Il nuovo EURIBOR
Quale impatto per i mutui a tasso variabile?

L’Euribor, letteralmente Euro Interbank Offered Rate, è il tasso di interesse medio nelle transazioni finanziarie che 20 banche europee effettuano tra di loro.
Tra le italiane figurano Intesa San Paolo, Unicredit e Monte dei Paschi di Siena: ogni giorno esse contribuiscono a determinarlo sulla base della liquidità scambiata tramite i loro depositi. Questo processo di rilevazione si sta rivelando poco rappresentativo e vulnerabile, tanto che si è pensato a un Euribor Ibrido perché determinato secondo un sistema di calcolo che considera altri canali di prestito all’ingrosso (come certificati di deposito, carte commerciali, operazioni compiute dalle banche centrali al di fuori degli obiettivi di politica monetaria) e nel caso non fossero ancora sufficienti, si utilizzeranno le informazioni che le banche europee forniranno alla Vigilanza per fini regolatori.
In questo modo l’EURIBOR avrebbe come elementi determinanti molteplici valori, diventando pertanto più rappresentativo della realtà. Inevitabile attendersi una certa volatilità cui si potrà porre rimedio tenendo conto di una media mensile dei dati rilevati. Il nuovo schema è stato presentato il 18 ottobre 2017 alle autorità di vigilanza e alle 20 banche che ogni giorno contribuiscono a determinare l’Euribor.
Il primo banco di prova si avrà quest’anno, quando verrà lanciata una versione sperimentale. Dopodichè si passerà a un indice con una volatilità reale. Il nuovo Euribor dovrà essere pronto entro fine 2019, per cui il vecchio indice finirà nel dimenticatoio.
Con l’Euribor ibrido la situazione cambierà non solo per le banche ma anche per i mutuatari che hanno contratto mutui a tasso variabile: quando il nuovo Euribor sarà andato a regime, la rata dei mutui oscillerà molto più di oggi. Come già detto gli istituti di credito cercheranno di assorbire la volatilità del tasso applicando una media mensile dell’indice e non un valore puntuale.
Tra le italiane figurano Intesa San Paolo, Unicredit e Monte dei Paschi di Siena: ogni giorno esse contribuiscono a determinarlo sulla base della liquidità scambiata tramite i loro depositi. Questo processo di rilevazione si sta rivelando poco rappresentativo e vulnerabile, tanto che si è pensato a un Euribor Ibrido perché determinato secondo un sistema di calcolo che considera altri canali di prestito all’ingrosso (come certificati di deposito, carte commerciali, operazioni compiute dalle banche centrali al di fuori degli obiettivi di politica monetaria) e nel caso non fossero ancora sufficienti, si utilizzeranno le informazioni che le banche europee forniranno alla Vigilanza per fini regolatori.
In questo modo l’EURIBOR avrebbe come elementi determinanti molteplici valori, diventando pertanto più rappresentativo della realtà. Inevitabile attendersi una certa volatilità cui si potrà porre rimedio tenendo conto di una media mensile dei dati rilevati. Il nuovo schema è stato presentato il 18 ottobre 2017 alle autorità di vigilanza e alle 20 banche che ogni giorno contribuiscono a determinare l’Euribor.
Il primo banco di prova si avrà quest’anno, quando verrà lanciata una versione sperimentale. Dopodichè si passerà a un indice con una volatilità reale. Il nuovo Euribor dovrà essere pronto entro fine 2019, per cui il vecchio indice finirà nel dimenticatoio.
Con l’Euribor ibrido la situazione cambierà non solo per le banche ma anche per i mutuatari che hanno contratto mutui a tasso variabile: quando il nuovo Euribor sarà andato a regime, la rata dei mutui oscillerà molto più di oggi. Come già detto gli istituti di credito cercheranno di assorbire la volatilità del tasso applicando una media mensile dell’indice e non un valore puntuale.
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