Il contrasto alla violenza di genere

La crescita di pensieri, parole e azioni di odio
Nonostante la nostra Costituzione democratica e l’accettazione della Dichiarazione Universali dei Diritti Umani del ’48, anche nel nostro paese è in aumento quella cultura dell’odio e dell’intolleranza rispetto alla difformità nei confronti di modelli di riferimento, da cui germina la violenza, soprattutto nei confronti delle donne.
“Negli ultimi anni la convivenza civile si è palesemente deteriorata: non solo diminuiscono comportamenti prosociali, ma crescono significatamente pensieri, parole e azioni di odio. Sembra essere diventato socialmente consentito odiare, purché l’oggetto dell’odio “se lo meriti”, laddove il “meritarlo” quasi sempre non è correlato a una colpa, ma a una “difformità” socialmente attribuita. All’interno di questa galassia distruttiva … il genere raccoglie le tipologie più variegate e violente degli attacchi: dalle ingiurie che accompagnano il dissenso, se è una donna quella a cui ci si rivolge, agli agiti particolarmente cruenti …” (Meringolo 2019)
Le varie forme di violenza
La violenza, dal latino violentus (“vis”: forza e “ulentus”: eccesso) per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è l’utilizzo intenzionale della forza fisica o del proprio potere contro se stessi, contro un’altra persona o contro un gruppo/comunità, tale da determinare (sia in termini di probabilità, sia in termini di effettivo esito) lesioni fisiche, danni psicologici ed esistenziali, problemi nello sviluppo (nel caso dei bambini), morte. La violenza, quale affermazione di potere, si può concretizzare in comportamenti diversi: fisici, psicologici, connessi a privazione o incuria, economici e finanziari …
Fra le varie forme di violenza c’è la violenza contro le donne, basata sul genere: un fenomeno mondiale, europeo e italiano di grande rilevanza con donne e minori quali vittime prevalenti e uomini quali autori maggioritari di maltrattamento. L’OMS ha stimato che le donne vittime di una qualche forma di violenza arrivi, nel mondo, al 35%. L’Istat indica per l’Italia una percentuale pari al 31,5%. In sintesi, a livello globale e in Italia, una donna su tre subisce una qualche forma di violenza almeno una volta nella vita.
Il Contrasto alla violenza di genere secondo La Convenzione d’Istambul
La Convenzione di Istambul (2011) pone l’accento sulla violenza contro le donne correlata al dislivello di potere sociale tra un uomo e una donna, alle discriminazioni di genere, presenti in tutte le culture, che penalizzano il femminile e che coinvolgono anche i minori (violenza assistita)[1]. Nell’art. 3 della Convenzione con l’espressione “violenza nei confronti delle donne”, che include anche la violenza domestica (l’Intimate Partner Violence), la si definisce come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne. Tali violazioni e discriminazioni comprendono tutti gli atti che provocano danni e sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata.
La Convenzione prevede un approccio complesso al contrasto alla violenza di Genere, basato sui quattro P:
- Politiche integrate, coordinate e globali
- Protezione delle vittime
- Persecuzione autori violenza
- Prevenzione: formazione degli operatori coinvolti, lavoro con gli autori di maltrattamento, attivazione dei processi di empowerment, finalizzati a modificare le relazioni impari di potere tra uomini e donne nei diversi contesti del vivere sociale e personale, sensibilizzazione culturale ed educazione per la messa in discussione di modelli sociali e culturali profondamente radicati ed estremamente diffusi. ecc.
Per effettuare un effettivo contrasto alla violenza è indispensabile che i vari soggetti coinvolti lavorino, dunque, a livello internazionale, europeo, nazionale e locale, in modo sistemico, coordinato e, in quanto tale, complesso. In particolare nel nostro Paese occorre che i vari soggetti competenti, enti pubblici e privati (Procura, Forze dell’Ordine, Asl, Associazioni, ecc.) perseguano obiettivi comuni:
- Collaborando.
- Avvalendosi della ricerca scientifica internazionale e delle risorse europee, messe a disposizione degli Stati[2]
- Formandosi
La formazione psicologica
Il contrasto alla violenza coinvolge diverse figure professionali, fra cui psicologi/ghe e psicoterapeute/i. Per ciascuna/o occorre una formazione trasversale e una specifica, a secondo dell’ambito in cui opera, per la padronanza di:
- Competenze trasversali: conoscenza delle normative di riferimento, delle risorse cui poter fare riferimento, delle caratteristiche fondamentali della violenza di genere, degli stereotipi di genere e gender bias[3], abilità nella comunicazione con l’utenza di riferimento, i collaboratori e le altre figure professionali e nel gestire i rischi da evitare e i fattori di protezione da attivare nei vari contesti per fare l’invio opportuno, non solo ad altre figure professionali, ma anche a colleghe/i con competenze settoriali diverse dalla propria …
- Competenze psicologiche specifiche per i vari ambiti di riferimento: il lavoro con le vittime, con gli autori di maltrattamento, la violenza assistita, le perizie per il Tribunale, i progetti educativi finalizzati alla destrutturazione degli stereotipi sui ruoli maschili e femminili e sessuali, la sensibilizzazione culturale …
Il contrasto alla violenza secondo l’OMS e Agenda 2030
Nel 2017 l’OMS nel “World report on violence and health”:
- Definisce la violenza contro le donne come: “un grave problema di salute pubblica e una violazione dei diritti umani delle donne”, che richiede necessariamente adeguate risorse
- Pone l’esigenza di formare adeguatamente gli operatori sanitari, affinché acquisiscano la consapevolezza che il fenomeno è un problema di salute pubblica, ritengano inaccettabile tale violenza e agiscano con un approccio multisettoriale
- Indica i fattori predittivi di rischio a livello di singole persone, coppie, comunità e paesi di appartenenza
- Precisa che, per contrastare la violenza e fare azioni di prevenzione, occorrono strategie diversificate fra paesi e contesti ad alto o basso reddito.
Nel Report sono state indicate anche alcune azioni efficaci per il contrasto alla violenza:
- Formazione continua di operatori sanitari
- Processi educativi di gruppo con donne e uomini nelle comunità, per attivare riflessioni critiche sui rapporti di coppia con poteri ineguali e paritari
- Programmi di educazione sessuale, attivati dai sistemi sanitari per promuovere rapporti fra i generi di tipo egualitario
- Azioni per il contrasto al bullismo: un fattore predittivo per la futura violenza contro le donne
- Programmi educativi finalizzati all’attivazione delle life skills (Chiappi F. 2021).
Concludiamo, ricordando che l’Agenda 2030 dell’ONU, all’obiettivo 5, indica quali strumenti, per ridurre disparità fra donne e uomini, le discriminazioni e la violenza, la promozione della cultura dei diritti e della parità in tutti i settori.
- Bibliografia
Chiappi F. (2021). Le azioni di contrasto alla violenza di genere. Pubblicato in #38Diversità Equità Inclusione (DEI)Magazine/Rubriche in Homepage. oralegalenews.it
Chiappi F. (15/11/2021). Life skills e promozione della salute psicofisica. ProntoProfessinista.it
Chiappi F. Azioni per prevenire la violenza di genere in AA.VV. (2020) Storie di violenza Storie di rinascita. Pisa: TPC.
Chiappi F. Promozione della Salute, Prevenzione e Contrasto alla Violenza di Genere. in Fondazione Ordine degli Psicologi della Toscana. (2019) Il contrasto e la prevenzione alla violenza di genere. Esperienze, considerazioni e buone pratiche in Toscana. I Quaderni della Fondazione. Firenze.
Convenzione d'Istanbul. https://www.istat.it/it/files/2017/11/ISTANBUL-Convenzione-Consiglio-Europa.pd.
Meringolo P. (2019). L’importanza di una rete complessa di contrasto alla violenza di genere in Fondazione Ordine degli Psicologi della Toscana. (2019) Il contrasto e la prevenzione alla violenza di genere. Esperienze, considerazioni e buone pratiche in Toscana. I Quaderni della Fondazione. Firenze.
Filistrucchi P. Bambini vittime e testimoni di violenza dalla rilevazione alla presa in carico. In Ordine degli Psicologi della Toscana. (2017). FA – RETE SALUTE DI GENERE. Professionisti a confronto per il benessere nelle relazioni di coppia. Firenze: OPT
[1] Col termine “violenza assistita” s’indica l’esperienza vissuta da bambine/i che assistono ad atti di violenza, agiti su figure, adulte o minori, significative di riferimento. (Filistrucchi P. 2017)
[2] Fra le risorse europee per il contrasto alla violenza contro le donne ci sono i Report dell’EIGE, l’Istituto Europeo per l’Equità di Genere, e del GREVIO, l’Organismo Europeo che dal 1995 ha il compito di monitorare le azioni della Convenzione
[3] I gender bias sono dei bias, cioè degli errori cognitivi, delle distorsioni, generati da stereotipi,che si verificano anche in ambito cognitivo, quando non sono state considerate in modo opportuno le differenze di genere. (Chiappi F. 2019)
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