Il progetto educativo
Quando i genitori vivono una separazione o un divorzio possono trovare delle difficoltà ad educare i propri figli perché potrebbero sentirsi in colpa e responsabili per le sofferenze emotive causate e per i cambiamenti imposti, sovraccaricati dalla responsabilità della gestione o di non voler trascorrere, il poco tempo che si ha disposizione in maniera burrascosa. Può sembrare strano ma anche i bambini, specie se piccoli, potrebbero pensare di essere “ricompensati” per i problemi causati loro dalla separazione. I genitori però devono rimanere con i piedi ben saldi a terra e non farsi coinvolgere dalle emozioni che provano, stabilendo dei confini e limiti invalicabili. E’ chiaro che debbono saper distinguere se la condotta sbagliata del figlio è sintomo di un disagio emotivo, di un capriccio o di una maleducazione poiché se nel primo caso non può essere sanzionata nel secondo e nel terzo invece si. Anche se può sembrare difficile è necessario che i genitori non si dimentichino del loro ruolo educativo, neppure se separati o divorziati. Ci sono degli aspetti che sono importanti nella relazione genitoriale e che non possono mancare neanche quando ci si separa o si divorzia. L’amore e la disciplina. E’ facile che un bambino possa dubitare dell’amore dei propri genitori o possa sentirsi in colpa per quanto accaduto. Per cui un genitore separato o divorziato deve costantemente rassicurare i propri figli dell’amore che prova per loro, non solo a parole dicendogli: “Ti voglio bene”, “Quanto è grande l’amore che provo per te! o che “l’amore che provo per te non finirà mai!”, ma anche compiendo quotidianamente dei gesti che per un bambino possono essere confortanti. Gesti che rientrano in una sorta di “rituale familiare”, che vengono compiuti cioè con una certa costanza, come ad es: l’accompagnarli ad uno sport, leggere una favola prima di dormire, giocare con loro, aiutarli a fare i compiti ecc. Così come l’amore e l’abitualità danno sicurezza anche regole chiare e definite danno sicurezza poiché creano dei confini, delle limitazioni consentono di avere spazi di libertà e di potersi gestire, quando invece in assenza di binari si creerebbe solo uno stato di confusione. Nella cultura delle regole ci sta dunque il sapersi organizzare e l’amore. Regole e non comandi, poiché se la regola è chiara, precisa, contiene un’informazione e una spiegazione impersonale, il comando implica una subordinazione Es: “Siediti e mangia”, “Sbrigati vai a letto”. “Stai attento”. Un sistema che funziona poco e per niente specie nel periodo della pre/adolescenza perché scatena sentimenti d’opposizione.
In conclusione le regole dovrebbero essere chiare, decise congiuntamente dai due ex coniugi e inserite in una sorta di progetto educativo costruito da soli o con l’aiuto di un Mediatore familiare, quando si hanno delle difficoltà a cooperare o a prendere delle decisioni. Regole alle quali bisognerà attenersi in entrambe le abitazioni, poiché se si è stabilito che non si può mangiare in salotto o rimanere davanti al computer per tutta la sera, bisognerà poi farlo rispettare sia quando si è con mamma che con papà poichè altrimenti non si è stabilito delle regole, ma si è detto semplicemente qualcosa. Quanto poi all’importanza del front- office educativo che deve assumere il padre nella delicata fase della preadolescenza e dell’adolescenza, ossia il padre che si accorda con la madre e poi negozia con i figli, costituisce un altro importante tema che non può prescindere da una maggiore collaborazione con la madre.
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