L’elogio degli affetti


Nella vita gli affetti sono una bella cosa, forse no, non sempre, eppure sì, difficile dire
L’elogio degli affetti

Proviamo a riflettere in un’ottica pragmatica e realista. Pensiamo che per la maggior parte di noi sia più facile “amare” ciò che ci appare funzionale o almeno compatibile con i nostri bisogni, desideri e punti di vista. Quindi tendiamo ad attivare affetti per ciò che possiamo considerare parte di noi o necessario, utile, desiderabile a, e per, noi.

Come vedete, troppi “noi”. L’altro, nella sua irriducibile alterità, compare poco. Ci sono le nostre aspirazioni, i valori, le percezioni e le nostre memorie. Tutta una storia diversa dall’altro, chiunque esso sia.

Provate a pensare alle cinque persone più importanti per voi nella vita attuale e contare la diversità che vi separa da loro. Sospettiamo che in breve sarete sgomenti e magari comincerete a sentirvi anche un po’ soli ….

Lo sforzo che facciamo quotidianamente nell’illusione di vedere i nostri cari come vorremmo vederli rischia di incontrare qualche difficoltà di troppo. Meglio prendere atto che la partita degli affetti, pur partendo da indispensabili punti comuni, si gioca sulle diversità. Questa presa d’atto è possibile solo se sono attivi quei livelli più evoluti della mente in grado di comprendere l’oggettivo oltre l’istanza soggettiva. Quest’ultima, infatti, pur sostenendo affetti molto forti, o proprio per questo, Rischia di cercare, e pretendere, la sottomissione dell’altro a questa esigenza soggettiva.

Sì, stiamo osservando che più gli affetti sono “ di cuore” e più rischiano di essere egocentrici. Occorre far lavorare “testa” e “cuore” insieme.

I livelli più evoluti della mente, chiamateli Neopsiche, Telencefalo o come volete, sono in grado di renderci consapevoli delle diverse Personalità, esperienze e percezioni fra le persone e quindi comprendere che le relazioni affettive coinvolgono persone che, come per i volti umani sono al tempo stesso tutti uguali e tutti diversi.

I punti di contatto funzionali alla relazione la rendono possibile, il resto sta alla nostra capacità di estrarre il “bello” e il “buono” per noi da ciò che è, o ci appare, diverso.

Quali suggerimenti possono aiutare in un’impresa così difficile?

Noi pensiamo a questi due: Smettere di pensare che i propri desideri possano essere soddisfatti tali e quali, quindi imparare a conoscerli, per poi guardarli con tenerezza e rispetto e metterli da parte. Saranno un riferimento.

Esplorare, con occhi disincantati la persona, o le persone, con cui siamo in relazione per scoprire quali aspetti reali di lei, o di loro, possano attrarci, piacerci o esserci utili. In questo modo, usciamo da noi stessi ed entriamo in relazione con “l’altro”.

Di solito si fanno scoperte sorprendenti e interessanti, se invece restate troppo spesso delusi o contrariati, soprassedete e passate a “altro”. Quando gli affetti si sviluppano in questa forma possono contribuire davvero al nostro benessere e felicità e meritare pertanto un elogio…

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di Giovanni e Cristiano Emanuele DE LUCIA

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