si che possa parlarsi di bullismo, ma è necessario che il comportamento sia continuativo nel tempo.
Pertanto, un solo episodio isolato non può considerarsi un atto di bullismo.
Il bullismo in sè non è un reato, ma il bullismo può rientrare in altre fattispecie di reato, come lo stalking.
Proprio recentemente la Cassazione che, con una sentenza dell’8 giugno 2017, ha applicato la fattispecie del reato di stalking nei confronti di quattro ragazzi, studenti di un istituto tecnico, che avevano preso di mira un compagno di scuola, picchiandolo ed insultandolo, per un periodo di due anni, tanto da costringerlo ad abbandonare la scuola, dopo essere finito in ospedale.
Inoltre, il bullismo può estrinsecarsi in vari tipologie di reato, quali le molestie, le lesioni, le minacce, le percosse, il furto e, a volte, anche violenza sessuale.
Occorre considerare che gli autori di questi tipi di reato sono spesso minorenni e che molto spesso agiscono in gruppo.
Ebbene, la legge considera penalmente responsabili i minori di età superiore ai 14 anni e che riconosce anche il diritto ad ottenere il risarcimento del danno subito nei confronti dei genitori dei minori autori di simili reati.
Non solo, alla responsabilità del minore, autore degli atti di bullismo, si può aggiungere anche la responsabilità dei genitori e degli insegnanti.
Infatti, la legge prevede la responsabilità dei genitori che è prevista ex art. 2048 c.c., ed è una responsabilità oggettiva, prevista per i genitori che convivono con i propri figli.
Inoltre, può sussistere anche la responsabilità dell’insegnante che ometta di esercitare il dovuto controllo sui propri alunni e che non ponga in essere un’azione diretta ad ostacolare un siffatto comportamento.
Pertanto, in questi casi bisogna prima di tutto avere il coraggio di presentare una denuncia all’autorità giudiziaria.
Occorre considerare che per le vittime adolescenti di questi atti di bullismo la difficoltà più grande è proprio quella di denunciare questi episodi, proprio per il timore delle ripercussioni che ne possono derivare.
I genitori devono, pertanto, essere in grado di captare comportamenti strani da parte del ragazzo e cercare di indurre il proprio figlio a parlarne.
E’ fondamentale riuscire ad intervenire tempestivamente proprio al fine di evitare che le vittime di bullismo possano subire conseguenze devastanti dagli atti dei bulli, sino a giungere a togliersi la vita.
E’ importante, in questi casi, anche affiancare immediatamente all’assistenza legale anche l’assistenza psicologica alle vittime di atti di bullismo.
Recentemente è stata introdotta la legge 71 del 2017 che tutela invece le vittime del cyberbullismo, attraverso misure dirette ad ottenere la rimozione e l’occultamento di contenuti ritenuti dannosi per i minori dai siti internet e dai social media.
Le Regioni hanno adottato diverse forme di tutela per le vittime di bullismo anche attraverso l’intervento delle scuole e degli insegnanti, a cui i soggetti interessati possono rivolgersi per segnalare questi tipi di comportamenti.
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