Il mercato dei minibond in Italia


I minibond sono semplici obbligazioni o titoli di debito a medio-lungo termine emessi da PMI non quotate in cambio di risorse finanziarie.
Il mercato dei minibond in Italia
I minibond sono semplici obbligazioni o titoli di debito a medio-lungo termine emessi da PMI non quotate in cambio di risorse finanziarie. Come tutte le obbligazioni hanno un tasso d’interesse riconosciuto sotto forma di cedola semestrale o annuale e una data di scadenza.
Sono stati introdotti nell’ordinamento italiano con due Decreti sviluppo del 2012 (Decreto Legge 22 giugno 2012, n. 83 e Decreto Legge 18 ottobre 2012, n.179).
I minibond possono essere emessi da tutte le società (spa ma anche srl) con un fatturato annuo superiore ai due milioni di euro e che abbiano fatto certificare da una società di revisione l’ultimo bilancio approvato. Non occorre essere quotati e non è obbligatorio possedere un rating.
La sottoscrizione di detti titoli è riservata a investitori istituzionali professionali ed altri soggetti qualificati. Non è prevista per ora la diffusione ai piccoli risparmiatori di questi titoli di debito.
Caratteristiche principali dei minibond sono:
Ø durata non inferiore a 36 mesi;
Ø destinati alla sottoscrizione esclusivamente tra investitori professionali (istituzionali e privati qualificati ai sensi MiFID/Consob);
Ø possibilità di dematerializzazione dei titoli e di quotazione su mercati regolamentati e sistemi multilaterali di negoziazione (ExtraMOT PRO di Borsa Italiana).
I costi per le società emettitrici sono intenzionalmente molto bassi, non essendo previste commissioni. In generale con meno di 40 mila euro è possibile farsi assistere da un advisor, attestare i propri bilanci e presentare la domanda di inclusione alla Consob. Con altri 20 mila euro è possibile farsi attribuire un rating dalle società specializzate: il rating, come abbiamo detto, non è obbligatorio ma il suo conferimento, specie se elevato, rende più allettante l’emissione e consente alla società di indebitarsi a tassi più bassi. Per i risparmiatori i costi sono gli stessi di una sottoscrizione analoga (obbligazione o bond), ma restano le commissioni di piattaforma.
Le cedole sono molto interessanti, soprattutto in un momento come questo in cui le emissioni di titoli di Stato e big corporate bond offrono tassi relativamente bassi: i titoli attualmente scambiati sull’Extra Mot Pro presentano un rendimento medio del 5 per cento netto, con punte che raggiungono il 9. Come sempre, però, occorre ricordare la regola aurea dell’investitore: ad alti rendimenti corrispondono sempre alti rischi. Nel caso dei minibond, poi, gli imprevisti sono ancora maggiori perché legati da un lato alle scelte del sottoscrittore primario (si può acquistare solo ciò di cui voglia in qualche modo "liberarsi") e, dall’altro, alla scarsa negoziabilità e all’alta volatilità dei titoli una volta in portafoglio.
Il mercato dei minibond in Italia è monitorato da MinibondItaly.it - interessa teoricamente quasi 110 mila imprese e potrebbe valere tra i 50 e i 100 miliardi di euro l’anno, non a caso la stessa cifra che si è persa negli ultimi anni per effetto della stretta creditizia. Lo strumento, del resto, era stato messo a punto dal governo Monti proprio per migliorare l’accesso alla liquidità da parte delle piccole imprese. Secondo un’analisi di Crif Intelligence, tuttavia, le candidate ideali (solo spa, fatturato superiore ai 5 milioni e utili medi del 10 per cento) sono poco più di 10 mila. Abbastanza comunque per dare vita a un interessante mercato alternativo del credito. Per il 2016 , anno durante il quale si prevede che il trend continui nella stessa direzione del 2015, le stime sono positive con emissioni di valore anche più contenuto e a tassi di interesse più competitivi rispetto a quelli attuali.

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di Studio Molinaro

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