L’importanza di separare il ruolo coniugale da quello genitoriale
Quando una coppia si separa spesso si usano delle dinamiche comportamentale che danno vita a conflitti. Questo perché vengono ad emergere i bisogni della “coppia coniugale” piuttosto che i bisogni della “coppia genitoriale” e, quindi, spesso accade che un coniuge ferito si scagli contro l’altro coniuge rimproverandogli di averli lasciati, includendo anche i figli, ma in realtà i figli non li ha lasciati, perché ha lasciato la moglie/o marito e vorrebbe, invece, mantenere i rapporti con i figli.
Ad ogni modo, quando si verifica una situazione nella quale la moglie/o marito non sono in grado di separare il proprio ruolo di coniuge da quello di genitore, si determina una confusione di ruoli.
Spesso accade che in presenza di una confusione di ruoli i figli anziché ricevere protezione e amore divengano oggetto di contesa e/o ricatto e vengano utilizzati come armi per ferire l’altro, disorientandoli e costringendoli ad un’innaturale scelta forzata.
Quando la separazione dà luogo ad aspri conflitti, i genitori trattano i figli come propri confidenti attuando dei comportamenti che hanno lo scopo di separarli dall’altro genitore e di cementarli a sé creando le cosiddette “alleanze”.
L’esperienza insegna che la strategia di utilizzare i sentimenti dei figli - per scagliarsi contro l’altro al fine di demolirne l’immagine - non rappresenta il modo migliore per tutelare gli interessi del minore, in quanto lo costringe a schierarsi con un genitore (in genere quello affidatario) e a rifiutare l’altro.
Come ricordano Fulvio Scaparro, dell’Associazione Genitori Ancora di Milano e lo psicologo forense Richard Gardner, una gestione sbagliata del conflitto può condurre al maltrattamento da cattiva separazione ed al fenomeno dell’alienazione genitoriale, una patologia relazionale che si manifesta nelle situazioni di separazioni e divorzi conflittuali la cui principale manifestazione è la campagna di denigrazione da parte del figlio nei confronti del genitore non affidatario, a seguito dell’indottrinamento dell’altro genitore.
Secondo vari studi, tra i quali quelli di Robert Emery, per i bambini la separazione è una transizione davvero dolorosa e difficile, ma fortunatamente non rimane tale per sempre; la maggior parte di loro sviluppa una certa resilienza, ossia vengono in qualche modo “plasmati dal divorzio”, ma perché ciò avvenga è necessario, che essi continuino a ricevere l’amore, la cura, l’educazione da entrambi i genitori, che i genitori collaborino per affrontare il conflitto e per limitarne il loro coinvolgimento nello stesso.
Si comprende allora l’importanza di separare il ruolo coniugale da quello genitoriale poiché se è normale che un genitore impegnato in una separazione possa entrare in confusione circa il ruolo da assumere, se quello genitoriale o coniugale, non è altrettanto normale riversare la rabbia che ciascuno prova come coniuge nei confronti dell’altro come genitore.
In questi ultimi anni, anche la cultura giuridica ha riconosciuto l’importanza di tutelare il bisogno di continuità relazionale del minore con entrambi i genitori e quindi, in applicazione della legge sull’affido condiviso, giudici e avvocati, che ne hanno compreso i vantaggi, inviano le coppie ad un percorso di Mediazione familiare.
Un percorso, complementare all’attività degli operatori del diritto, perché interviene nelle dinamiche comportamentali della coppia in crisi e nelle problematiche connesse all’esercizio congiunto della bigenitorialità da parte dei genitori, con tecniche relative alla gestione dei conflitti di cui i Mediatori familiari sono esperti per specifica formazione professionale.
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