Il giardino in movimento di Gilles Clement

“Il giardino in movimento interpreta e sviluppa le energie presenti sul luogo e tenta di lavorare il più possibile insieme, e i meno possibile contro, la natura. Deve il suo nome al movimento fisico delle specie vegetali sul terreno, che il giardiniere interpreta alla propria maniera. Dei fiori si stabiliscono in mezzo ad un sentiero e obbligano il giardiniere a scegliere: conservare il paesaggio o i fiori? Il giardino in movimento raccomanda di rispettare le specie che si insediano in modo autonomo. Questi principi stravolgono la concezione formale del giardino che, in questo caso, si trova totalmente affidato alle mani del giardiniere.”
Le piante viaggiano, le erbe soprattutto. Si spostano in silenzio, come i venti. Non si può nulla, contro il vento. Se si mietessero le nuvole, si sarebbe sorpresi di raccogliere sementi imprevedibili mescolate a loess, polveri fertili. Già nel cielo si disegnano paesaggi impensabili. L'evoluzione ne ha i suoi vantaggi, ma la società no. Il più umile progetto di gestione si scontra con il calendario della programmazione: ordinare, gerarchizzare, quando tutto può cambiare in un attimo. “Assemblato in un'unica figura, l'insieme dei binomi (grandi settori climatici del pianeta) traduce una realtà biologica attuale, risultato della mescolanza planetaria degli esseri viventi. Tranne qualche specie di particolare ampiezza biologica, le piante e gli animali non superano mai i limiti del loro bioma. L'uomo, al contrario, può vivere in tutti i settori climatici del mondo”.
Il paesaggio rinvia a ciascuna delle sue prospettive alle prospettive interiori di contempla. Il giardino è la dimostrazione di un pensiero. Il paesaggio sintomo culturale, creazione dello spirito, non sarà niente senza una propria immagine, raggiunta e vinta attraverso il corpo: il giardino.
Ogni uomo, assoggettato alla propria cosmogonia, porta in sé un giardino che traduce il paesaggio e, in secondo piano, l'universo intero. Il fatto che in un luogo di natura controllato e circoscritto coabitino il visibile e l'invisibile costringe a considerare questo luogo, il giardino, come il territorio specialistico dell'anima
dove artificio, quali che siano le capacità e i risultati, si pone al servizio di visioni più distanti. Da qui l'impossibile riduzione di questo luogo ai suoi limiti fisici.
La correlazione tra paesaggio e giardino nasce quando l'uomo prende coscienza del proprio ambiente e trova le parole per definirlo. Il giardino accoglie le piante, gli animali, l'uomo e i suoi sogni. “E' un viaggio, una passeggiata. Vi si accumulano i paesaggi e il percorso si dilata, passando da un universo all'altro. Abbondano le transizioni: si passa da un frutteto a un orto, dal giardino di fiori al prato, dal labirinto al boschetto, dalla stanza vegetale al belvedere, dalla corte alla strada. Nessuno di questi luoghi può dirsi illimitato, e nessun percorso avverrà senza passaggi e senza porte. La tradizione esclude dal giardino tutte le specie viventi, animali e vegetali, che sfuggono al controllo del giardiniere. L'avvento dell'ecologia sovverte questa visione. Per principio, si interessa alla natura nel suo insieme e non al giardino. Tuttavia, il giardino è fatto di natura.” (Gilles Clement paesaggista francese).
E' da qui che tra origine il mio pensiero di una natura non costruita dove le persone in un parco possono, seguendo le varie essenze, percorrerlo senza itinerari obbligati. Dove le variazioni di colore delle piante nelle varie stagioni dell'anno mirano a creare paesaggi mutevoli dalle mille sfaccettature. Ed anche nel periodo invernale si può godere della vista degli alberi sempre verdi situati in modo da creare degli sfondi come quinte scenografiche, con la natura mutevole sempre in movimento.
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