L'architettura degli edifici pubblici
E' proprio quando si riesce ad interpretare la sua anima tutti ci sentiamo parte di un tutto.
Il richiamo alla memoria di piazze cittadine coperte diviene il leitmotiv di molti progetti.
Le grandi altezze permettono al visitatore di raggiungere una visione, che anche svolgendosi all'interno, richiama spazi aperti.
Così gli edifici diventano simboli della rinascita intellettuale e collettiva, portatori di culture ricche di tante sfaccettature, muovendosi tra molte suggestioni soprattutto nei paesi di frontiera dove questo risulta essere sentito in maniera più incisiva.
Sono proprio le comunità che vogliono presentare la loro rinnovata immagine e in alcuni casi, in particolari popolazioni di nomadi, la sfida è difficile dal momento che si vogliono rappresentare lo spirito di popoli che sono cresciuti senza architettura. Degli input in questa direzione si hanno dall'ambiente in cui si opera, l'ambiente geografico, e le tradizioni.
Si assiste ad un'uniformità di linguaggi soprattutto dovuta alla globalizzazione, ci sono comunque nascosti storico culturali che trovano sfogo in architetture dal carattere molto forte circondate da territori di rara bellezza.
I catalizzatori urbani sono da sempre, ed oggi più che mai, i musei, le scuole, i teatri e i vari centri di aggregazione. Qui si diffonde il sapere, si sviluppano le proprie capacità, i talenti e lo sviluppo della creatività. Soprattutto vi è uno scambio interculturale che attraversa diverse generazioni.
Così accanto alle biblioteche sorgono spazi destinati alla musica e al teatro tutti volti all'aggregazione sociale. Basti pensare alle diffuse public libraries statunitensi che forniscono servizi di co-working.
E' difficile riuscire a definire, degli edifici pubblici, una tipologia univoca architettonica che racchiuda le molteplici interpretazioni.
La maggior parte è costituita dalla scomposizione di parti funzionali che vengono ad occupare spazi e volumi spesso autonomi. Alle volte si arriva ad una semplificazione estrema delle forme percepite come un tutto unico.
L'edificio diventa così un’icona nella città, un punto di riferimento e con un significato di catalizzatore che un tempo avevano le stazioni e le cattedrali.
Così il Centro Pompidou, di Rogers e Renzo Piano, diviene il centro culturale come oggi lo percepiamo. Era innovativo soprattutto per la distribuzione funzionale al suo interno. Raggruppati vi si trovavano funzioni museali ed espositive, servizi bibliotecari, attività di ricerca, luoghi di ristoro di ricerca e si riuniva qui, per la prima volta, il momento della produzione e quello del consumo della cultura tutto nel medesimo luogo.
I centri culturali sono luoghi ibridi così che è difficile catalogarli con un'unica tipologia così che rimangono aperte diverse soluzioni espressive architettoniche e morfologiche.
Il traguardo è proprio quando l'architettura diventa arte di un popolo per tutti e appartenente a tutti.
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