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Investire e pianificare, perché è importante?


Ecco perché è importante, sia per i privati che per le imprese, investire la liquidità a disposizione
Investire e pianificare, perché è importante?

Gli italiani sono un popolo di risparmiatori, ma non di investitori. Lo dimostra certamente l’esorbitante ammontare di liquidità parcheggiata sui conti correnti. Secondo i dati di Bankitalia, a fine 2008, tale cifra superava i 1.400 miliardi di euro.

Ma i tassi attivi praticamente azzerati applicati dalle banche e la costante perdita di acquisto dei risparmiatori dovuta all’inflazione non bastano per trasformare il risparmiatore in investitore. Servono “educazione finanziaria” e fiducia: educazione finanziaria per approcciarsi agli strumenti finanziari più adatti alla propria esigenza personale e fiducia nei confronti del consulente finanziario.

E se investire in maniera oculata il proprio patrimonio, è necessario per le famiglie per pianificare correttamente lo stato finanziario del proprio futuro e per raggiungere i propri obiettivi personali (comprare una casa, pagare gli studi ai figli, garantirsi un determinato tenore di vita una volta raggiunta l’età pensionabile), l’ esigenza di investire le proprie risorse finanziare, è certamente più sentita dalle imprese (soprattutto le PMI) che si scontrano quasi quotidianamente con problemi di liquidità.

Non solo. Gestire la liquidità, per un’azienda, non significa solo accesso al credito, ma anche reperire finanziatori (da soddisfare!) e pianificare gli investimenti in nome dello sviluppo e della continuità aziendale.

La gestione finanziaria si pone, dunque, come cruciale in un mercato sempre più competitivo e globalizzato ed è la vera chiave di volta per raggiungere gli obiettivi aziendali.

Troppo spesso le aziende puntano la maggior parte dell’attenzione sulla gestione caratteristica (ovvero quella che identifica l’attività principale, come la produzione di un bene o la fornitura di un servizio) tralasciando o relegando una funzione marginale alla gestione finanziaria.

Per gestione finanziaria si intende tutto l’insieme di attività inerenti al reperimento e utilizzo del denaro: dal cash flow, all’acceso al credito, dagli investimenti in beni aziendali a quelli in strumenti finanziari.

Affrontiamo quest’ultimo aspetto: l’investimento in strumenti finanziari.

Come già detto, è un punto cruciale per i privati, ma anche per le imprese che possono far fruttare i ricavi ottenuti grazie alla gestione caratteristica.

Ma come dovrebbe investire un’impresa?
La Consob ha pubblicato gli elementi da valutare nel momento in cui si decide di investire e ha fornito alcuni consigli utili, validi sia per i singoli risparmiatori che per le imprese per la pianificazione finanziaria degli investimenti nei diversi strumenti finanziari.

Gli elementi che identificano il profilo finanziario sono:
1.    Obiettivi;
2.    Orizzonte temporale;
3.    Rendimenti attesi;
4.    Rischio.  

Obiettivi
La prima cosa da fare, sia che siate investitori privati o azienda è quella di stabilire i gli obiettivi da raggiungere, in modo da impostare una corretta pianificazione finanziaria che ci aiuti a stabilire quali siano le risorse finanziarie investibili e quale sia la necessità di somme immediatamente liquidabili.

Orizzonte temporale
Esso è strettamente legato agli obiettivi che si vogliono perseguire ed è il tempo necessario per raggiungerli. E’ un elemento che va valutato con attenzione e va stabilito tenendo conto di tutti i fattori necessari.
Se l’orizzonte temporale è di breve termine è bene utilizzare strumenti con bassa volatilità (oscillazione del valore nominale dell’investimento), viceversa, per le risorse collocabili a medio-lungo termine, vale la pena di accettare una volatilità maggiore che ci permetta di ottenere profitti più interessanti.

Rendimenti
Nel momento in cui si pianifica un investimento, le aspettative di rendimento devono essere realistiche e non utopistiche. Gli strumenti finanziari attualmente utilizzabili sono di diversa tipologia e meritano, quindi, approfondimenti che non è possibile fare in questa sede, ma nella ricerca del famoso rendimento alto a rischio zero, non dobbiamo dimenticare che attualmente il rendimento netto di un Btp a 10 anni si aggira intorno allo 0.80% l’anno. Per questo motivo dobbiamo calibrare le nostre attese di rendimento al nostro orizzonte temporale e al rischio che intendiamo correre.

Rischio
Infine, legato al rendimento vi è la propensione al rischio. A livello generale, si può affermare che un maggior rischio può significare anche un maggior rendimento, ma è solo “teoria da bar”. Come sottolinea la Consob (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa), mentre il rendimento è “una grandezza facilmente misurabile”, il rischio “risulta difficilmente misurabile in quanto è una grandezza soggettiva, la cui percezione è influenzata da molteplici fattori”.
Il ruolo del consulente finanziario è proprio quello di spiegare bene i rischi legati ai diversi strumenti finanziari e trovare il giusto equilibrio tra rischio, rendimento ed orizzonte temporale.

Qual è, quindi, il corretto atteggiamento per approcciarsi al mercato degli strumenti finanziari?
La Consob stessa consiglia di:
•    Diversificare gli investimenti per ridurre il rischio di perdite;
•    Leggere attentamente le informazioni relative al prodotto finanziario scelto tenendo conto dei costi, delle commissioni e del rapporto rischio e rendimento;
•    Non cedere a comportamenti errati, individuati dalla finanza comportamentale, che possono portare anche a perdite finanziarie considerevoli, come ad esempio investire quando i mercati salgono e disinvestire quando scendono;
•    Non fidarsi del solo intuito e del fai-da-te, ma rivolgersi a un consulente finanziario preparato;
•    Analizzare con il proprio consulente finanziario gli strumenti di investimento più adatti alle proprie esigenze;
•    Verificare sempre le competenze professionali del consulente finanziario che avete di fronte.

Ultima considerazione: in merito agli ultimi tre punti, è essenziale individuare unmpre a consulente finanziario preparato, competente e seggiornato. I non addetti ai lavori spesso non sanno che la preparazione finanziaria del professionista che si ha di fronte può essere certificata e quindi valutata anche dal possesso di titoli e qualifiche ben precise.

Nel mio precedente articolo “Conoscete davvero le competenze del vostro consulente finanziario?” ho illustrato come valutare la formazione del consulente finanziario in base ai titoli conseguiti.

 

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