In o out? Dentro i fuori? Ma cosa?


Bail In o Bail Out? Possiamo scegliere? (2° parte)
In o out? Dentro i fuori? Ma cosa?
Nella prima parte di questo articolo ci siamo lasciati con una domanda, "come ci possiamo difendere dalle crisi bancarie?"
La prima risposta che mi viene da dare è un’altra domanda: conosciamo la nostra banca?
Per conoscere il nostro istituto di credito abbiamo bisogno di alcuni elementi o, per meglio dire, di alcuni indicatori che gli addetti nel settore individuano, tra i principali:
- il CET 1 (COMMON EQUITY TIER 1), indica la solidità di un istituto di credito e si ottiene mettendo a rapporto il capitale a disposizione di una banca e le sue attività ponderate per il rischio. La soglia minima prevista dalla BCE per le banche italiane è del 10,5%;
- lo STRESS TEST, permette di determinare se un istituto di credito è abbastanza patrimonializzato da reggere l’impatto di una crisi sistemica;
- il TEXAS RATIO che è un indicatore di rischiosità che mette in relazione la quantità di crediti che la banca non riesce a riscuotere, con la liquidità che ha a disposizione insieme agli utili non distribuiti accantonati negli anni. Un valore sopra a 100 di questo indicatore viene considerato come segnale di allarme;
- la LEVA FINANZIARIA che mette a rapporto l’attivo di una banca con il capitale che ha a disposizione (nella prima parte abbiamo visto cosa c’è nell’attivo e nel passivo di un istituto di credito), ovvero quante volte viene impiegato il capitale a disposizione. Negli Stati Uniti il valore medio della leva finanziaria è intorno a 19,2, mentre in Europa è molto più alto e si aggira intorno a 26, per non parlare di alcuni istituti che superano questa media di gran lunga.
Una volta controllati questi parametri, un primo suggerimento che vorrei dare è quello di rivolgersi ad istituti di credito che per loro natura e per modello di servizio, sono estranei ai rischi di credito che sono tipici delle banche tradizionali. Vi chiederete: chi sono questi istituti? Sono quelli che raccolgono risparmi dalla clientela per destinarli a fondi comuni, gestioni patrimoniali e polizze vita.
Un altro suggerimento è quello di diversificare il più possibile, evitando la concentrazione dei propri investimenti in singoli strumenti o servizi della banca (obbligazioni, certificati di deposito, conti correnti) ed utilizzare il risparmio gestito.
Per concludere, dobbiamo cambiare il nostro punto di vista, ovvero quando entriamo in banca, chiediamo noi per primi la "carta d’identità" dell’istituto al quale abbiamo deciso di affidare i nostri risparmi, decidendo in seguito di dargli o meno la nostra fiducia.

Articolo del:


di Anna Angelelli

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