“L’investimento responsabile”. Cos’è? Perché promuoverlo e valorizzarlo


Il risparmiatore "socialmente responsabile": un nuovo modo di investire per salvaguardare il pianeta
“L’investimento responsabile”. Cos’è? Perché promuoverlo e valorizzarlo

Nel precedente articolo ho svolto alcune riflessioni circa l’enorme potenziale che la Finanza, ed in primis i risparmiatori, possono esprimere con le loro scelte di investimento, relativamente alla salvaguardia del pianeta.
(Qui il link all’articolo “Buco dell'ozono: può la finanza contribuire a risolvere il problema?”).

 

Accennavo ai vari metodi con cui tale obiettivo può essere realizzato e come, pertanto, la Finanza può esercitare sull’ economia, direttamente od indirettamente, un “ruolo sociale”.
In effetti, può benissimo rappresentare un motore di cambiamento e fungere da volano per indirizzare le scelte verso uno sviluppo più sostenibile, nell’interesse delle generazioni future.

 

In questa occasione vorrei soffermarmi su come questo si può concretizzare e su uno, forse il più noto, di questi metodi o approcci finanziari.
Altri verranno approfonditi nei prossimi articoli.

Oggi vi parlerò degli “Investimenti socialmente responsabili” o “S.R.I.” (dall’ acronimo inglese; Socially Responsible Investing), noti anche come “investimenti sostenibili”.

 

Come sappiamo, i gestori di patrimoni finanziari, dovendo allocare il denaro degli investitori, devono decidere verso quali aziende o enti (privati o pubblici), Stati etc., rivolgere la loro attenzione.
Hanno il dovere di effettuare una accurata selezione che tiene conto di molteplici aspetti, finanziari e non.
Oltre ai consueti criteri per selezionare i “beneficiari” di tali prestiti (solvibilità, capacità economica, prospettive di crescita, etc. etc.) i “gestori socialmente responsabili” devono valutare anche le caratteristiche “etiche” di tali interlocutori.
Per esempio, questi gestori di patrimoni, ed i risparmiatori prima di loro, potrebbero non gradire di finanziare aziende produttrici di armi, di alcolici, di tabacco, o chi investe nel gioco d’azzardo, oppure ancora sull’energia nucleare, etc., in quanto rappresentano settori merceologici controversi che non godono della preferenza di molti tra gli investitori/risparmiatori.

In definitiva, il gestore SRI effettua a monte una selezione che scaturisce dall’applicazione di una specie di filtro andando quindi ad escludere (selezione negativa) determinate società/aziende/settori, indipendentemente dalla qualità dell’azienda stessa, di quanto sia solida patrimonialmente, di quanto possa essere profittevole per gli azionisti (ed investitori).

Volendo sintetizzare, si potrebbe affermare che gli investimenti socialmente responsabili (SRI) considerano come non utilizzabili specifici temi, tanto da essere, a priori, automaticamente scartati come possibilità di investimento.
In ultima analisi, si cerca di evitare società che possono essere definite “cattive” sotto l’aspetto morale o che, comunque, ben difficilmente possono definirsi come società virtuose o etiche.
Per tradurre questi concetti in operatività possiamo considerare, per esempio, che un gestore di fondi “socialmente responsabile”, sulla base del regolamento del fondo stesso, deve rispettare vincoli e criteri di investimento prestabiliti e di conseguenza escluderà dal proprio investimento esattamente quei settori che sono stati evidenziati nel regolamento.

 

Purtroppo in Italia non esiste ancora una chiara e specifica classificazione di questi prodotti di investimento (come invece esiste in Francia o Germania, dove è prevista una sorta di bollino identificativo), ma coloro che propongono un investimento con queste caratteristiche sono tenuti a fornire specifiche informazioni, evidentemente desumibili da prospetti informativi obbligatori, così come da altre informazioni o indici vari, determinandone in questo modo una loro identificazione, se pur indiretta..
Ciò nonostante, tra la miriade di prodotti finanziari disponibili sul mercato, non è sempre agevole selezionare questa tipologia ed è altrettanto difficoltoso identificarne le caratteristiche intrinseche in quanto a selettività e rigidità d’applicazione da parte del gestore (peraltro ogni gestore ha la propria modalità ed autonomia nell’approccio e nella selezione).

Il risparmiatore, da solo, potrebbe quindi non essere nelle condizioni di scegliere un investimento che abbia esattamente le caratteristiche da lui ricercate.
Diventa pertanto importante affidarsi a quei consulenti che, loro per primi, hanno una marcata sensibilità al problema e che quindi hanno acquisito le informazioni, gli strumenti di selezione e le competenze utili ad identificare i gestori che effettuano le scelte che più si avvicinano ai desiderata dei risparmiatori.

 

Da ultimo vorrei sgombrare il campo da possibili fraintendimenti che tipicamente vengono associati agli investimenti di cui stiamo parlando.
Innanzi tutto non sono affatto investimenti, come crede ancora qualcuno, destinati ad ottenere rendimenti finanziari più scarsi rispetto ad altri.
Stante la vastità degli investimenti possibili infatti l ’esclusione di alcuni settori/aziende di per sé non dovrebbe pregiudicare il rendimento complessivo dell’investimento stesso.
Altro aspetto da rimarcare quando si parla di “investimenti responsabili” è che non vanno confusi con quelli che si definiscono “etici”.
Tra questi ultimi si annidano, a volte, prodotti finanziari che hanno come scopo quello di distribuire i proventi a favore di iniziative meritorie o enti caritatevoli.
Questa tipologia di investimenti finanziari, peraltro non troppo diffusi in Italia, vanno considerati nell’ambito di iniziative di “charity” (beneficienza) ed hanno una loro specifica mission.
Pur essendo elevato il valore etico e morale di questi investimenti, è utile distinguerli rigorosamente dagli “investimenti responsabili” di cui stiamo parlando, semplicemente perché ciascuna delle modalità considerate ha i propri obiettivi, ed il risparmiatore può, liberamente e consapevolmente scegliere quali preferire.

 

Per affidare il proprio risparmio a chi meglio può interpretare i desideri e gli obiettivi di investimento, il risparmiatore dovrà pertanto decidere:
•    quale tipo di impostazione/connotazione/indirizzo vuole dare ai propri risparmi;
•    quale livello di rischio assumersi distinguendo tra i vari tipi di prodotti finanziari proposti (azionari, bilanciati, obbligazionari etc.);
•    quale gestore/società di investimento è più idonea a perseguire le sue finalità personali.

Nei prossimi articoli cercherò di illustrare l’evoluzione che l’investimento socialmente responsabile ha avuto in questi anni, i diversi obiettivi che si possono perseguire, così come le diverse esigenze che i risparmiatori/investitori manifestano sempre più apertamente.
I risparmiatori, infatti, oltre a valutare rischio e rendimento degli investimenti, sono sempre più alla ricerca della “sostenibilità”, ed investono anche per contribuire a migliorare l’ambiente e la società (non senza rinunciare, quando possibile, ad un rendimento adeguato).


Nel prossimo appuntamento cercherò quindi di approfondire il tema degli investimenti E.S.G. (acronimo dall’inglese: Enviromental, Social and Governance / Ambientale, Sociale, Gestione aziendale).
A presto.

 

'Quel che conta è trasformare il denaro in gioia'
Friedl Beutelrock (scrittore tedesco)

 

Articolo del:


di Michele Passarini

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