L'autostima come dimensione fondamentale della personalità

Definizione dell'autostima
Deriva dalla parola «aestimare» che significa «determinare il valore di…» «avere una opinione su…». Nel senso comune, significa il modo in cui ognuno vede se stesso, «l’idea che ho di me».
L'autostima è un senso soggettivo e duraturo di autoapprovazione del proprio valore, basato su appropriate autopercezioni (Giusti, '94).
Andrè e Lelord (2000) sostengono che una buona autostima è basata su tre componenti fondamentali:
1. Amore di sé: sentimento positivo verso se stessi nonostante i propri limiti;
2. Visione di sé: rappresentazione soggettiva delle proprie caratteristiche positive e negative;
3. Fiducia in sé stessi: convinzione di essere capaci di agire adeguatamente nelle situazioni della propria vita.
Essi sono interdipendenti e derivano dal «nutrimento affettivo» ricevuto. Gli studi sull’autostima di Greenwald e Farnam, 2000-Dentale e Gennaro 2003, evidenziano che possano coesistere due differenti forme di autostima:
1. Esplicita: Valutazione consapevole di Sé;
2. Implicita: ossia l'influenza che l'atteggiamento verso di sé esercita sulla valutazione di oggetti legati al sé o dissociati da esso.
In sintesi, secondo studi recenti, l'autostima dipende:
1. dalle aspettative dell’individuo riguardo a sé stesso;
2. dalla raggiungibilità o meno dei modelli di riferimento;
3. dalla qualità delle relazioni sperimentata nella prima infanzia o durante l’esistenza;
4. dai feedback ricevuti nell’ambito sociale, lavorativo e affettivo.
Essa si modifica nel tempo e può essere incrementata e sostenuta in modo da migliorare la qualità della propria vita…
Le componenti dell'autostima
Da diverse teorie e ricerche sull'Autostima è possibile estrapolare quattro fattori trasversali su cui si fonda una sana autostima (Branden 2004):
1) Essere consapevoli di se stessi;
2) Assumersi le proprie responsabilità;
3) Valutarsi positivamente;
4) Sapersi accettare.
1) Essere consapevoli di se stessi
SIGNIFICA: Sentire i propri movimenti interni, le sensazioni, i sentimenti che emergono, dirigere l'attenzione sui propri bisogni nel momento presente. Significa assumersi la responsabilità della propria vita e delle proprie scelte dall'interno, riconoscere di essere gli artefici dei propri pensieri, emozioni e azioni.
Tale consapevolezza:
- è data dall'attenzione all'insieme del proprio sentito corporeo interno e ambientale;
- si costruisce nei primi anni di vita: attraverso il riconoscimento adeguato ed empatico dei bisogni del figlio, i genitori fanno sì che egli si percepisca come un individuo differenziato e caratterizzato da proprie esigenze, sentimenti e sensazioni;
- è il fondamento della fiducia in se stessi.
Vivere con consapevolezza significa agire in accordo con quello che vediamo e sentiamo. Se viviamo con scarsa consapevolezza è il senso del nostro valore a soffrirne, indipendentemente dall'approvazione che possiamo ricevere dall'esterno. Ampliarla è il primo passo per acquisire fiducia e rispetto per se stessi. Esistono aree della nostra vita in cui operiamo ad un livello più alto di consapevolezza ed aree in cui siamo meno consapevoli (affetti, lavoro e salute, ecc.).
È possibile avere, in ciascuna area, cinque tipi di consapevolezza:
- Delle proprie sensazioni;
- Dei propri sentimenti;
- Dei propri pensieri;
- Del proprio linguaggio;
- Dei propri comportamenti
Rinuncia alla consapevolezza di sé
Alcune persone rinunciano alla consapevolezza a causa di esperienze negative che le costringono a “non vedere” e a “non sentire” quello che può generare ansia e conflitti. Alcuni crescono in famiglie in cui c'è la tendenza alla negazione, ne derivano relazioni rigide, stereotipate, che si deteriorano nel tempo. Tutto ciò predispone questi individui da adulti a negare, a loro volta, la realtà degli eventi della loro vita. Uno dei timori - paure è riconoscere che i propri sentimenti, desideri e opinioni possono entrare in conflitto con quelli degli altri, pertanto per non essere rifiutati o sentirsi diversi, si accettano le opinioni altrui senza confrontarle con le proprie. Il rischio è che si affievolisce la capacità di sentire, pensare e agire in maniera personale e autonoma. Per ottenere una buona stima di sé è indispensabile invece essere disposti a riconoscere e ad accettare i propri sentimenti, desideri e limiti.
AUTOSTIMA POSITIVA richiede:
a. autenticità;
b. concetto di sé positivo;
c. riconoscimento dei propri bisogni e desideri;
d. cura di sé.
a) AUTENTICITA’
L'autenticità si esprime attraverso la congruenza tra il sé interno e il sé che si manifesta all'esterno. Quando si pretende di essere diversi si ingannano tanto gli altri quanto se stessi, si diventa vittima. È come ammettere che la propria vera identità è inaccettabile. Facciamo come gli altri vorrebbero...come ci immaginiamo che essi vogliano, tuttavia minacciati dal dubbio “se sapessero chi sono veramente...”.
Si vive con la paura di essere respinti e abbandonati se si esprimono apertamente i propri bisogni e desideri. Tutti desideriamo essere amati per quello che siamo realmente. Per poter rivelare all'esterno il proprio sé autentico è necessario accettarlo e conoscerlo. Quando siamo autentici sentiamo una maggiore autoapprovazione. Le falsità più distruttive per l'autostima non sono quelle che ci diciamo, ma quelle secondo cui viviamo. L'autenticità non va confusa con una sincerità compulsiva. Nell'esprimere i nostri pensieri, sentimenti e azioni o opinioni dobbiamo tenere conto delle circostanze.
L'individuo autentico vive la propria realtà conoscendo se stesso, essendo se stesso nella propria irripetibile individualità divenendo sempre più credibile e sensibile e apprezzando le individualità degli altri. È importante esprimere quello che fa soffrire e risulta disturbante nelle relazioni, senza accusare, ma con sincerità, in modo da comunicare all'altro quali sono i propri bisogni e le proprie aspettative. È altrettanto importante accettare l'altro nella sua individualità, senza pretendere che si comporti come noi vogliamo che cambi per noi.
b) IL CONCETTO DI SE’
È l'insieme di un sistema complesso, organizzato e dinamico di convinzioni apprese, attitudini e opinioni, che ogni individuo considera reali riguardo alla sua esistenza personale e sulla cui base descrive se stesso (Purkey, 1988).
Per Rosenberg (1979) è la totalità dei pensieri e sentimenti di un individuo con riferimento a sé e l'autostima come una “valutazione individuale globale”. Il modo in cui percepiamo noi stessi determina le nostre aspettative, in base alle quali orientiamo le nostre azioni, che a loro volta determinano il risultato che otteniamo. A loro volta i nostri risultati influiscono sul concetto che abbiamo di noi stessi. Le persone con bassa autostima tendono a percepire una immagine di sé distorta, ingrandendo i propri difetti e minimizzando le qualità e le doti. Il risultato è un sentimento di inadeguatezza.
c) BISOGNI E DESIDERI
Vivere con consapevolezza significa imparare a riconoscere e riappropriarsi del proprio mondo di bisogni e desideri. E' su questa base che si struttura il comportamento umano. Invece distorsioni, negazioni, proiezioni e colpevolizzazioni di motivazioni, desideri, bloccano l'individuo in un circuito alienante, rigido in cui l'energia si ritorce negativamente contro se stesso generando disturbi psicosomatici e problemi psichici o esistenziali.
BISOGNO
"È ciò che è necessario per la salute e il benessere di un organismo. È una sorta di stimolo di origine istintuale che, indica la mancanza di qualcosa. Al bisogno corrisponde un oggetto che gli è esterno e che può soddisfarlo. Se non viene appagato, può creare problemi e insoddisfazione. Perché un qualsiasi passo venga compiuto, occorre una motivazione e, alle spalle di questa un bisogno. Per poter investire dell'energia in una attività è necessario esservi obbligati, oppure sceglierla in quanto motivati da esigenze personali...; è solo l'intenzionalità consapevole che consente di raggiungere responsabilmente i nostri obiettivi, discriminando bisogni reali da bisogni indotti, desideri e progetti da abitudini condizionate” (Giusti, 1987).
DESIDERIO
È quel sentimento intenso che spinge l'uomo a cercare il possesso, il conseguimento o l'attuazione di quanto possa appagare un proprio bisogno fisico o spirituale. Anche il desiderio è accompagnato dalla mancanza di una cosa necessaria al nostro benessere. L'esperienza della mancanza è una molla profonda del comportamento umano, per la crescita e il cambiamento. Se non la percepissimo, se non sperimentassimo carenza e scarsità, non ci metteremmo in rapporto con l'ambiente, non cercheremmo il contatto, non progetteremmo il futuro.
BISOGNO E DESIDERIO
Il tema del vuoto richiama la figura alternata dell'onda e della risacca, in cui la distribuzione crea ora la massa, ora la voragine. Così alla spinta daremo il nome di bisogno, mentre alla tensione quello di desiderio. Si tratta di forme della mancanza, di modi per dare senso ed unità all'esperienza ciclica dell'eccedenza e della contrazione. Nel bisogno una forza ci sospinge, nel desiderio stesso ci trascina.
d) PRENDERSI CURA DI SE’
Uno dei bisogni che le persone dichiarano di avere è riuscire a dedicare più tempo a se stessi; ed è uno dei bisogni a cui queste stesse persone spesso non danno voce. Riuscire a impiegare del tempo per sé significa dare voce alle proprie esigenze personali. Al contrario non ascoltare queste significa obbedire alla severità del Super-Io che dice: “devi essere forte, devi sforzarti, devi compiacere”. È, invece, importante progettare il proprio tempo anticipatamente in modo da dare una struttura organizzata alla propria vita. “Se gli obiettivi sono chiari e raggiungibili, le frustrazioni sono minimizzate” (Giusti, Palomba, 1993).
2. Assumersi le proprie responsabilità
Significa essere consapevoli dei propri sentimenti ed azioni, riconoscere ed accettare la responsabilità dei propri pensieri, sentimenti e comportamenti.
Significa essere rappresentanti personali ed autori della propeia vita ed esperienza (Clarkson, 1992).
- Le persone Super-responsabili: si fanno carico di obblighi, gestiscono tutto e si preoccupano di ogni cosa, spesso rinunciando a prendersi cura di sé e ad essere responsabili per se stessi (Mangini, '87);
- Le persone Irresponsabili: sono confuse rispetto al riconoscimento dei propri bisogni, sono sorde ai propri bisogni e ai diritti degli altri. Credono che il mondo sia in debito con loro e tendono a manipolare gli altri per soddisfare i loro bisogni, così rinforzano la loro dipendenza. Il rischio e la responsabilità sono i fondamenti su cui si basa una vita di costante crescita e sviluppo, mentre l'evitamento si basa su processi psichici che negano o distorcono spiacevoli realtà psicologiche.
Le persone con alta autostima sono
- orientate attivamente nei confronti della vita;
- prendono le iniziative di fronte ai problemi senza aspettare che un altro glieli risolva;
- si assumono le responsabilità di realizzare i propri desideri.
Tutto ciò la porta a ricevere conferme del concetto positivo di sé, della capacità di gestire la propria esistenza.
Le persone con bassa autostima:
- non considerano gli esiti delle loro azioni e restano sorprese quando al loro comportamento seguono delle conseguenze negative;
- controllano con difficoltà forti impulsi interni, non attuando alcuna riflessione nel tentativo di soddisfare i loro bisogni.
Vi è, dunque, un legame stretto tra responsabilità e consapevolezza poiché attraverso la consapevolezza di sé le persone sono capaci di scegliere e così responsabili del loro comportamento (Clarkson, '92).
Lo schema che alimenta la bassa autostima rispetto al proprio senso di responsabilità è:
- Bassa autostima: non mi fido di me stesso, indecisione, mi sento vittima delle circostanze, do colpa agli altri. Non mi assumo la responsabilità.
- Incremento della bassa autostima.
Sentirsi responsabili di se stessi è il primo passo per ogni cambiamento personale consapevole. I cambiamenti si verificano quando assumiamo la responsabilità dei nostri pensieri, delle nostre decisioni e delle nostre azioni (Palladino, 1995). Cambiare è un percorso impegnativo e a volte può portare a confrontarsi con la sofferenza e la paura.
Nonostante ciò è frutto delle nostre scelte, è l'opportunità più grande per “scoprire” chi siamo e portare avanti la nostra autorealizzazione. “Il segreto è capire cosa si ha intenzione di fare, decidere cosa è meglio e portarlo avanti” (Giusti, 1994).
Vivere con responsabilità significa:
- assumersi il rischio;
- gestire il successo
- gestire gli errori
- gestire il senso di colpa
Accettare il rischio
Assumere il rischio è legato alla stima di sé. Rischiare non vuol dire mettersi in pericolo, piuttosto avere il coraggio di essere gli artefici di ciò che accade e di modificare qualcosa di noi o della nostra vita.
Rischio intrapsichico: si riferisce alla consapevolezza di pensieri e sentimenti rifiutati, perché considerati inaccettabili o minacciosi. R. Interpersonale: è simile ma stimolato da eventi esterni, è il rischio di rivelarsi, essere conosciuti, scoperti.
Consapevolezza più rischio uguale crescita.
Gestire il successo
Le persone con alta autostima desiderano riuscire ad avere successo e a tal fine ricercano e attuano strategie di crescita personale; quelle con bassa autostima prediligono strategie di evitamento che le portano ad operare solo negli ambiti in cui si sentono più sicuri.
Gestire gli errori
Rimproveri genitoriali interiorizzati, determinano la Critica interna e quest'ultima perpetua il rimprovero quando commettiamo un errore. Autostima significa accettarsi incondizionatamente con difetti ed errori, sia propri che dei genitori, degli insegnanti o degli adulti che sono stati importanti nella nostra vita. Gli Errori sono una funzione della crescita e della consapevolezza, requisito indispensabile per qualsiasi processo di apprendimento. Ogni errore ci indica cosa bisogna correggere e ci porta al comportamento più efficace. Chi non rischia per paura di fallire ha scarse opportunità di imparare cose nuove e crescere.
Gestire il senso di colpa
La paura della disapprovazione, delle critiche e del rifiuto da parte di persone considerate importanti è una delle cause dei nostri sensi di colpa ed è il fondamento del risentimento sottostante. Se ci autopuniamo invece di acquisire consapevolezza, la nostra autostima diminuisce, mentre aumentano le possibilità di perdere la nostra integrità. Un'altra reazione è quella di negare l'accaduto e le conseguenze: al contrario è utile chiedersi quali bisogni cercavo di soddisfare con quel comportamento e quali erano le eventuali alternative che in quella circostanza sono state scartate? Anche quando commettiamo un errore a qualche livello ci stiamo prendendo cura di noi stessi. Un atteggiamento costruttivo richiede di non arrendersi ai sensi di colpa, ma di emanciparsi da essi.
3. Valutarsi positivamente
L'autovalutazione è fondamentale nello sviluppo e nel mantenimento dell'autostima. Le autovalutazioni hanno due componenti: la consapevolezza cognitiva e la sperimentazione affettiva. Sono eventi cognitivo-affettivi. Ogni esperienza ha una valenza affettiva. Le persone riflettono su ciò che fanno (cognizioni), su quello che sentono (affetto) e su cosa sentono in relazione a ciò che fanno (processo cognitivo-affettivo). È utile valutarsi correttamente perché ci permette di sapere quali sono i nostri poteri e la loro entità, aiutandoci ad agire in modo efficiente, efficace, pianificato, e aumentando le probabilità di riuscita. È utile autovalutarsi in modo coerente e stabile e farlo in modo positivo, poiché un atteggiamento fiducioso e costruttivo diviene una molla motivazionale che ci dà intraprendenza per ogni iniziativa. (Miceli, 1998).
Feedback
Nello sviluppo dell'autostima assumono un notevole ruolo il feedback intrapsichico e quello interpersonale, il primo si basa su valutazioni personali derivanti dall'interazione diretta dell'individuo con il suo ambiente (Feedback interno), il secondo si basa sulla percezione e l'assimilazione della valutazione fatta da altre persone su se stesso (Feedback esterno).
L'autovalutazione si basa su una serie di criteri:
- Quanto valgo in senso assoluto e reale (standard oggettivo);
- Quanto valgo in aree specifiche del mio funzionamento rispetto al mio valore generale (s. intraindividuale)
- In confronto ad altre persone (S. sociale)
- Rispetto a quanto dovrei o si dovrebbe valere (s. ideale).
La critica patologica
È la voce interiore negativa che ci attacca e ci giudica; che nelle persone con scarsa autostima ha però una tono più forte e giudicante.
- Detta regole rigide che non possono essere violate;
- legge il pensiero altrui e ci informa che gli altri sono annoiati, delusi o...;
- ci chiama con appellativi ad es. stupido, incompetente, brutto;
- ingrandisce e generalizza i nostri lati deboli.
È costantemente presente dentro di noi e, per quanto distorti e falsi siano i suoi attacchi, ci crediamo. Ha molte armi: ossia le distorsioni cognitive con cui interpretiamo la realtà in modo distorto e i devo che stabiliscono le regole su come vivere, portandoci a valutare costantemente quello che diciamo, facciamo e sentiamo attraverso il confronto con un ideale di perfezione irraggiungibile. Paragona come siamo o come dovremmo essere e ci giudica inadeguati o sbagliati. È instancabile, sorveglia continuamente alla ricerca di difetti. Cerca di “proteggere” la nostra parte vulnerabile dal dolore e dalla vergogna di essere meno di quanto dovremmo essere. Per evitare l'invidia e la critica esterna ci prepara anticipatamente per “risparmiarci” la delusione e un eventuale rifiuto.
Ristrutturazione cognitiva
Si può migliorare l'autostima nel Counseling lavorando sulla critica patologica e utilizzando le tecniche di ristrutturazione cognitiva:
- Esplorazione dell'autodialogo negativo;
- Confutazione della critica e delle distorsioni negative;
- Sviluppo di una autovalutazione più benevola.
È importante comprendere i bisogni che ci spingono a ricorrere alla critica (es. evitare la paura del fallimento ascoltando la critica che dice “non ce la farai non tentare”). Identificare che cosa rinforza la critica e scoprire che esistono modi più sani per soddisfare i bisogni. Bisogna imparare a contestare ed interrompere i pensieri negativi e svalutativi sostituendoli con affermazioni positive ed identificare i propri punti di forza. Il primo passo consiste nell'individuare il nostro pensiero critico e riconoscere la sua funzione. Può averne tre:
1. Raggiungere un obiettivo;
2. Rispettare una regola;
3. Evitare qualche sentimento spiacevole.
Il secondo passo è: sostituire i suoi attacchi con affermazioni positive sul proprio valore (ad es. “non l'ho mai fatto prima” … alternativa: “solo perché non l'hai mai fatto prima, non significa che non possa iniziare a farlo ora!”).
Caratteristiche dei valori
Esistono dei criteri che permettono di valutare e distinguere i valori sani da quelli non sani.
I valori autentici sono:
- Flessibili: lasciano spazio alle eccezioni (incongrui dicono: mai, sempre, tutti);
- Non sono introiettati: esaminati ed hanno un senso (incongrui dicono: devi rispettare gli altri amici, genitori);
- Sono realistici: basati su una valutazione delle conseguenze (incongrui dicono : si fa così perchè è giusto)
- Vitalizzanti: rispettano i bisogni di base (incongrui dicono: bisogna sacrificarsi per gli altri).
4. Sapersi accettare
L'accettazione di sé è uno dei passi obbligatori per cambiare e crescere.
SIGNIFICA:
- Imparare a conoscersi diventando consapevoli dei propri limiti, bisogni, esigenze e capacità;
- Pur continuando a cercare di cambiare ciò che può essere migliorato, bisogna riuscire ad accettarsi, evitando di pretendere da se stessi la perfezione.
“Presenta due aspetti: riconoscimento obiettivo e sereno delle nostre caratteristiche fisiche e psichiche che ci limitano, nonché dei comportamenti inadeguati che ci appartengono, e la coscienza della nostra dignità di persone che, per quanti errori possano commettere, rimangono sempre esseri umani fallibili e degni di rispetto” (Strocchi, 2002).
Accettare i sentimenti
- Dolore: se si ha paura di soffrire si finisce a soffrire di paura. Solo accettando il dolore possiamo verificare che l'onda fa il suo corso, alternandosi ad intervalli meno intensi che permettono di recuperare energia, coraggio e ricordare a se stessi che passerà;
- Paura: tra le emozioni è quella che è maggiormente nascosta. Ha un valore di adattamento poiché infoma gli individui dell'esistenza di un pericolo. Quindi è un emozione protettiva. Provare paura è umano ed è importante tollerala la paura termina quando si accetta la possibilità di aver paura;
Il modo migliore per gestire sentimenti forti e dolorosi è riconoscerli, non rifiutarli, non negarli e non reprimerli.
Riconoscere il proprio valore
- È importante pensare e sentire: “ho valore, perché esisto. Sono degno di essere amato e sono una persona capace. Voglio bene a me stesso e sento di essere Ok”;
- Il valore di un individuo nasce dal fatto di esistere, crescere, evolversi, comunicare ed amare ed essere amato. Questo significa comprendere i propri limiti, gli sforzi che si fanno in un'esistenza in cui nulla è garantito e riconoscere il proprio coraggio e l'impegno investito per sopravvivere.
Le caratteristiche della persona con bassa ed alta autostima
Bassa autostima caratterizzata da:
• Concetto di sé negativo;
• Sentimenti di incertezza, ansia, inadeguatezza;
• Forti dubbi sul proprio valore;
• Focalizzazione dell’attenzione sui propri errori;
• Scarso ricordo dei successi conseguiti;
• Bisogno costante di appoggio esterno;
• Evitamento di esperienze nuove;
• Rinuncia a situazioni inconsuete
• Difficoltà ad esprimere i propri bisogni affettivi ad altri.
Alta autostima caratterizzata da:
• Concetto di Sé positivo;
• Sentimenti di auto accettazione, fiducia, sicurezza;
• Aspettative positive nei confronti delle proprie prestazioni;
• Senso di rispetto verso se stesso e verso gli altri;
• Consapevolezza di riuscire a fronteggiare difficoltà, avendone le risorse;
• Ricordo dei successi conseguiti;
• Ricerca di situazioni nuove, vissute come stimolanti
• Buon controllo a livello emozionale;
• Impegno su compiti nuovi, con una messa a fuoco dei risultati da raggiungere;
• Accettazione dell’insuccesso come esito accettabile.
Autostima positiva è…
• Congruenza tra il Sé Interno e il Sé Esterno;
• Accettazione della parte indesiderata di Sé;
• Riconoscimento di ciò che c’è di positivo negli eventi passati;
• Desiderio di essere amati per quello che realmente si è;
• Autenticità, ossia onestà verso se stessi e gli altri;
• Realizzazione della propria irripetibile individualità personale e apprezzamento di quella degli altri.
Una persona autentica vive la propria realtà:
• Conoscendo se stesso;
• Diventando sempre più credibile e sensibile;
• Realizzando la propria irripetibile individualità personale;
• Apprezzando la personalità degli altri.
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