Inflazione ? La grande assente.


Politiche monetarie divergenti in Europa. Boe restringe Bce rimane accomodante. Dinamiche che tengono sotto controllo inflazione.
Inflazione ? La grande assente.
I dati macroeconomici che sono usciti in questi ultime settimane sull’Eurozona sembrano avvalorare il fatto che in questa fase la crescita economica sembra non essere accompagnata da un aumento del l'inflazione; infatti ci si chiede come mai in presenza di una forte crescita e di un miglioramento del mercato del lavoro, non si osserva una pressione apprezzabile sull’inflazione. In effetti l’inflazione è inaspettatamente rallentata in ottobre nonostante la ripresa economica. L’inflazione primaria sui prezzi al consumo è scesa sorprendentemente all’1,4% dall’1,5%, mentre l’inflazione al netto dei prezzi degli alimentari e dell’energia, ha subito una flessione, scendendo allo 0,9% dall’1,1%.

Parallelamente i dati del PIL relativi al terzo trimestre mostrano un quadro diverso. L’Eurozona è cresciuta dello 0,6% su base trimestrale superando il consenso che prevedeva lo 0,5%. Su base annuale il PIL ha raggiunto, con il 2,5%, il tasso di crescita più elevato dall’inizio del 2011. I dati rassicuranti sulla crescita sono sostenuti dalla fiducia dei consumatori. Secondo la Commissione europea, l’indice di fiducia dei consumatori dell’Eurozona si è attestato al livello più alto in quasi 17 anni e si osservano altri miglioramenti per quanto riguarda il mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione è sceso infatti in settembre a 8,9%, toccando il livello minimo da gennaio 2009 e fermandosi sotto il consenso del 9,0%.
Da qualche tempo la Banca Centrale Europea (BCE) è alle prese con il dilemma di una forte crescita economica combinata a un’inflazione a bassi livelli. Di conseguenza gli ultimi dati macroeconomici e le cifre relative all’inflazione non metteranno certamente in difficoltà l’Eurotower, consentendo la continuazione della politica monetaria accomodante.

Mentre la Bce rimane accomodante in Europa abbiamo la Banca d'Inghiltera che il 2 novembre ha alzato i tassi dell 0,25%, nonostante i segnali di rallentamento economici. Nel Regno Unito l'inflazione rimane sopra al target stabilito dalla banca centrale, ma si prevede un ridimensionamento nel futuro. Questa decisione è stata presa per l'aumento del debito pubblico e per i bassi livelli di disoccupazione che sembrano preludere ad un rallentamento economico in ottica brexit.

Abbiamo visto che all'interno dell'area europea abbiamo 2 politiche monetarie divergenti, cerchiamo ora di capire come mai la dinamica inflattiva oggi stenta a ripartire nei paesi sviluppati.
Nonostante i tassi di disoccupazione siano ridotti, abbiamo un modesto aumento dei salari, questo è un segnale di declino del potere di determinazione dei prezzi del lavoro come fattore di produzione. Questo è un problema, in quanto il mercato del lavoro storicamente è fondamentale per l'inflazione, infatti proprio dall'aumento dei salari si determina un aumento dei costi di produzione che si riverbera sull'inflazione.

Purtroppo a partire dagli anni 90 il pricing power della forza lavoro a basso medio reddito dei paesi del G7 è diminuito in termini reali lasciando i lavoratori in una posizione di debolezza . La riduzione della copertura sindacale, sommato al calo della tutela dell'occupazione, ha lasciato i lavoratori in una posizione di minor forza per fare pressioni a favore di un aumento dei salari.
Se a questo fattore uniamo la debolezza del mercato delle materie prime degli ultimi anni, l'utilizzo massivo della tecnologia (che sostituisce una sempre più larga fetta di manodopera anche specializzata) ed un calo della produttivita del lavoro, possiamo capire come tutte queste dinamiche abbiano contribuito a contenere la dinamica Inflattiva.

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di Giuseppe Giusto

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