Il cambiamento è una competenza da allenare
IL CAMBIAMENTO È UNA COMPETENZA DA ALLENARE
Che ci piaccia o meno, il cambiamento è inevitabile.
La materia cambia continuamente, si trasforma, cresce per poi morire.
La biologia c’insegna che ogni 7 anni il nostro organismo rinnova completamente le sue cellule, ad eccezione di quelle del sistema nervoso. Il nostro corpo cambia e noi possiamo fare poco a riguardo.
Anche le condizioni sociali, politiche ed economiche mutano e possono imporci cambiamenti, così come i mutamenti nella nostra vita possono essere conseguenza delle scelte di altri o del destino. Insomma: la vita umana è composta da ritmi e da cicli e non si può prescindere dal mutamento. Magari non ci piace, addirittura ci fa paura, ma non possiamo evitare che arrivi: o ci adattiamo al cambiamento o rimaniamo indietro.
E’ il modo in cui ci relazioniamo alle innovazioni che determina la nostra evoluzione o involuzione.
Se il cambiamento è inevitabile, la crescita personale è una scelta.
Occorre a mio parere distinguere le innovazioni su cui abbiamo poco o nulla potere, da ciò che può essere un mutamento intenzionale, cioè un’innovazione autodeterminata e durevole dei nostri comportamenti, abitudini, competenze, credenze, stati emotivi e percezioni. In poche parole: scegliere intenzionalmente di evolverci.
Solitamente, l’incipit di un cambiamento è dato da un’insoddisfazione per uno stato di cose (una relazione, un nostro comportamento, un lavoro…) che non è come si vuole.
E’ quello che nel coaching umanistico definiamo “la situazione alpha”, iniziale: la persona si trova in una condizione problematica e percepisce la voglia di rivoluzionare poco o tanto la sua esistenza, sente il bisogno di affrontare qualcosa o scappare da qualcosa, ma non ha ancora un progetto chiaro di ciò che vuole raggiungere e perché.
Questo è un passaggio molto importante per quanto riguarda il desiderio di cambiamento: essendo per lo più stimolato da una situazione problematica, commettiamo l’errore di concentrare le nostre energie mentali e fisiche solo su ciò che si vuole smettere di fare, su dove non si vuole più vivere, lavorare, con chi non si vuole più stare.
Il motivo per cui molti buoni propositi non vengono mantenuti è perché spesso non siamo abili a formulare efficacemente i nostri obiettivi che, tanto per iniziare, devono essere formulati sempre in POSITIVO. Solo così iniziamo ad intravedere la direzione che vogliamo far prendere alla nostra vita. Non basta dire: “Sono logorata dai continui litigi con mio figlio” e, quindi, mettersi l’obiettivo “Non voglio più litigare con lui. Occorre chiedersi dettagliatamente “Dove voglio andare?” e quindi, mettersi un obiettivo positivo, del tipo “Migliorare la relazione con mio figlio”.
Ma ancora non è sufficiente.
Per formulare un obiettivo efficace, dobbiamo scendere nel dettaglio, renderlo SPECIFICO. Per tornare all’esempio di prima: Cosa vuol dire andare d’accordo, concretamente con questo figlio?
E poi ancora, continuare a riflettere per scendere ancora più nel dettaglio della concretezza della vita di tutti i giorni. Un obiettivo ben formulato deve anche essere MISURABILE, cioè: come verifico che le strategie che sto mettendo in atto per migliorare la relazione con mio figlio stanno producendo i risultati desiderati? E poi devo chiedermi: “Quanto di quello che mi sono prefissato di fare dipende da me? E’ realistico? O mi sono lasciato prendere da un eccesso di entusiasmo ed è un obiettivo sovradimensionato? Oppure è prevalsa la mia natura pessimista e mi sono messo un obiettivo sottodimensionato?”
Chi ha tempo, non aspetti tempo
Se abbiamo degli obiettivi, perciò dei cambiamenti da realizzare, dobbiamo iniziare subito.
Quante volte ci diciamo “lo farò domani” e poi non lo facciamo mai. Pensiamo che “un giorno” raggiungeremo i cambiamenti desiderati, ma il problema è che quel “domani” non arriva mai se non abbiamo la determinazione di iniziare qualcosa adesso. Ecco perché dobbiamo anche verificare se il nostro obiettivo è ECOLOGICO, cioè: ciò che mi sono prefissato è compatibile con tutto ciò che io sono? Soddisfa i miei valori fondamentali? Perché lo voglio davvero? Che convinzioni mi servono per farmi essere perseverante nel raggiungerlo? Quali abilità personali potrò usare? Quali abitudini dovrò perdere e con quali potrò sostituirle? Quali ostacoli e quali opportunità potrò incontrare?
Se ti diverti, cresci molto più velocemente
Impariamo ad inserire il divertimento nel raggiungere i nostri obiettivi più importanti. Questo perché, passato l’entusiasmo iniziale, chi ce lo fa fare di impelagarsi a lungo in strade complesse, senza passione e divertimento?
Divertirsi non significa che l’obiettivo debba essere divertente. Possiamo avere obiettivi importanti e tutt’altro che divertenti, ma dobbiamo ricordarci che la vita è troppo breve e, spesso, molto strana, per prenderla troppo sul serio. Il modo per inserire il divertimento per raggiungere gli obiettivi più importanti, c’è: dobbiamo solo inventarlo!
Il grande potere dell’immaginazione
Se immaginiamo i benefici e riusciamo ad anticipare la gioia del nostro successo beneficeremo di una spinta in più verso il cambiamento. Anche solo per il fatto che ci stiamo avvicinando ad un nostro piccolo successo, aiuta ad evitare sensi di frustrazione e di fallimento.
Un modo originale ed efficace per raggiungere i nostri obiettivi può essere quello di far finta di averli già raggiunti. Già, ma come? Incominciando a camminare, a parlare e ad agire come se noi avessimo già ottenuto i cambiamenti desiderati, pian piano vedremo che quelle cose entreranno a far parte della nostra vita e ci faciliteranno nel raggiungimento della meta.
Forza allora, quali cambiamenti vogliamo apportare alla nostra vita?
Prendiamo carta e penna, perché, last but not least, gli obiettivi devono sempre essere messi per iscritto per dare valore alla nostra meta e prendere un impegno con noi stessi. Inoltre un obiettivo scritto aiuta a focalizzare le attività necessarie a realizzarlo, aiuta a scegliere sia cosa fare, sia cosa non fare
E se mi venisse paura? E se mi sentissi poco sicura/o?
Quando si parla di cambiamento, è facile provare la paura di lasciare qualcosa che comunque si conosce, anche se non ci fa stare bene o non ci piace, per qualcosa di ignoto o di incerto.
Occorre cambiare paradigma, riguardo al cambiamento. Cambiare non significa che dobbiamo buttare alle ortiche tutto quello che abbiamo fatto finora, né che siamo sbagliati e, quindi, dobbiamo annullarci come persona. Cambiare significa evolversi.
Pensiamoci bene: sicuramente nel corso della nostra vita abbiamo imparato cosa poteva essere bene per noi e cosa no. Se siamo riusciti a far tesoro delle esperienze e ad imparare dagli errori, magari siamo già riusciti a cambiare qualche nostro approccio e strategia. In altre parole: siamo riusciti a crescere, ad evolverci e, quindi, a vivere già dei cambiamenti nella nostra vita. Probabilmente, non ce ne siamo resi conto o non abbiamo saputo sfruttare al meglio questo processo.
Ecco che un buon lavoro di coaching serve a far maturare la coscienza personale, per discernere tra ciò che è da tenere e potenziare, cioè i punti di forza, le potenzialità che, se allenate, diventano poteri in grado di ottenere risultati ed amplificarli, mitigando i nostri punti deboli, affinché non ci possano più far male.
Cambiare significa quindi auto superarsi, alla ricerca della nostra integrità.
Non dobbiamo trasformarci in nessun altro, dobbiamo tendere a diventare la miglior versione di noi stessi, sforzandoci di uscire quel tanto che basta dalla nostra zona di comfort perché…quello che ci ha portato fino a qui, non ci porterà oltre!
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