L'esigenza previdenziale
La mutata gestione della ricchezza e le riforme pensionistiche

I cambiamenti demografici e socio economici alla base delle ultime riforme pensionistiche hanno prodotto in questi anni significative variazioni sul risparmio previdenziale riducendo di fatto il valore della rendita finale. Fattori importanti destinati ad incidere fortemente sul welfare familiare di cui però gli Italiani non sembrano ancora rendersene conto. Infatti, se da un lato la ricchezza privata delle famiglie sembra essere più che raddoppiata rispetto agli anni ’80, risulta ancora fortemente concentrata in abitazioni di proprietà, un asset poco liquido e inadeguato a soddisfare esigenze improvvise.
Tutto questo provoca un disequilibrio e porta a scelte forzate nella gestione del problema previdenziale che non hanno nulla di strategico. In questo senso si rileva interessante il risultato di un’indagine condotta dal centro studi di Tecnocasa che rivela come nel 2017 l’85,2% di chi vende la propria casa in nuda proprietà lo fa perché ha bisogno di liquidità, inclusa l’esigenza di sostenere i propri figli ancora a carico o aiutarli nella formazione o sostenerli nell’acquisto della casa. Solo il 12,3% cerca di migliorare la propria qualità abitativa. Trilocali e quadrilocali sono i più venduti, visto che un tempo era questo il taglio medio oggetto di interesse da parte degli acquirenti.
L’età di chi vende è superiore a 64 anni nel 77,5% dei casi, la condizione è di single nel 61,7% dei casi.
Chi compra, nel 64,2% dei casi, ha un’età che va dai 35 ai 54 anni, con il 68,1% coniugato. Nel Lazio la vendita della nuda proprietà è particolarmente diffusa, più che in altre regioni. Dopo il Lazio troviamo Campania, Lombardia e Piemonte. Chi vende la nuda proprietà incassa subito un capitale, potendo far fronte, nella maggioranza dei casi, a un tenore di vita migliore, oppure a spese che prima non riusciva a sostenere. Chi acquista lo fa a un prezzo agevolato, che varia in proporzione all’età dell’usufruttuario, mentre durante il periodo necessario a ottenere l’utilizzo dell’immobile, la nuda proprietà si rivaluta.
Da qui una considerazione, ultimamente evidenziata dallo stesso Tito Boeri, Presidente dell’INPS, secondo il quale resta cruciale il rafforzamento di una consapevolezza previdenziale: minore è la consapevolezza, maggiore è il rischio di non avere risorse adeguate quando si uscirà dal mercato del lavoro.
Tutto questo provoca un disequilibrio e porta a scelte forzate nella gestione del problema previdenziale che non hanno nulla di strategico. In questo senso si rileva interessante il risultato di un’indagine condotta dal centro studi di Tecnocasa che rivela come nel 2017 l’85,2% di chi vende la propria casa in nuda proprietà lo fa perché ha bisogno di liquidità, inclusa l’esigenza di sostenere i propri figli ancora a carico o aiutarli nella formazione o sostenerli nell’acquisto della casa. Solo il 12,3% cerca di migliorare la propria qualità abitativa. Trilocali e quadrilocali sono i più venduti, visto che un tempo era questo il taglio medio oggetto di interesse da parte degli acquirenti.
L’età di chi vende è superiore a 64 anni nel 77,5% dei casi, la condizione è di single nel 61,7% dei casi.
Chi compra, nel 64,2% dei casi, ha un’età che va dai 35 ai 54 anni, con il 68,1% coniugato. Nel Lazio la vendita della nuda proprietà è particolarmente diffusa, più che in altre regioni. Dopo il Lazio troviamo Campania, Lombardia e Piemonte. Chi vende la nuda proprietà incassa subito un capitale, potendo far fronte, nella maggioranza dei casi, a un tenore di vita migliore, oppure a spese che prima non riusciva a sostenere. Chi acquista lo fa a un prezzo agevolato, che varia in proporzione all’età dell’usufruttuario, mentre durante il periodo necessario a ottenere l’utilizzo dell’immobile, la nuda proprietà si rivaluta.
Da qui una considerazione, ultimamente evidenziata dallo stesso Tito Boeri, Presidente dell’INPS, secondo il quale resta cruciale il rafforzamento di una consapevolezza previdenziale: minore è la consapevolezza, maggiore è il rischio di non avere risorse adeguate quando si uscirà dal mercato del lavoro.
Articolo del: