Il malessere della coppia si può curare?
SECONDA PARTE: come prenderne cura. Lo "stato della coppia", lo "stato del sentimento", lo "stato della comunicazione". Il "dentro" e il "fuori".

Nella coppia il malessere può avere molti volti. Può esservi un contenzioso continuo in cui ogni argomento è pretesto per litigare. Oppure una distanza emozionale fatta di silenzi e inerzia, priva di un codice di comunicazione condiviso.
Quando uno o entrambi chiedono aiuto, si può valutare lo "stato della coppia", partendo da due elementi: lo "stato del sentimento" e lo "stato della comunicazione". Si può così ottenere una flow chart dall’incrocio tra questi due "stati", individuando quattro situazioni tipo.
Di solito, in un tempo vicino o lontano, un "innamoramento" c’è stato. C’è ancora un sentimento condiviso? A volte lo prova solo uno dei due. L’altro è più reticente oppure dichiara apertamente che l’amore è finito. In questa prima situazione - non si amano e non si capiscono - difficilmente ci sarà un esito positivo. Probabilmente si va verso una rottura o un precario equilibrio da "separati in casa". Il terapeuta dovrà gestire il bisogno di fuga dell’uno e la sofferenza dell’altro, aiutandoli a trovare una via d’uscita il più possibile indolore e reciprocamente corretta, oppure dovrà favorire un qualche equilibrio in un rapporto che non dà più molto, specie quando la presenza di figli sconsiglia esiti traumatici.
Una seconda situazione è quella in cui non si amano più come prima, ma comunicano adeguatamente, in ciò spesso favoriti da una lunga conoscenza reciproca. In questo caso, a mio avviso frequente, l’innamoramento si è trasformato in qualcos’altro con meno ormoni e più ragioni, e viene condivisa una consuetudine positiva che, magari allietata dai figli, combatte la solitudine. Molte coppie diventano così, e un terapeuta può essere loro utile nelle immancabili difficoltà della vita.
Se invece - terza situazione - pur amandosi, i partners non comunicano adeguatamente tra loro, si può pensare all’evoluzione negativa di un contratto implicito difettoso. Cioè la diversità dei due "mondi" da cui provengono, non trovando una sintesi, pesa sul rapporto. Questi due mondi non devono essere necessariamente distanti, come tra persone di paesi o razze diverse, ma anche nella stessa comunità possono coesistere "subculture" familiari poco conciliabili tra loro. Si può allora aiutarli ad analizzare e modificare comportamenti e modi di vedere incompatibili, favorendo una nuova sintesi, una "cultura di coppia" originale e più funzionale. Favorendo cioè quella che Alberoni chiama la "co-evoluzione" (1) con il superamento almeno parziale dei modi di fare individuali e la ricerca di modi più condivisi. L’analisi di comportamenti e credenze confliggenti, può aprire ad entrambi nuovi modi di pensare, esperienze, emozioni. A volte invece l’incomunicabilità è causata da dinamiche adolescenziali non risolte. Ciò accade se uno dei due, o talvolta entrambi (che forse si scelgono proprio per questo), non hanno completato il processo di "individuazione" (cioè "diventare adulti") e di "separazione psicologica" dalla famiglia d’origine. Qui occorre lavorare sull’individuo prima che sulla coppia per renderlo più preparato e maturo per l’unione.
C’è infine una quarta possibile situazione. Quella in cui i due si capiscono e si amano ancora, ma sono egualmente in difficoltà. Queste difficoltà sono spesso esterne alla coppia per l’esistenza di condizioni sociali o relazionali che pesano su rapporto. Il caso più tipico è quello delle interferenze delle famiglie d’origine (nella mia esperienza dovute più spesso alle madri). La cosa può apparire scarsamente cosciente perché basata su automatismi antichi. L’azione allora si focalizza nel rendere coscienti tali interferenze, suggerendo la "condivisione" tra i partner di comportamenti più funzionali rispetto all’esterno e nel definire più chiaramente i confini tra il "dentro" e il "fuori" la coppia. Talvolta non è la coppia a chiedere aiuto, ma solo uno dei partner, più spesso la donna. Si può egualmente essere d’aiuto anche in assenza dell’altro. Se si ottengono dei cambiamenti in uno dei due, essi possono riflettersi indirettamente anche sull’altro partner.
Nel malessere inoltre ci possono essere infedeltà e gelosia, temi che rimando a riflessioni successive. Per ora dirò solo che l’infedeltà può avere significati diversi: fine del sentimento, evasione dalla routine - specie sessuale - sgarbo verso il partner o richiesta d’attenzione. L’infedeltà va esplorata ed elaborata secondo lo "stato" in cui la coppia si trova e possiamo quindi avere esiti diversi. La gelosia richiede invece grande attenzione perché, se moderata è fisiologica, ma quando è eccessiva può rappresentare un pesante elemento di "incompatibilità. Può essere allora necessaria una sorta di "rieducazione" dei partner se disponibili, lavorando sul tema dell’insicurezza personale e della fiducia reciproca. In qualche caso, specie se è la donna oggetto di gelosia patologica, può essere necessaria un’intensa azione di "protezione" emozionale, quando non di vera e propria protezione sociale.
No alla violenza sulle donne.
(Con il contributo di Ivana Truccolo e Paola Tondo)
(1) F. Alberoni - Innamoramento e amore - Ed. Garzanti 1980
Quando uno o entrambi chiedono aiuto, si può valutare lo "stato della coppia", partendo da due elementi: lo "stato del sentimento" e lo "stato della comunicazione". Si può così ottenere una flow chart dall’incrocio tra questi due "stati", individuando quattro situazioni tipo.
Di solito, in un tempo vicino o lontano, un "innamoramento" c’è stato. C’è ancora un sentimento condiviso? A volte lo prova solo uno dei due. L’altro è più reticente oppure dichiara apertamente che l’amore è finito. In questa prima situazione - non si amano e non si capiscono - difficilmente ci sarà un esito positivo. Probabilmente si va verso una rottura o un precario equilibrio da "separati in casa". Il terapeuta dovrà gestire il bisogno di fuga dell’uno e la sofferenza dell’altro, aiutandoli a trovare una via d’uscita il più possibile indolore e reciprocamente corretta, oppure dovrà favorire un qualche equilibrio in un rapporto che non dà più molto, specie quando la presenza di figli sconsiglia esiti traumatici.
Una seconda situazione è quella in cui non si amano più come prima, ma comunicano adeguatamente, in ciò spesso favoriti da una lunga conoscenza reciproca. In questo caso, a mio avviso frequente, l’innamoramento si è trasformato in qualcos’altro con meno ormoni e più ragioni, e viene condivisa una consuetudine positiva che, magari allietata dai figli, combatte la solitudine. Molte coppie diventano così, e un terapeuta può essere loro utile nelle immancabili difficoltà della vita.
Se invece - terza situazione - pur amandosi, i partners non comunicano adeguatamente tra loro, si può pensare all’evoluzione negativa di un contratto implicito difettoso. Cioè la diversità dei due "mondi" da cui provengono, non trovando una sintesi, pesa sul rapporto. Questi due mondi non devono essere necessariamente distanti, come tra persone di paesi o razze diverse, ma anche nella stessa comunità possono coesistere "subculture" familiari poco conciliabili tra loro. Si può allora aiutarli ad analizzare e modificare comportamenti e modi di vedere incompatibili, favorendo una nuova sintesi, una "cultura di coppia" originale e più funzionale. Favorendo cioè quella che Alberoni chiama la "co-evoluzione" (1) con il superamento almeno parziale dei modi di fare individuali e la ricerca di modi più condivisi. L’analisi di comportamenti e credenze confliggenti, può aprire ad entrambi nuovi modi di pensare, esperienze, emozioni. A volte invece l’incomunicabilità è causata da dinamiche adolescenziali non risolte. Ciò accade se uno dei due, o talvolta entrambi (che forse si scelgono proprio per questo), non hanno completato il processo di "individuazione" (cioè "diventare adulti") e di "separazione psicologica" dalla famiglia d’origine. Qui occorre lavorare sull’individuo prima che sulla coppia per renderlo più preparato e maturo per l’unione.
C’è infine una quarta possibile situazione. Quella in cui i due si capiscono e si amano ancora, ma sono egualmente in difficoltà. Queste difficoltà sono spesso esterne alla coppia per l’esistenza di condizioni sociali o relazionali che pesano su rapporto. Il caso più tipico è quello delle interferenze delle famiglie d’origine (nella mia esperienza dovute più spesso alle madri). La cosa può apparire scarsamente cosciente perché basata su automatismi antichi. L’azione allora si focalizza nel rendere coscienti tali interferenze, suggerendo la "condivisione" tra i partner di comportamenti più funzionali rispetto all’esterno e nel definire più chiaramente i confini tra il "dentro" e il "fuori" la coppia. Talvolta non è la coppia a chiedere aiuto, ma solo uno dei partner, più spesso la donna. Si può egualmente essere d’aiuto anche in assenza dell’altro. Se si ottengono dei cambiamenti in uno dei due, essi possono riflettersi indirettamente anche sull’altro partner.
Nel malessere inoltre ci possono essere infedeltà e gelosia, temi che rimando a riflessioni successive. Per ora dirò solo che l’infedeltà può avere significati diversi: fine del sentimento, evasione dalla routine - specie sessuale - sgarbo verso il partner o richiesta d’attenzione. L’infedeltà va esplorata ed elaborata secondo lo "stato" in cui la coppia si trova e possiamo quindi avere esiti diversi. La gelosia richiede invece grande attenzione perché, se moderata è fisiologica, ma quando è eccessiva può rappresentare un pesante elemento di "incompatibilità. Può essere allora necessaria una sorta di "rieducazione" dei partner se disponibili, lavorando sul tema dell’insicurezza personale e della fiducia reciproca. In qualche caso, specie se è la donna oggetto di gelosia patologica, può essere necessaria un’intensa azione di "protezione" emozionale, quando non di vera e propria protezione sociale.
No alla violenza sulle donne.
(Con il contributo di Ivana Truccolo e Paola Tondo)
(1) F. Alberoni - Innamoramento e amore - Ed. Garzanti 1980
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