L’economia, la scienza inesatta!


Il mercato non si muove sempre in maniera scientifica ed esatta
L’economia, la scienza inesatta!

Un esempio ce lo può dare quanto successo nel 1998 ai signori Merton e Scholes, inventori di teorie alla base della finanza mondiale. Nel 1997, vinsero il premio Nobel per l’economia e l’anno seguente, il loro hedge fund LTCM creato nel 1994 che basava i suoi investimenti sulle teorie dei due premi Nobel, perse 4,6 miliardi di dollari in meno di 4 mesi. Questo diede prova che il mercato non si muove sempre in maniera scientifica ed esatta. L’economia dipende dall’interazione di soggetti economici, di persone e quindi il comportamento dell’essere umano torna ad essere al centro dell’attenzione. Da qui ci si deve concentrare sugli errori comportamentali umani, ecco perché i premi Nobel dell’economia virano verso la psicologia. I mercati finanziari nel “breve periodo” riflettono nei prezzi il prossimo futuro dell’economia reale muovendosi con: euforia (bolla), ottimismo (crescita), pessimismo e incertezza (correzioni) e perfino disperazione (crollo).

Nessuno può conoscere cosa succederà domani e le previsioni si sono dimostrate quasi sempre non attendibili, solo per pura casualità, dovuta alla distribuzione quantistica delle probabilità, uno pseudo “guru” di momento ha predetto l’evento. Nel giusto periodo vediamo poi che il valore ritorna e tutto si riallinea per raggiungere nuovi massimi, la storia si ripete all’infinito nel “lungo periodo”, dato quantistico certo.

Ecco il primo passo da compiere per la nostra evoluzione verso la figura di investitore quale evoluzione del risparmiatore. Il punto vero è per la maggiore parte dei risparmiatori che pensano che investire è speculazione, è creare denaro da un aumento dei prezzi. L’investitore capisce che crea ricchezza dall’aumento del valore dell’economia riflesso nella finanza.

L’investimento è la ricerca di valore che creano le attività delle economie reali, vedasi l’agricoltura e l’industria, la tecnologia, quest’ultimi settori di base per ogni società passata e futura.

Il tempo è il fattore determinante per un processo d’investimento, è il protagonista indiscusso; infatti, non esiste il momento d‘entrata migliore. Nel mercato aperto si entra quando si hanno disponibilità a partecipare allo stesso, ma si devono stabilire dei target temporali plausibili con i propri obiettivi, sogni, e progetti. L’investitore cerca di trarre il massimo profitto per se stesso e di riflesso per gli altri.

Il consulente finanziario guida con “spinte gentili” (the nudge- Richard Thaler premio Nobel economia-psicologo) l’investitore nel suo percorso ad accrescere la quota di valore in portafoglio, in modo da raggiungere i traguardi perseguiti e non; infatti, ricordiamoci che le variabili umane necessitano di continui aggiustamenti. Da qui il fattore umano si erige alla sua massima potenza per duttilità e prontezza d’azione, vi immaginate la risposta di un robot advisor?

Definiti tempo e obiettivi si passa a coinvolgere emotivamente l’investitore per creare il valore cercato; se si conosce lo strumento usato siamo certamente meno influenzati da fattori esogeni che possano mettere in pericolo il risultato ambito, con la pianificazione congiunta delle strategie armonizzate con le risorse per raggiungerlo. Il Consulente finanziario guida nel cammino l’investitore a non cadere vittima della paura generata dalla volatilità di breve periodo, tutelando dal pericolo che l’orizzonte diventi non appropriato.

La volatilità è una caratteristica quantificata come rischio sostenibile necessario che si deve prendere. Erroneamente si mettono sullo stesso piano il concetto di rischio con perdita, il rischio invece deve essere individuato come la volatilità che genera valore sull’unità di periodo richiesto.

Il pericolo di perdere è la possibilità di una diminuzione irreversibile dell’importo investito, mentre la volatilità è il caratteristico scostamento standard dei prezzi dalla retta di salita verso l’aumento delle quotazioni per allinearsi al valore intrinseco.

Il rischio zero non esiste! Quale individuo gradisce esporsi ad un rischio? Nessuno.

Ma questa avversione non impedisce a molte persone di praticare sport estremi per esempio. Quindi, possiamo dire che l’avversione al rischio riguarda più l’istinto emotivo che la razionalità della ragione. Ciò significa, che quando c’è l’intenzione di fare, la scelta di fare, è il vantaggio di fare, il rischio diventa una situazione da gestire, da calcolare, non certo da evitare”.

Con la giusta diversificazione e non correlazione degli investimenti il rischio è l’oscillazione negativa della volatilità, ma in un percorso che tende a salire, di crescita sicura, non si perdono i soldi, scende per un “attimo” il prezzo.

I rendimenti degli investimenti sono sempre stati e saranno allo stesso posto, dove si producono utili.

Il rischio specifico è da evitare, cioè il pericolo: puntare in modo univoco per tempo e direzione può avere effetti irreversibili e di conseguenza decurtare il valore del patrimonio.

Come dice il prof. Ruggero Bertelli (art. dove sono i rendimenti? Nei nostri comportamenti su Investors’): “A nessuno piace veder scendere il valore del proprio patrimonio nel breve periodo, ci coinvolge, ci spaventa letteralmente. Può indurci a mettere in dubbio che nel tempo il nostro capitale sia protetto, anche se abbiamo correttamente diversificato. Mettiamo in dubbio la validità delle semplici regole che abbiamo descritto e che abbiamo condiviso razionalmente con l’investitore. Ma quando entrano in campo le emozioni, la ragione perde. Ecco perché è importante avere un consulente in questi momenti, del resto basta attendere un poco di tempo perché la situazione cambi”.

Il Nobel Daniel Kahneman: “Ignorare la volatilità è beatitudine”.

Gli investitori devono metabolizzare che la volatilità negativa di breve è il prezzo da pagare per raggiungere un valore maggiore a lungo termine.

Se possedere azioni è un progetto a lungo termine per te, seguire i cambiamenti costantemente è una pessima idea, è la peggiore cosa che tu possa fare; minore è la frequenza che gli investitori guardano nei loro portafogli, meno probabile che vedano un calo e potenzialmente provino paura e rimpianti. Gli investitori che ignorano la volatilità a breve termine e seguono un progetto d’investimento disciplinato sanno che il tempo è dalla loro parte.

La buona gestione risparmi non era un problema rilevante quando la ricchezza cresceva, ma lo è oggi, noi non dobbiamo far perdere ricchezza gestendo emotivamente il cliente evitandogli i pericoli durante il percorso da affrontare assieme.

Da professione e finanza: sono oltre 15 mld di investimenti dei piccoli risparmiatori andati in fumo nel corso dei crac bancari del 2016!

Io non so cosa accadrà domani ma sono certo che ci sarà un domani, posso avere timore ma devo credere che sia migliore!

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di Ernesto Panichi

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