L'importanza del rating nell'accesso al credito


Ecco qual è il quadro normativo e le logiche principali che rendono oggi il monitoraggio del rating la variabile strategica fondamentale per l'accesso al credito
L'importanza del rating nell'accesso al credito

Tutti noi sappiamo che le Banche hanno una funzione di intermediazione, nel senso che, semplificando, da una parte raccolgono denaro da soggetti economici in surplus finanziario riconoscendo loro un interesse attivo, che per la banca rappresenta un costo, mentre dall’altro lato erogano capitali ai soggetti economici in deficit di liquidità richiedendo loro un interesse passivo, che per la banca rappresenta un ricavo.  

Ciò che spesso non si considera è che anch’esse sono delle “imprese”, particolari e soggette ad una peculiare regolamentazione, ma pur sempre delle imprese, e in quanto tali, mirano alla massimizzazione dell’utile.

La loro rilevante funzione all'interno del sistema economico e la loro utilità sociale non va confusa e non deve portare a confonderle con istituzioni pubbliche: le banche devono rendere conto alla fine di ogni esercizio ai propri stakeholders, esattamente come ogni altra impresa.

Nel sistema economico e finanziario italiano il credito bancario continua a rappresentare la principale fonte di risorse esterne per le aziende e ciò spiega largamente perché la stretta creditizia dell’ultimo decennio abbia rappresentato un problema assai rilevante per il nostro tessuto imprenditoriale, allo stesso tempo tali difficoltà hanno generato un aumento delle sofferenze e un generale deterioramento della qualità del credito detenuto dalle banche stesse, generando un circolo vizioso.

Tale situazione ha richiesto una stretta normativa nazionale e sovra-nazionale per il sistema bancario.       

Se fino a ieri erano le banche a conoscere le dinamiche delle altre imprese per comprenderne il rischio di credito, alla luce delle evoluzioni brevemente esposte risulta evidente come oggi sia divenuto fondamentale che anche le imprese, di ogni genere e settore, acquisiscano una cultura finanziaria che consenta loro di conoscere quali regole governino l’attività bancaria, in modo tale da orientare i propri comportamenti gestionali. Sostanzialmente, conoscere le norme e quindi le dinamiche a cui le banche sono soggette è divenuto di vitale importanza per mantenere o guadagnare l’accesso al credito.    

Tali affermazioni possono essere più facilmente comprese declinando alcune delle principali e più recenti evoluzioni.

Dal 2017 stiamo affrontando la fase transitoria di applicazione di quell’insieme di regole denominate “Accordi di Basilea 3” che entreranno definitivamente in vigore al 1° gennaio 2022: sulla base di tali accordi le banche dovranno rispettare requisiti patrimoniali più severi e una gestione del credito più prudente.

Ciò impone un’adeguata pianificazione finanziaria e una maggior attenzione ai propri parametri per tutte le aziende, del resto il patrimonio delle banche è composto al passivo dai risparmi raccolti che dovranno essere restituiti e all’attivo dai crediti erogati che dovranno essere recuperati, pertanto la maggior solidità patrimoniale richiesta si tradurrà in una più elevata qualità dei crediti erogati, che detto in altri termini significa che le banche a loro volta presteranno denaro alle imprese che si dimostreranno più solide.       

Questa tendenza diventa ancor più concreta dal momento che, già a partire dal 2018, è entrato in vigore il nuovo principio contabile internazionale IFRS 9 che impone a tutte le banche un approccio “forward looking”, ovvero basato, non solo, sulle perdite già verificatesi in relazioni a crediti che non saranno più recuperati, bensì anche sulle perdite ipotizzabili in chiave prospettica.     

Per gli istituti di credito questi cambiamenti avranno una diretta ed immediata conseguenza: la necessità di accrescere le riserve patrimoniali a copertura delle perdite potenziali, ma maggiori accantonamenti a riserva significano meno disponibilità liquide da destinare al core business, ossia i prestiti, da cui scaturisco interessi e commissioni che rappresentano gli introiti primari per l’azienda bancaria.      

Tale meccanismo avrà a sua volta una conseguenza diretta per l’accesso al credito delle imprese, giacché per massimizzare le risorse disponibili per l’attività di erogazione del credito, le banche tenderanno a concederlo alle imprese più solide, in modo da minimizzare gli importi da accontare a copertura delle perdite potenziali.

Queste conseguenze valgono in particolar modo per PMI e le micro imprese, sia perché sono tradizionalmente meno solide, a volte addirittura sottocapitalizzate, rispetto alle medio grandi imprese, sia perché spesso si rivolgono alle banche più piccole, che si trovano a dover fare ancora più attenzione delle banche principali a questi meccanismi avendo a disposizione una quantità di risorse più limitata.

In questo contesto è divenuto fondamentale per l’impresa il rating, ossia quel valore che il sistema bancario, sulla base di diverse analisi, assegna ad ogni singola impresa in riferimento alla sua solvibilità.      

Un rating positivo attribuito ad un’impresa configura oggi un elemento di mutuo vantaggio, sia per la banca che per l’azienda, pertanto esso assume valenza di variabile strategica per l’impresa, da monitorare con attenzione, sia con un processo di pianificazione finanziaria, sia con un’adeguata disclosure dei dati maggiormente rilevanti che possano costituire un opportuno set informativo da fornire agli istituti di credito.        

Per concludere, è pacifico che non tutte le imprese, soprattutto quelle di piccole dimensioni, possano permettersi risorse umane interne con le competenze adatte a gestire tali processi. E' nata, quindi, ed assumerà sempre più importanza, la figura del Rating Advisory, che potrà essere ricoperta da commercialisti con un’apposita ed adeguata formazione.

 

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di Dario Taramasso

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