Il denaro, oggetto materiale dell'appropriazione indebita

Il delitto di appropriazione indebita, disciplinato all’art. 646 c.p., può avere ad oggetto tanto la cosa mobile, quanto il denaro, sebbene quest’ultimo sia bene fungibile.

Ne consegue che può rispondere di appropriazione indebita il soggetto che abbia il possesso o detenga il denaro per conto di altri, quando non lo usi conformemente agli scopi cui era destinato e se ne appropri per conseguire un profitto per sé o per altri.

Tale è il caso dell’amministratore di condominio che, ricevute somme dai condomini per versare i contributi previdenziali del portiere dello stabile condominiale, ometta di utilizzarli conformemente alle finalità, esponendo il condominio alle azioni esecutive dell’Agenzia delle Entrate.

E' proprio su questa situazione che si è pronunciata la Seconda Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione con sentenza n. 27822 del 24/06/2019, confermando la sentenza di appello che aveva condannato l’amministratore di condominio per il reato di appropriazione indebita.

Il motivo è da ricercare ed individuare nella natura “vincolata” del denaro che l’amministratore riceve dai condomini, da destinare, nel caso in esame, all’assolvimento di obblighi di pagamento nell’interesse del Condominio.

Ciò in quanto il possesso o detenzione del denaro non conferisce, di per sé, il diritto di disporre delle somme per altri scopi in difetto di una preventiva autorizzazione dell’assemblea condominiale.

La Cassazione ha confermato che la delimitazione dei poteri di gestione del denaro ad uno specifico scopo esclude che il depositario possa farne un uso diverso e/o personale, essendo semplicemente incaricato di “custodirli” ed impiegarli per realizzare l’interesse dei Condomini.