“Immuni” e privacy: devo preoccuparmi?


Una delle preoccupazioni più diffuse riguardo l’installazione dell’app Immuni è che essa metterebbe a repentaglio la “privacy”: è vero?
“Immuni” e privacy: devo preoccuparmi?

Una delle preoccupazioni più diffuse riguardo l’installazione dell’app Immuni è che essa metterebbe a repentaglio la “privacy” che, per inciso, è sicuramente ai primi posti fra i termini usati più a sproposito.

Informarsi (bene) è meglio

E’ uno dei classici argomenti da social media (una volta avrei detto da bar), di quelli su cui troppi si sentono autorizzati ad emettere sentenze inappellabili senza sentire la necessità di documentarsi almeno un po’ (del resto, una delle abitudini più radicate in questo Paese); o che magari si documentano male, e finiscono in mezzo a complottisti, terrapiattisti e negazionisti vari. Ma almeno lì si ride un po’.

Preoccuparsi: sì, ma a ragione

Ora, preoccuparsi della propria privacy perché si usa Immuni è come preoccuparsi di un mal di gola ed ignorare un cancro ai polmoni. I social media, le piattaforme di e-commerce, i motori di ricerca, e mi fermo qui, dovrebbero preoccuparci molto, ma molto di più.

Un esempio? Esperienza diretta di pochi giorni fa: sto terminando la realizzazione di un sito web per una impresa edile; com’è prevedibile, ho fatto delle ricerche inerenti l’argomento, visitato siti simili e così via. Apro Facebook, dopo un po’ che non lo facevo, ed in alto a destra trovo un bel suggerimento di una impresa edile specializzata in rifacimento tetti. Se fossi un impresario edile, oppure un amministratore di condominio, avrei anche potuto aspettarmelo, ma sono un consulente informatico, non ho interagito in nessun modo con imprese edili, non ho richiesto preventivi, non ho compilato moduli on line: ho solo usato Google...

Esistono servizi online, perfettamente legali, che vi danno la posizione precisa, con tanto di localizzazione GPS, di un qualsiasi numero di cellulare. Ovviamente a pagamento. Ecco, appunto: i nostri dati, i nostri gusti, interessi ed abitudini sono soldi!

I miei dati sono miei

Io francamente preferisco rinunciare a un po’ della mia privacy per motivi di prevenzione sanitaria (se anche fosse, non lo so), piuttosto che finire in centinaia di migliaia di address list o user list messe liberamente in vendita che faranno guadagnare montagne di dollari o di euro ai...soliti noti.

Se questo vi fa pensare (secondo me, dovrebbe) mi permetto di consigliarvi un paio di libri che spiegano bene quanti e quali dati vengono raccolti a nostra insaputa e soprattutto in che modo vengono utilizzati: La dittatura dei dati (Brittany Kaiser, Harper&Collins 2019) ed Errore di sistema (Edward Snowden, Longanesi 2019)

E infine, se volete fare qualcosa (sì, qualcosa si può fare, purtroppo non eliminare del tutto ma certamente limitare, e di molto, il furto dei nostri dati) contattatemi!

Buona giornata.

Marco

Articolo del:


di Marco Spina - Tovis Consulenze IT

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