Il problema della rabbia


Cosa si nasconde dietro la nostra rabbia e come possiamo sfruttarla
Il problema della rabbia
La rabbia è una delle emozioni primarie. É strettamente connessa alla storia ancestrale del genere umano, all'essere animale e primitivo che nel corso dei millenni si è evoluto fino al livello attuale.

Tutti noi la conosciamo, per aver sperimentato la propria o per aver subito quella degli altri. Di solito si tratta di esperienze che lasciano il segno, sia fuori che dentro

Come ogni altra emozione si esprime anche attraverso il corpo: il battito del cuore aumenta di frequenza, il respiro accelera, la muscolatura si tende. Prepara l'organismo ad un possibile scontro.

Con questa sua funzione di "attivatore" energetico questa potente emozione è stata una delle carte vincenti della nostra specie durante il cammino evolutivo, non va quindi demonizzata, ma compresa per poterne prevenire gli effetti distruttivi.

Nel linguaggio comune la rabbia è associata all'idea di perdita di controllo; "ha perso la testa" oppure "non ci ho visto più", ma anche nel linguaggio giornalistico e giudiziario si dice esser preda o vittima di un raptus, di qualcosa cioè che è più forte di noi, che ci sovrasta e ci rende suoi schiavi.

Quando ci arrabbiamo, l'essere primitivo di cui custodiamo la memoria, torna a manifestarsi, talvolta prende totalmente il controllo, sovrastando la nostra razionalità e millenni di evoluzione.

Ma quand'è che ci arrabbiamo? Per rispondere a questa domanda ci addentriamo nello sconfinato spazio delle differenze individuali, ci arrabbiamo per motivi diversi ad intensità diverse, ciò che per me è insopportabile per te è una sciocchezza e viceversa. L'unica cosa che si può affermare con certezza è che sotto la generica etichetta di rabbia in realtà si confondono un'infinità di emozioni diverse.

Facciamo ricorso alla rabbia, a questo strumento che i nostri avi ci hanno tramandato, quando non ci sono alternative più evolute, perché soffocate da altri o perché mancanti, al soddisfacimento dei nostri bisogni e diritti.

Farò degli esempi per evidenziare il meccanismo. N.B. gli esempi sono puramente teorici e non generalizzabili a situazioni personali.

La persona che si arrabbia per la maleducazione o per la mancanza di un saluto, potrebbe essere particolarmente sensibile al tema del sentirsi riconosciuto. Magari indagando nel suo passato potremmo trovare delle ferite riguardanti un senso di inesistenza agli occhi degli altri, un sentirsi trasparente.

Chi si arrabbia per la fine di una relazione, potrebbe nascondere sotto la rabbia la paura per un senso di impotenza e scarso valore personale; "se mi lasci, io non valgo più niente".

Chi si arrabbia con la vita o con Dio per le ingiustizie del mondo, lo fa perché non ha ancora trovato una risposta alle sue domande, il sentirsi impotente gli lascia come unico sfogo la rabbia. Potrebbe essere la prima fase di un percorso di crescita spirituale.

Chi si arrabbia molto con i propri figli per un brutto voto a scuola, magari è preoccupato per il loro futuro.

Chi non si arrabbia mai o si trova in un perfetto equilibrio interiore e con il mondo circostante, o ha trovato la soluzione e risposta ai propri bisogni, oppure potrebbe negare la propria rabbia, inghiottendola e aumentando quindi la potenza della futura e inevitabile esplosione.

Se andiamo un po' in profondità troviamo le nostre responsabilità personali, da una visione della rabbia come forza superiore che si impossessa di noi, e che quindi sembra assolverci; si passa a riconoscere che le radici della nostra rabbia si nutrono di ciò che sta sotto di essa, cose di cui è importante che noi ci occupiamo.

Lavorando con i miei pazienti in molti casi ho constatato l'importanza di questa emozione. Sperimentare la rabbia è una tappa importante di molti percorsi terapeutici. L'enorme potenziale energetico che essa porta in dote costituisce il serbatoio di carburante del processo di cambiamento.

Esistono diversi livelli di intervento da scegliere con il paziente in base a bisogni e possibilità: da tecniche che hanno come scopo la catarsi, ovvero sperimentare lo scarico energetico in una situazione controllata per imparare a riconoscerla e allentare la tensione; ad altre che stimolano una sublimazione dell'energia da rabbia distruttiva a determinazione, volontà, resilienza e ogni altra qualità di cui abbiamo bisogno per raggiungere i nostri obiettivi e curare le nostre ferite.


Articolo del:


di Luca Corradi

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