Introduzione alla pratica collaborativa in caso di separazione e divorzio


Introduzione alla pratica collaborativa nelle controversie di separazione e di divorzio
Introduzione alla pratica collaborativa in caso di separazione e divorzio

Un approccio alle cause di separazione-divorzio (seconda parte)

La fiducia, elemento essenziale della relazione tra la persona-cliente e l’avvocato, va costruita, consolidata, confermata in ogni momento, in ogni fase dell’attività del professionista, attraverso l’ascolto, il che significa che l’avvocato deve coinvolgere il proprio cliente e condividere con lui/lei strategie difensive, elaborazione degli atti, ecc…

Ciò non significa rinunciare alle proprie competenze rimettendosi alla mera volontà dell’assistito, ma esprimere uno sforzo volto a:

  • far comprendere i motivi di determinate scelte “strategiche” 

  • far comprendere il significato delle norme e i condizionamenti che ne derivano

  • far emergere e comprendere i reali bisogni sottesi alle pretese giuridiche, ecc…

Tanto più l’avvocato riesce a far comprendere il significato e la portata del proprio operato, tanto maggiore sarà la competenza che egli esprime rafforzando con ciò il clima di reciproca fiducia, considerato che la fiducia non è un bene o un valore che una volta acquisito si mantiene da sé.

L’esperienza professionale maturata in tanti anni mi porta ad affermare che la fiducia è elemento imprescindibile in ogni tipo di controversia, con particolare rilevanza nelle controversie familiari, ove la componente emotiva, sentimentale, la sofferenza psicologica, la presenza di figli, ne amplificano la portata e l’efficacia.

Altra parola chiave, essenziale affinché si instauri un significativo rapporto di fiducia con l’avvocato, è empatia, intesa come comprensione rispettosa di ciò che gli altri provano.

Non si tratta “mettersi nei panni” altrui, ma di comprendere anche il non detto della persona che chiede il nostro aiuto professionale, e riconoscerlo rispettosamente, senza sminuire, senza assumere atteggiamenti di sufficienza o di superiorità.

La materia del diritto di famiglia, in senso molto ampio, più di altre richiede attenzione e rispetto nell’ascolto del racconto che viene proposto. La narrazione raramente - per non dire mai - è sterile, priva di accenti emotivi, di rabbia e di rancori, e la difficoltà sta nel coglierli in maniera adeguata, senza giudizi espliciti o impliciti.

Il racconto della propria “storia” è funzionale anche a stemperare i sentimenti negativi provati nei confronti dell’altro coniuge o dell’altra parte; e ciò è particolarmente utile per l’avvocato che dovrà affrontare il confronto con la cosiddetta “controparte”.

Ascolto, fiducia, empatia, sono termini e concetti che non rimandano a terapie psicologiche; l’avvocato non cessa di essere tale ove faccia propri questi valori; l’avvocato è tale essenzialmente perché su quei “beni” fonda la propria professione.

L’etimologia stessa della parola “avvocato” evoca la necessità imprescindibile dell’ascolto attivo, della fiducia, dell’empatia; elementi indispensabili nello svolgimento della professione per cogliere e riconoscere i bisogni delle persone. E non si dimentichi che “persona” significa “maschera”, ed è fondamentale che l’avvocato riesca a rimuoverla.

La cosiddetta “pratica collaborativa” nelle controversie di separazione e di divorzio costituisce la manifestazione più evidente di applicazione dei valori sopra richiamati (continua).

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di Avv. Marco Rigoni

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