Il potere terapeutico della parola scritta
La narrazione è uno strumento e al tempo stesso uno scrigno, nel quale si conservano le gemme della nostra storia personale

Quando leggiamo un libro entriamo in un universo di cui la parola è la chiave d'accesso. Soprattutto se si tratta di romanzi, racconti, favole, ecco che un aggettivo, un verbo, un vocabolo riescono a diventare magici e ad evocare atmosfere che fanno di noi esseri onnipotenti, sì, perché la nostra capacità di sognare corrisponde a creare immagini senza limiti, quindi degne di un dio.
È la parola che ci rende tali. La parola è potentissima.
Con le parole si sono infiammate le menti e gli animi di generazioni di uomini di ogni epoca, le parole sono state capaci di sollevare la storia umana verso vette di valore o di farle precipitare in abissi di orrore e chi ha saputo usarle, ha inciso nella vita di moltissimi, solchi poi impossibili da cancellare.
Per questa potenza la parola è anche mezzo di riscatto, di rinnovamento, di scoperta, di cambiamento e di perdono.
La narrazione è dunque uno strumento ed al tempo stesso uno scrigno, nel quale si conservano le gemme della nostra storia personale; trovare il modo per aprirlo, riconoscerlo ed usarlo per nutrire il nostro vero sé, consegna a ciascuno un altro tipo di potere, quello di sentire, termine qui proposto nel duplice significato di ascoltare e percepire.
Molti di noi scrivono, qualcuno poesie, qualcun altro racconti, c’è chi ha un romanzo nel cassetto e chi usa il web per condividere il proprio diario quotidiano...
A volte tutto questo mondo di parole prodotte da noi resta nascosto, altre volte no, al punto che qualcuno vive di esso.
Non c’è un meglio o un peggio, né c’è una regola o una misura, c’è invece un’occasione.
Anche chi crede di non saper scrivere, chi teme di essere inadeguato, chi si vergogna degli errori, chi dichiara di non "avere fantasia", tutti potrebbero e dovrebbero cogliere questa occasione, perché scrivere rende liberi, permette di contattare se stessi, aiuta a diventare più consapevoli, garantisce uno sfogo e, se si decide di volere un interlocutore professionale che favorisca tutto questo, regala un modo autentico ed immediato di riscrivere la trama della nostra vita.
Riferimenti bibliografici:
Edoardo Giusti, Tecniche immaginative, Sovera editore, Roma 2007
È la parola che ci rende tali. La parola è potentissima.
Con le parole si sono infiammate le menti e gli animi di generazioni di uomini di ogni epoca, le parole sono state capaci di sollevare la storia umana verso vette di valore o di farle precipitare in abissi di orrore e chi ha saputo usarle, ha inciso nella vita di moltissimi, solchi poi impossibili da cancellare.
Per questa potenza la parola è anche mezzo di riscatto, di rinnovamento, di scoperta, di cambiamento e di perdono.
La narrazione è dunque uno strumento ed al tempo stesso uno scrigno, nel quale si conservano le gemme della nostra storia personale; trovare il modo per aprirlo, riconoscerlo ed usarlo per nutrire il nostro vero sé, consegna a ciascuno un altro tipo di potere, quello di sentire, termine qui proposto nel duplice significato di ascoltare e percepire.
Molti di noi scrivono, qualcuno poesie, qualcun altro racconti, c’è chi ha un romanzo nel cassetto e chi usa il web per condividere il proprio diario quotidiano...
A volte tutto questo mondo di parole prodotte da noi resta nascosto, altre volte no, al punto che qualcuno vive di esso.
Non c’è un meglio o un peggio, né c’è una regola o una misura, c’è invece un’occasione.
Anche chi crede di non saper scrivere, chi teme di essere inadeguato, chi si vergogna degli errori, chi dichiara di non "avere fantasia", tutti potrebbero e dovrebbero cogliere questa occasione, perché scrivere rende liberi, permette di contattare se stessi, aiuta a diventare più consapevoli, garantisce uno sfogo e, se si decide di volere un interlocutore professionale che favorisca tutto questo, regala un modo autentico ed immediato di riscrivere la trama della nostra vita.
Riferimenti bibliografici:
Edoardo Giusti, Tecniche immaginative, Sovera editore, Roma 2007
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