Il vero asset finanziario dei Millennials... il TEMPO!


Ecco come i Millennials possono trasformare nel lungo-periodo il reddito in patrimonio
Il vero asset finanziario dei Millennials... il TEMPO!

 

Parlare di risparmio e previdenza ai miei coetanei – la generazione meglio conosciuta come Millennials – è facile.

I giovani con cui ho modo di confrontarmi sull'argomento colgono l'esigenza di accantonare denaro sia per colmare un gap previdenziale che renderà le nostre pensioni meno generose del passato sia per far fronte a spese impreviste.

Individuano un concreto bisogno di risparmiare anche per la propria vecchiaia e spesso convengono sulla flessibilità dei piani di accumulo (PAC) che consentono di investire somme anche modeste che possono risultare utili negli anni successivi, magari per comprare casa (approfondirò il tema nei prossimi articoli), pagarsi un corso di formazione o una bella vacanza.

Vengono a supporto alcune statistiche di recente elaborazione che descrivono il campione Millennials (giovani tra i 23 e i 38 anni) molto attento alle proprie questioni finanziarie, piuttosto interessato al risparmio che viene ritenuto un valore ancora attuale.

Tutto perfetto quindi, siamo in un'economia di risparmio efficiente?
Non proprio...

In una ricerca del 2019 sul Risparmio degli italiani, Censis rileva che buona parte del risparmio dei giovani italiani è legato a forme di accantonamento infruttifero, svincolato da logiche di pianificazione finanziaria e legato più al buon senso che ad una ragionata idea di accumulazione ricorrente.

In un momento storico in cui i tassi di riferimento negativi rendono gli accantonamenti in conto corrente addirittura costosi, come mai si registra un aumento della quota di risparmio destinata ai depositi rispetto a forme di investimento previdenziale o finanziario?

Si imputerà tale distorsione alla scarsa educazione finanziaria che viene ignorata nella maggioranza delle scuole primarie e secondarie, saranno le poco edificanti opinioni che si hanno nei confronti delle Banche e Assicurazioni, ma a controbilanciare le confortanti premesse ecco le principali obiezioni che mi trovo ad affrontare sul tema:

1) Non ho soldi da risparmiare;

2) Non ho voglia di rischiare.

In un Paese che spende miliardi ogni mese in "Bacco, tabacco e Venere", che scommette compulsivamente in lotterie e sport vari, generalmente mi limito a ignorare tali presupposti e a spostare il focus sul vero asset finanziario del Millennials: il TEMPO!

Vi dimostrerò tale assunto promettendo di evitare concetti accademici quali rendimenti semplici e composti, ma attraverso un esempio più basilare: pensiamo al piano di accumulo come ad un orto che ci impegniamo ad acquistare e coltivare per 10 anni.
Immaginiamo che siamo partiti comprando 10 metri quadri terra al prezzo di 100 euro al mq (versamento iniziale), spendendo perciò 1.000 Euro.

Per 10 anni ci impegnamo a pagare ogni mese un ammontare fisso predefinito (ipotizziamo 100 Euro) che mi consentirà di comprare 1 quota aggiuntiva di terra.

Seguendo tale logica, dopo 12 mesi il nostro orto occuperà 22 mq (valore di 2.200 Euro), dopo 10 anni ben 130 mq al valore ipotizzato di Euro 13.000.

Questo è il primo elemento da considerare: dopo 10 anni ho un orto di tutto rispetto che fa invidia a molti vicini, ma possiamo fare ancora meglio!

Assumiamo ora che il prezzo della terra non sia costante, ma che segua una dinamica di mercato secondo la quale ogni mese il prezzo può variare sia positivamente che negativamente (concetto altrimenti detto volatilità) rispetto al valore medio del terreno.

Secondo tale condizione, nei mesi in cui la terra sarà molto costosa con i miei 100 euro comprerò meno di 1mq, al contrario nei mesi in cui la terra è più economica acquisterò più superficie.

Ammettendo una buona dose di volatilità e che il prezzo della terra nel lungo periodo tenda a crescere, dopo 10 anni è molto probabile che disporrò di più di 130mq.

Più precisamente, ipotizziamo che la volatilità ci consenta di ottenere 1mq addizionale per anno, il nostro orto è ora grande 140 mq (valore 14.000 Euro).

Ora focalizziamoci sull'orto che ci siamo impegnati a coltivare e ipotizziamo che possiamo fare reddito con le verdure che produciamo.

Nei primi mesi ci rendiamo facilmente conto che le vendite saranno limitate a causa di una esigua capacità di produzione dovuta alla poca superficie, ma già dopo qualche anno i nostri prodotti saranno vari e costituiranno un raccolto di tutto rispetto, provocando ulteriore invidia nel vicinato.

Ovviamente ci saranno mesi in cui la resa sarà più abbondante e altri in cui scarseggeranno le materie prime, ma ci imponiamo che ogni mese reinvestiremo il profitto derivato dalla vendita delle verdure nel nostro PAC. Questo extrarendimento si chiama "dividendo" nelle azioni o "cedole" nelle obbligazioni, e lo andiamo a stimare in un 5% medio annuo. Questo è il concetto di capitalizzazione composta spiegato in versione agreste che nei nostri PAC gioca un ruolo decisivo.

Andiamo a riprendere a questo punto tutti i nostri conti e vediamo perché:
Al termine del primo anno avrò 10 mq iniziali (1000€) + 12mq acquistati (1200€) + 1extra (100€) = 23mq.  Al valore nominale di 2.300 euro sommiamo un 5% di profitto = 2.415 Euro

Secondo anno: (2.415 + 1.300) +5% = 3.900,75 Euro

Terzo anno: (3.900,75 + 1.300) +5% = 5.460,78

Quarto= 7.098,82

Quinto= 8.818,76

Sesto= 10.624,70

Settimo = 12.520,94

Ottavo= 14.511,98

Nono=   16.602,58

DECIMO= 18.797,71

Al termine del periodo venderemo senza problemi il nostro terreno al prezzo di Euro 18.797,71 a fronte di una cifra accantonata di Euro 13.000.

Certo è che a questo profitto di 5.797,71 dovete sottrarre le imposte sulle plusvalenze (26%) che riduceranno il vostro utile a 4.290 Euro.

Consideriamo qualche costo (minimo) per il deposito titoli e qualche commissione in fase di sottoscrizione, siamo comunque vicini ad un rendimento netto superiore al 40% e, ancora meglio, abbiamo trasformato 100 euro al mese (reddito) in più di 18.000 Euro (patrimonio).

Avete ora chiaro il concetto di Tempo come Asset???

 

Articolo del:


di Alberto Graciotti

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