L'alienazione parentale oltre le definizioni
Un po` di chiarezza sulla dibattuta questione dell`alienazione parentale fra diritto e psicologia

A distanza di alcuni anni ormai dal tristemente famoso caso di Cittadella, il bambino conteso affidato, a fasi alterne, all'uno o all'altro genitore in seguito ad una discussa diagnosi di PAS, le diatribe sulla sussistenza o meno dell'alienazione parentale non cessano, continuando a creare molta confusione ed a permettere la divulgazione di opinioni, non solo discordanti ma soprattutto inesatte sull'argomento.
Sindrome sì, sindrome no?: a chi giova asserire che, se l'alienazione non è una sindrome, allora non esiste? Come se, solo attraverso le denominazioni, la realtà assumesse dei connotati definiti ed incontestabili.
Quello che è certo, invece, è che, oltre le definizioni, il fenomeno esiste, anche se l'alienazione non è stata catalogata come sindrome nel DSM-5 che l'ha, tuttavia, annoverata fra i disturbi relazionali, quindi fra i problemi che coinvolgono più soggetti e che sono dovuti a disagi di uno o più degli attori in gioco.
L'alienazione parentale è molto di più e di più complesso ed impalpabile di un "semplice" condizionamento; è una sorta di "programmazione" che il genitore alienante esercita sul figlio contro l’altro genitore e che determina una vera e propria modificazione dei meccanismi cognitivi dei figli, i quali fanno proprie le convinzioni distorte del genitore alienante e sviluppano un'assoluta avversione, del tutto immotivata, ma totale ed inattaccabile, nei confronti del genitore alienato. Nonostante, quindi, l'alienazione sia un fenomeno clinicamente rilevabile e che sia alquanto diversa dal condizionamento al quale più o meno tutti i figli "contesi" sono sottoposti da uno dei due genitori, c'è chi ancora la sconfessa.
Nell'illuminata Romagna, alcuni consiglieri SEL, negandone l'esistenza, vogliono impegnare la Giunta ad attivarsi affinchè la sindrome non sia inserita all'interno del nostro Ordinamento e ne venga bloccato qualsiasi utilizzo.
Questi consiglieri, innanzi tutto affermano erroneamente che non sia inserita all'interno del manuale dei disturbi mentali (DSM-5), in quanto, come detto, rientra invece nell'asse IV fra i disturbi relazionali, inoltre si rifanno ai "pareri sfavorevoli della comunità scientifica internazionale", omettendo, quindi, che la comunità scientifica italiana ha, invece, ampiamente riconosciuto l'esistenza dell'alienazione come grave fattore di rischio per lo sviluppo psicofisico dei minori che ne sono vittime.
Nell'aprile 2013 la SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza) ha assunto una posizione ufficiale sulla questione pubblicando un comunicato, che così recita: "la comunità scientifica è concorde nel ritenere che l'alienazione di un genitore non rappresenti di per sé un disturbo individuale a carico del figlio, ma piuttosto un grave fattore di rischio evolutivo per lo sviluppo psicoaffettivo del minore stesso"; nello stesso anno, è stato emesso il "documento psicoforense sugli ostacoli al diritto alla bigenitorialità e sul loro superamento". Esiste, inoltre, una vasta letteratura, nazionale ed internazionale, che conferma la scientificità del fenomeno della Parental Alienation, che è riconosciuta anche come causa di maltrattamento psicologico dalle Linee Guida in tema di abuso sui minori della SINPIA (2007). Le posizioni della Comunità scientifica sono chiare ed inequivocabili e ad esse si rifanno quei decreti che affidano i figli al genitore alienato, ritenendo l'altro responsabile della distruzione di quel genitore agli occhi della prole.
Per citarne uno molto recente, la Corte di Appello di Catanzaro, con un decreto del 18 dicembre 2015, ha disposto l'affidamento esclusivo dei figli minori al padre, facendo perdere l'affidamento condiviso alla madre, ritenuta responsabile, in seguito alla valutazione tecnica di un CTU, di aver demolito la figura paterna agli occhi dei figli. Quello che si deve evitare è, senza dubbio, una strumentalizzazione del fenomeno, ma è pericoloso dubitare della sua esistenza, che va accuratamente appurata da professionisti competenti in materia e capaci di fare diagnosi differenziali, sia di tipo clinico che relazionale.
Pertanto, sarebbe auspicabile che, proprio attenendosi a quanto divulgato dalla Comunità Scientifica, il fenomeno "Alienazione Parentale" fosse unanimemente riconosciuto come tale, al di là delle definizioni, e che si facesse una seria opera di prevenzione e di vera e non solo millantata tutela dei minori.
Sindrome sì, sindrome no?: a chi giova asserire che, se l'alienazione non è una sindrome, allora non esiste? Come se, solo attraverso le denominazioni, la realtà assumesse dei connotati definiti ed incontestabili.
Quello che è certo, invece, è che, oltre le definizioni, il fenomeno esiste, anche se l'alienazione non è stata catalogata come sindrome nel DSM-5 che l'ha, tuttavia, annoverata fra i disturbi relazionali, quindi fra i problemi che coinvolgono più soggetti e che sono dovuti a disagi di uno o più degli attori in gioco.
L'alienazione parentale è molto di più e di più complesso ed impalpabile di un "semplice" condizionamento; è una sorta di "programmazione" che il genitore alienante esercita sul figlio contro l’altro genitore e che determina una vera e propria modificazione dei meccanismi cognitivi dei figli, i quali fanno proprie le convinzioni distorte del genitore alienante e sviluppano un'assoluta avversione, del tutto immotivata, ma totale ed inattaccabile, nei confronti del genitore alienato. Nonostante, quindi, l'alienazione sia un fenomeno clinicamente rilevabile e che sia alquanto diversa dal condizionamento al quale più o meno tutti i figli "contesi" sono sottoposti da uno dei due genitori, c'è chi ancora la sconfessa.
Nell'illuminata Romagna, alcuni consiglieri SEL, negandone l'esistenza, vogliono impegnare la Giunta ad attivarsi affinchè la sindrome non sia inserita all'interno del nostro Ordinamento e ne venga bloccato qualsiasi utilizzo.
Questi consiglieri, innanzi tutto affermano erroneamente che non sia inserita all'interno del manuale dei disturbi mentali (DSM-5), in quanto, come detto, rientra invece nell'asse IV fra i disturbi relazionali, inoltre si rifanno ai "pareri sfavorevoli della comunità scientifica internazionale", omettendo, quindi, che la comunità scientifica italiana ha, invece, ampiamente riconosciuto l'esistenza dell'alienazione come grave fattore di rischio per lo sviluppo psicofisico dei minori che ne sono vittime.
Nell'aprile 2013 la SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza) ha assunto una posizione ufficiale sulla questione pubblicando un comunicato, che così recita: "la comunità scientifica è concorde nel ritenere che l'alienazione di un genitore non rappresenti di per sé un disturbo individuale a carico del figlio, ma piuttosto un grave fattore di rischio evolutivo per lo sviluppo psicoaffettivo del minore stesso"; nello stesso anno, è stato emesso il "documento psicoforense sugli ostacoli al diritto alla bigenitorialità e sul loro superamento". Esiste, inoltre, una vasta letteratura, nazionale ed internazionale, che conferma la scientificità del fenomeno della Parental Alienation, che è riconosciuta anche come causa di maltrattamento psicologico dalle Linee Guida in tema di abuso sui minori della SINPIA (2007). Le posizioni della Comunità scientifica sono chiare ed inequivocabili e ad esse si rifanno quei decreti che affidano i figli al genitore alienato, ritenendo l'altro responsabile della distruzione di quel genitore agli occhi della prole.
Per citarne uno molto recente, la Corte di Appello di Catanzaro, con un decreto del 18 dicembre 2015, ha disposto l'affidamento esclusivo dei figli minori al padre, facendo perdere l'affidamento condiviso alla madre, ritenuta responsabile, in seguito alla valutazione tecnica di un CTU, di aver demolito la figura paterna agli occhi dei figli. Quello che si deve evitare è, senza dubbio, una strumentalizzazione del fenomeno, ma è pericoloso dubitare della sua esistenza, che va accuratamente appurata da professionisti competenti in materia e capaci di fare diagnosi differenziali, sia di tipo clinico che relazionale.
Pertanto, sarebbe auspicabile che, proprio attenendosi a quanto divulgato dalla Comunità Scientifica, il fenomeno "Alienazione Parentale" fosse unanimemente riconosciuto come tale, al di là delle definizioni, e che si facesse una seria opera di prevenzione e di vera e non solo millantata tutela dei minori.
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